C’è una certa aderenza, ma non totale, fra Colette e la protagonista di uno dei suoi più amati romanzi, “La vagabonda”. Una ballerina e mima ha alle spalle un matrimonio finito e si tiene alla larga dagli uomini e dall’amore, fin quando sembra capitolare dinanzi a un corteggiatore affascinante e benestante. Rinunciare alla propria autonomia, però, è tutt’altro che semplice…

Moderne, coraggiose, magari vulnerabili ma libere. Sono Colette e una delle sue eroine più famose, Renée Néré. Leggere o rileggere La vagabonda (264 pagine, 20 euro) è un’esperienza che non si può non fare. La geniale scrittrice francese – curiosa, intraprendente, scandalosa – è nei cataloghi di tanti editori, ma il lavoro avviato dalla casa editrice L’Orma si sta distinguendo per le traduttrici di gran pregio e i paratesti di qualità assoluta. E anche questa uscita – in attesa di altre – dimostra la bontà del progetto avviato da Daniela Brogi (che firma la prefazione de La vagabonda), Lorenzo Flabbi, Daria Galateria. Nella traduzione di Camilla Diez questo romanzo, in origine pubblicato a puntate nel 1910 (anno del divorzio dal marito Willy), splende ulteriormente.

Un’attrice da music hall

… una donna è capace di superare la mediocrità soltanto nella sofferenza.

Un marito fedifrago e un matrimonio spezzato sono il passato di un’attrice da music hall, Renée Néré, nella Parigi all’inizio del ventesimo secolo. Con orgoglio e coraggio ha scelto una nuova vita. Fa l’attrice ambulante, non le mancano gli spasimanti, ma scansa i compromessi e le situazioni di comodo, per andare avanti con la massima dignità, pur nei bassifondi, i segni che le ha lasciato addosso l’amore, le consigliano di tenersi alla larga dagli uomini. I soli amici che ha sono Hamond e Margot, solo con loro riesce a essere se stessa. Unica compagna che non la tradisce è Fossette, fedele cagnolina. Fragile, spiantata, ma comunque indipendente è Renée, che si racconta proprio così, mentre si esibisce come ballerina e mima nei caffè-concerto.

Una tournée fra dubbi e paure

Le certezze della protagonista di questo romanzo, che è uno dei più famosi di Colette, vanno in crisi nell’incontro, il primo nel suo camerino, con Maxime Dufferein-Chautel, affascinante e benestante corteggiatore, pieno di attenzioni (anche con Fossette), intenzionato a sposarla. A un cerchio che sembra chiudersi, a una vita di coppia, con abitudini e certezze, il fato sembra opporsi sotto forma di una tournée, con la donna che esprime paure e dubbi in alcune lettere a Maxime… In Renée è difficile non rintracciare una certa aderenza – sebbene non totale – all’autrice. Capace di trasformarsi, di vivere in una perenne metamorfosi, di rinascere ogni volta. Immersa in una scintillante, lussureggiante Belle Époque – fra ballerine, pittori, prostitute, cantanti, personaggi ai margini, che si rivelano grazie allo sguardo ironico con cui sono raccontati – la protagonista di Colette è sola, inquieta, lacerata, afflitta da domande sulla maternità, teme di soffrire e invecchiare, ma regge sempre dritta la barra dell’indipendenza, non abdica mai, in tal senso, anche se ci sono dei prezzi da pagare…

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