Tecniche militari, un “santone” senegalese pagato per effettuare riti propiziatori, false divise e distintivi delle forze dell’ordine per simulare un controllo, con tanto di mandati di perquisizione, rigorosamente contraffatti. La banda di rapinatori sgominata dalle indagini della Procura di Catania nell’ambito dell’operazione Khalipha avrebbe messo a segno almeno sette colpi in un anno. Solo alcuni casi sono stati denunciati, forse anche a causa del materiale “scottante” portato via dal commando. Le sette persone arrestate dai carabinieri della comando provinciale di Catania (sei in carcere e una ai domiciliari) potevano contare sulle informazioni preziose fornite da diversi fidati basisti, abili nel muoversi in questo settore criminale e ben ammanicati, avendo persino un rapporto amicale con le vittime.

Violenta rapina in casa di un imprenditore

 Almeno in un caso, una violentissima rapina in villa commessa il 16 novembre del 2024 a Lineri nell’abitazione di una coppia, l’informatore sarebbe stato anche un amico di famiglia delle vittime e, prima di far entrare in scena i complici, li avrebbe avvisati che il padrone di casa stava rincasando, dopo aver cenato con lui. La scena che segue, descritta dal Procuratore distrettuale di Catania Francesco Curcio in conferenza stampa, è surreale. L’imprenditore 40enne sarebbe stato fermato da due auto, una delle quali dotata di lampeggiante blu acceso. A bordo ci sarebbero state in totale sei persone vestite con cappellini, pettorine e palette della guardia di finanza. Una volta arrestata la marcia del loro obiettivo, avrebbero immediatamente rappresentato la necessità di effettuare una perquisizione domiciliare in relazione ad alcune indagini su un traffico di armi, facendo poi salire l’uomo a bordo di una delle loro vetture, mentre due complici recuperavano la sua auto. Una volta giunti tra le mura domestiche, alla presenza della compagna e della figlioletta di soli 16 mesi, sarebbe scattata la fase due del piano. Calci in faccia, minacce, nastro adesivo per immobilizzarlo e costringerlo ad aprire le casseforti, arraffando 16 mila euro e gioielli ed orologi per un valore di 60 mila euro. 

Le percosse e le minacce: “Rapiamo tua figlia”

Sapendo, però, che la coppia disponeva di altri 100 mila euro, i malviventi avrebbero intensificato le pressioni, arrivando perfino a minacciare i genitori di voler rapire la loro neonata per portarla all’estero e rivenderla. Come se non bastasse, una grossa cesoia sarebbe stata pronta a recidere un dito della mano sinistra al proprietario di casa. Malmenato, ha riportato “lesioni di vario genere e la frattura del setto nasale”. E’ stato quindi costretto a cedere alle loro richieste, conducendoli in una seconda abitazione di Misterbianco per consegnare il denaro contenuto in un’altra cassaforte. 

Il rito ancestrale per far “filare tutto liscio”

Gli inquirenti individuano il capo della banda in Alberto Gianmarco Angelo Caruso, 45enne con un passato tra le file del clan Laudani, poi messosi “in proprio” con l’apertura di una nota pizzeria. Figura chiave era anche il senegalese 62enne Khalipha Casse. Oltre a partecipare attivamente ad alcuni reati, avrebbe avuto il ruolo di curare dei rituali propiziatori dietro il pagamento della somma di 90 euro a persona, recandosi in un cimitero a ridosso delle rapine, per effettuare dei rituali con animali, anche in favore di persone estranee all’organizzazione criminale finita al centro delle indagini. Un’altra rapina analoga sarebbe stata consumata durante il periodo di monitoraggio, eseguito dalla compagnia di Fontanarossa. 

I reati contestati

I carabinieri sono intervenuti per sventare un una ulteriore colpo, il cui bersaglio potenziale non è stato identificato. I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono: associazione a delinquere, rapina aggravata, lesioni personali, possesso di segni distintivi contraffatti, detenzione e porto illegale di armi, porto illegittimo di oggetti atti ad offendere. Rinvenute anche tre pistole, con matricola abrasa e provenienza illecita, oltre a materiale contraffatto riproducente i loghi di guardia di finanza e carabinieri. 

Chi sono le persone arrestate

Gli indagati sottoposti alla misura cautelare della custodia in carcere sono: Domenico Aleo (1979), Alberto Gianmarco Angelo Caruso (1980), Khalipha Casse (1963), Valentina Maugeri (1988), Alessandro Sapiente (1988), Gianfranco Sapiente (1985). Ai domiciliari Andrea Caggegi (1982).