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L’unica cosa sicura è che sarà una apocalisse occupazionale.

A quanto risulta a Il Sole 24 Ore, che ha consultato più fonti convergenti, la proposta di Bedrock Industries per l’ex Ilva prevederebbe la conservazione di duemila addetti a Taranto e di altri mille addetti nel resto dell’Italia, fra gli stabilimenti di Novi Ligure e di Cornigliano e i servizi logistici e commerciali sparsi nella penisola, antica vestigia di quella che fu il secondo gruppo siderurgico a ciclo integrale europeo.

Tremila salvati, dunque. E gli altri? Purtroppo, gli altri, sommersi. A seconda dell’assetto finale, nella visione di ristrutturazione cruenta di Bedrock, gli addetti che dovranno uscire definitivamente dal perimetro sono compresi fra i settemila e i settemila e cinquecento.Le stesse fonti consultate da Il Sole 24 Ore confermano che Bedrock avrebbe quantificato la sua offerta finanziaria in una cifra tonda: un euro.

Le medesime fonti, inoltre, descrivono l’offerta dell’altro fondo americano, il semisconosciuto Flacks Industries che è comparso sulla scena pochi giorni fa in cordata con gli altrettanti semisconosciuti slovacchi di Steel Business Europe, come poco più di una manifestazione di interesse, nella sua esilità e nella sua poca determinatezza.

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L’offerta di questo secondo fondo americano sarebbe accomunata, peraltro, all’offerta di Bedrock da una caratteristica: anche Flacks offre un euro.A questo punto, diventa chiaro che l’ex Ilva non ha nessuna possibilità di conservare la propria integrità industriale. E diventa altrettanto chiaro che, a tredici anni dall’arresto di Emilio Riva e dei suoi collaboratori e della – già allora di fatto – nazionalizzazione forzata, l’intero percorso definito dalla magistratura di Taranto (e di Milano) e assecondato da tutti i governi che si sono succeduti ha portato, appunto, a uno scenario apocalittico.Uno scenario, peraltro, su cui adesso dovranno pronunciarsi molti protagonisti della vicenda.