Se è vero che i Tribunali, prima dei Parlamenti, recepiscono i cambiamenti sociali, noi donne dobbiamo cominciare a preoccuparci. È di pochi giorni fa la notizia del pizzaiolo di Tortona che a marzo aveva accoltellato la moglie 51enne e il figlio 23enne, ferendo lei alla schiena e lui in modo grave all’addome. Per quella doppia aggressione l’uomo dovrà rispondere davanti al giudice per l’udienza preliminare di lesioni personali e maltrattamenti e non più di tentato omicidio. Il motivo è che la forza inferta nei colpi era blanda e non avrebbe mai potuto mettere in pericolo la vita della donna e del giovane. Sarà il Gip a stabilire se il capo di imputazione è corretto.
Ma noi non possiamo dimenticare la sentenza torinese che aveva assolto in primo grado dall’accusa di maltrattamenti l’uomo che tre anni fa aveva pestato per sette minuti la compagna Lucia Regna, colpevole di non voler più stare con lui. Provate a dilatare sette minuti in 420 secondi: per ricostruire il volto di Lucia ci vollero 21 placche di titanio, mentre non si poté fare nulla per il nervo oculare, danneggiato in maniera permanente. Per l’aggressione l’uomo è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione, con attenuanti e condizionale, ma soltanto per le lesioni personali. Le motivazioni, rese pubbliche tre settimane fa dalla Stampa, fecero discutere per la solidarizzazione nei confronti del carnefice, che per i giudici (presidente Paolo Gallo, a latere Elena Rocci e Giulia Maccari) andava «compreso»: «L’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica era umanamente comprensibile». E proprio in relazione all’accusa di maltrattamenti verso i figli, la donna fu ritenuta poco attendibile: «Risulta evidente la tendenza della donna a trasfigurare episodi che fanno parte dei consueti rapporti familiari in insopportabili soprusi di elevata frequenza». Sul caso di Tortona la sentenza è ancora da scrivere.
Però viene da chiedersi come sia possibile interpretare così due accoltellamenti. All’avvocato difensore Davide Bianchi, che assisterà l’imputato il prossimo 27 ottobre davanti al gip, non sarà sfuggito il film di Steven Soderbergh Black Bag – Doppio gioco: a un certo punto Marisa Abela conficca un coltello sul dorso della mano di Tom Burke, che l’aveva tradita; era il suo modo di pareggiare i conti, infatti poi restano insieme. Ecco, quello è fiction. Noi non ci abitueremo mai alla realtà
28 settembre 2025
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