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Dopo anni di discussioni il consiglio comunale di Milano ha approvato la vendita dello stadio di San Siro. L’approvazione era attesa, necessaria per poter arrivare a quello che ora è l’esito più probabile: l’acquisto da parte delle squadre di calcio di Inter e Milan (c’è già un’offerta) e poi la demolizione dello stadio, così da rimpiazzarlo con uno nuovo più moderno. Nel 2026 San Siro arriverà a compiere 100 anni, e in questi primi 99 ci è passata la storia del calcio, ma anche quella di Milano, della musica e della cultura.

San Siro fu inaugurato nel settembre del 1926 dopo 13 mesi di lavori fatti su un progetto dell’architetto Ulisse Stacchini, progettista anche della Stazione Centrale. Pare che quando gli fu affidato l’incarico per quello stadio all’inglese, cioè solo calcistico e senza pista di atletica, Stacchini disse: «Se dovesse passare la moda del calcio, cosa ne faremo?».

Nei primi anni del Novecento, mentre il calcio guadagnava popolarità, le squadre di Milan e Inter giocarono in diversi campi cittadini, senza mai identificarsi troppo con uno specifico luogo.

San Siro fu costruito per volere di Piero Pirelli, presidente del Milan dal 1909 e figlio di Giovanni Battista, fondatore dell’azienda di pneumatici che diversi decenni più tardi sarebbe diventata uno storico sponsor dell’Inter. Pirelli decise di costruire uno stadio nella parte ovest di Milano, vicino a dove pochi anni prima era stato costruito un ippodromo. Il costo fu di circa 5 milioni di lire e ai lavori di costruzione, durati 13 mesi, parteciparono 120 operai il cui stipendio medio era pari a circa 300 lire.

Come ricorda il libro Milano Sport System, scritto da Gino Cervi e Sergio Giuntini, «in origine le tribune si allineavano lungo i quattro lati del rettangolo di gioco, senza occupare i quattro angoli». Le tribune sui due lati lunghi potevano ospitare 10mila persone ciascuna, le due sui lati corti ne ospitavano 6mila l’una. In tutto erano 32mila posti, solo 20mila a sedere, e con solo alcuni (quelli della tribuna occidentale) coperti da una tettoia. Il libro, che racconta storie legate ai luoghi milanesi dello sport, ricorda come «sotto le tribune venne allestito un appartamento destinato a ospitare la famiglia dell’allenatore del Milan».

Lo stadio durante la sua costruzione (Wikimedia)

Il nome “San Siro” lo decise Anteo Carapezzi, direttore dell’impianto ed ex ciclista, oltre che ex direttore del Velodromo Sempione. Lo stadio ha continuato a farsi conoscere con questo nome anche dopo che nel 1980 si decise di chiamarlo “Giuseppe Meazza”, in ricordo del calciatore che ci fece più gol. “San Siro” deriva dal nome del quartiere, che a sua volta lo prende da una chiesa dedicata a un certo Siro (c’è incertezza su quale Siro).

Lasciando stare i santi, la prima partita di San Siro fu il 19 settembre del 1926 e fu un’amichevole tra Milan e Inter. Il primo gol nello stadio lo segnò Giuseppe Santagostino, milanese e milanista nato nel 1901. Ma finì 6-3 per l’Inter, che in quel periodo a San Siro ancora giocava in trasferta. Lo stadio era infatti del Milan, mentre già da qualche anno l’Inter giocava all’Arena Civica, dentro Parco Sempione.

La prima partita ufficiale si giocò il 3 ottobre: era una delle partite della prima giornata della Divisione Nazionale, il principale campionato italiano, che ancora non si chiamava Serie A. Il Milan perse 2-1 contro la Sampierdarenese, una squadra di Genova (una delle due dalla cui unione sarebbe poi nata nel 1946 la Sampdoria).

Nel 1934 San Siro ospitò alcune partite della seconda edizione dei Mondiali di calcio. La più importante fu la semifinale in cui l’Italia vinse 1-0 contro l’Austria. La finale, in cui l’Italia batté la Cecoslovacchia, si giocò allo “Stadio del Partito Nazionale Fascista” di Roma.

Nel 1935 San Siro divenne di proprietà del comune di Milano, che pagò i lavori per creare le parti di raccordo tra le tribune così da aumentare la capienza a 55mila posti. Il nuovo San Siro fu inaugurato nel 1939 con una partita tra Italia e Inghilterra. C’era una grande importanza calcistica: l’Italia aveva vinto due Mondiali consecutivi a cui l’Inghilterra nemmeno aveva partecipato ritenendosi superiore. E c’era una ancora più grande importanza politica: un anno dopo l’Italia fascista sarebbe entrata in guerra, tra gli altri anche contro l’Inghilterra. La partita, presentata come “partita del secolo” tra i “Campioni” e i “Maestri”, finì 2-2.

– Leggi anche: Un’amichevole tutt’altro che amichevole

Finita la Seconda guerra mondiale nello stadio si tornò a giocare a calcio e dal 1947 iniziò a ospitare anche le partite casalinghe dell’Inter. Prima di spostarsi a San Siro l’Inter aveva cercato di rimanere all’Arena Civica, che avrebbe voluto ampliare. Ma non ci riuscì perché l’Arena, di epoca napoleonica, era considerata un bene artistico da tutelare. «L’inesorabile veto della Sovraintendenza ha stroncato ogni iniziativa, perché l’Arena è monumento nazionale e guai a chi lo tocca», scrisse la Stampa.

Fu in questi anni che arrivò la proposta – poi scartata – di portare la capienza di San Siro a 150mila posti. Nel novembre del 1955 fu comunque realizzato un secondo anello di tribune sopra a quelle esistenti, che portò la capienza a 85mila. Furono aggiunte anche le rampe elicoidali con cui accedere al secondo anello. Questo anello, e questa data, sono stati spesso citati negli ultimi anni perché legati a un vincolo della Soprintendenza che si può attivare a settant’anni dalla costruzione, e che scatterebbe a novembre di quest’anno impedendo con ogni probabilità la demolizione. Per questo negli ultimi tempi il comune ha dovuto affrettare le trattative con Inter e Milan, che senza poter demolire e ricostruire non sarebbero state interessate a comprare lo stadio.

Lo stadio di San Siro negli anni Cinquanta dopo il primo ampliamento (Keystone/Getty Images)

Nel settembre del 1960 – mentre a Roma c’erano le Olimpiadi – San Siro ospitò il primo di alcuni incontri di pugilato, in quel caso tra l’italiano Duilio Loi e il portoricano Carlos Ortiz. Vinse Loi davanti a 80mila persone, per un incasso di circa 150 milioni di lire. Cervi e Giuntini ricordano che dopo la vittoria di Loi, lo stadio (il cui impianto di illuminazione fu fatto nel 1957) «si illuminò di migliaia di suggestive fiammelle che il pubblico aveva acceso utilizzando le pagine dei giornali sportivi».

L’esterno di San Siro negli anni Sessanta (Keystone/Getty Images)

A proposito di luci, il primo concerto a San Siro fu nel 1980 e il primo a cantarci fu Bob Marley. Il primo italiano, in quella stessa estate, fu Edoardo Bennato. Tra chi si è esibito a San Siro ci sono David Bowie e Michael Jackson, i Red Hot Chili Peppers e gli U2, Madonna e Taylor Swift, i Rolling Stones e gli One Direction. Nessuno, italiano o straniero, ci ha cantato tanto quanto Vasco Rossi, che arrivò addirittura a fare sei concerti solo nel giugno del 2019. Lo straniero che ci è passato più spesso – la prima volta nel 1985 e la più recente nel 2025 – è Bruce Springsteen.

Tornando al calcio, nel 1990 San Siro (che da dieci anni era stato intitolato a Meazza) ospitò di nuovo dei Mondiali di calcio, in vista dei quali si aggiunse un terzo anello, che aggiunse circa 18mila posti (il secondo ne aveva aggiunti più di 30mila). È quello da cui si vede peggio, ma anche quello che costa meno. È in questa nuova costruzione che furono aggiunte le note e assai riconoscibili 11 torri cilindriche da cui si accede alle gradinate, e che tra le altre cose sostengono la copertura del terzo anello.

Ai Mondiali di Italia ’90 l’Italia non giocò mai a San Siro, che fu però sede della cerimonia di apertura e, tra le altre partite, del peculiare ottavo di finale tra Germania Ovest e Paesi Bassi: una partita che era quasi un derby di Milano, visto che nella Germania c’erano Lothar Matthäus, Andreas Brehme e Jürgen Klinsmann (probabilmente i tre migliori giocatori dell’Inter dell’epoca) e nei Paesi Bassi c’erano invece Frank Rijkaard, Ruud Gullit e Marco Van Basten (probabilmente i tre migliori giocatori del Milan dell’epoca).

Tra i tanti fortissimi calciatori di Milan, Inter e delle squadre che ci sono entrate, a San Siro hanno giocato sia Maradona che Pelé. Non ci sono dati certi su quale calciatore ci abbia giocato più partite in assoluto.

Nel primo quarto di questo secolo San Siro è stato al centro di ristrutturazioni e riqualificazioni, che non ne hanno cambiato l’aspetto o le dimensioni tanto quanto quelle del secolo scorso. Nel 2009 ci fu il record di spettatori: 81.081, con circa 2,5 milioni di euro di incasso, nella partita di rugby che l’Italia perse 20 a 6 contro la Nuova Zelanda.

Il 19 febbraio del 2020 a San Siro si giocò una partita di Champions League tra Atalanta e Valencia, considerata un probabile momento di grande trasmissione del coronavirus, viste le migliaia di persone provenienti da Bergamo e provincia, dove il virus era già presente.

Sempre nel 2020, a ottobre, lo stadio ospitò la prima partita ufficiale tra due squadre femminili di calcio. Un’altra partita – amichevole, tra Italia e Scozia – si era giocata nel 1974, quando ancora i due paesi non avevano delle vere squadre femminili. La Gazzetta dello Sport scrisse che la gente andava a vederla con l’intenzione di «andarsi a fare quattro risate».

Tra le tante cose, San Siro è stato citato e mostrato molto nella cultura popolare. Da Topolino (in cui Pippo e Topolino vanno indietro nel tempo, nell’anno in cui si decise la costruzione del Duomo, e scoprono un bizzarro progetto degli architetti Mazzoloni e De Riveris per costruire un duomo-stadio) a L’angel, romanzo in versi di Franco Loi (nessuna parentela con il pugile). Dalla nota canzone di Roberto Vecchioni che ne celebra luci (e nebbia) ai versi del poeta Vittorio Sereni, che lo presenta – quando «assolato» e a luglio, senza calciatori e senza spettatori – come «il gran catino vuoto».

San Siro e un pezzo di Milano, nel 2016 (Gian Mattia D’Alberto / Lapresse)

Con 75.817 posti (negli anni sono cambiate le regole su come e quanto riempirlo, e alcuni parti del terzo anello sono state chiuse perché ritenute non sicure) San Siro è il più grande stadio d’Italia, oltre che uno dei più antichi tra quelli ancora in attività. Non ha mai ospitato finali Mondiali, al massimo quattro finali di Champions League, ma il 6 febbraio del 2026 ospiterà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Secondo i piani attuali non sarà abbattuto prima del 2031, e già si sta ragionando di lasciarne un pezzo come ricordo.