“Quello che fa bene al Pianeta fa bene anche a noi”. Il motto al centro di tante campagne green, dal Wwf Internazionale a Slow Food, è confermato una volta di più dal punto di vista scientifico dal rapporto 2025 della Commissione EAT-Lancet, presieduta da studiosi del calibro di Johan Rockström, Walter Willett e Shakuntala Thilsted e composta da 70 ricercatori di 35 Paesi.

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In estrema sintesi, la nuova edizione del report (la prima risale al 2019) sottolinea come l’adozione di una “dieta per la salute planetaria” ricca di vegetali potrebbe prevenire 40.000 morti premature al giorno in tutto il mondo.

Inoltre, contemplando un consumo moderato di carne, tale regime alimentare, se adottato diffusamente, entro il 2050 ridurrebbe della metà le emissioni legate all’alimentazione, responsabili del riscaldamento globale.

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14 Settembre 2025

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Rispettare i limiti ecologici del Pianeta

È noto che attualmente un terzo delle emissioni di gas serra sia legato alla produzione e alla distribuzione del cibo. Secondo i ricercatori coordinati dalla Commissione Eat-Lancet, domare la crisi climatica è impossibile senza cambiare il modo in cui il mondo mangia. Sull’altro piatto della bilancia c’è la necessità di nutrire una popolazione mondiale in crescita e avviata verso i 10 miliardi di individui.

Ebbene, la “dieta per la salute planetaria” (Phb) messa a punto dal team internazionale mira a entrambi gli obiettivi: migliorare la salute delle persone e del Pianeta e fornire cibo a sufficienza per una popolazione globale prevista di 9,6 miliardi di persone entro il 2050.

Ecco gli ingredienti:

  • Frutta e verdura: almeno cinque porzioni al giorno
  • Cereali integrali: da tre a quattro porzioni al giorno
  • Frutta secca: una porzione al giorno
  • Legumi (fagioli, piselli, lenticchie): una porzione al giorno
  • Latticini: una porzione di latte, yogurt o formaggio al giorno
  • Uova: da tre a quattro a settimana
  • Pollo: due porzioni a settimana
  • Pesce: due porzioni a settimana
  • Carne rossa: una porzione a settimana

Previste le varianti veg e vegetariana

Trattandosi di una “dieta globale”, gli esperti l’hanno pensata flessibile, capace cioè di adeguarsi ai gusti locali, prevedendo alcuni cibi di origine animale, ma anche varianti vegetariane e vegane. Il punto che accomuna tutte le versioni, però, è un maggior consumo di verdura, frutta, noci, legumi e cereali integrali rispetto agli standard attuali. E la riduzione, in molti luoghi del mondo, del consumo eccessivo di carne, latte e formaggio, grassi animali e zuccheri, che rende le diete dannose per le persone e insostenibili per l’ambiente.

Ancora alto in Europa e Asia il consumo di latte e carne

In Europa e Asia centrale si beve troppo latte, rispetto alle raccomandazioni degli studiosi. E naturalmente si mangia troppa carne (sia rossa che bianca) e uova, anche se a primeggiare in questa speciale classifica dell’abuso di proteine animali è , come prevedibile, il Nord America. Il consumo di carne è in realtà eccessivo (anche se di poco) perfino in aree meno opulente del Pianeta, come il Medioriente e l’Africa. Mentre si beve troppo poco latte un po’ ovunque dal Mediterraneo al Giappone. Colpisce l’eccesso di verdure che caratterizza le diete dell’Est Asiatico e del Pacifico e quello di radici dell’Africa Subsahariana.

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“Rendiamo il cibo sano più economico”

Fatta l’analisi della situazione, la Commissione Eat-Lancet suggerisce anche le possibili soluzioni. Per esempio invita i governi ad agire sulle tassazioni per rendere il cibo non sano più costoso e quello sano più economico, a spostare gli attuali ingenti sussidi agricoli verso alimenti più sani e sostenibili, a vigilare sulla pubblicità del cibo non sano e a imporre l’uso di etichette che avvertano i consumatori dei rischi e dei benefici.

“Ciò che mettiamo nei nostri piatti può salvare milioni di vite, ridurre miliardi di tonnellate di emissioni, arrestare la perdita di biodiversità e creare un sistema alimentare più equo”, ha spiegato Johan Rockström, direttore dell’Istituto di Potsdam sull’Impatto dei cambiamenti climatici, alla presentazione del rapporto.

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26 Settembre 2025

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Il grave problema degli sprechi alimentari

I cambiamenti più significativi dovrebbero riguardare l’industria della carne e quella lattiero-casearia. Secondo il rapporto, la produzione di carne bovina, caprina e ovina entro il 2050 dovrà ridursi di un terzo rispetto ai livelli del 2020, mentre le mandrie di bovini e altri ruminanti dovranno ridursi di circa un quarto. Ma sarà necessario anche ridurre gli sprechi alimentari e aumentare la produttività agricola.

Vedremo quali saranno le reazioni delle lobby coinvolte. Dopo la pubblicazione sei anni fa della prima edizione, alcuni politici ne accolsero con favore le raccomandazioni, mentre altri, soprattutto negli Stati Uniti, lo liquidarono come un tentativo “woke” di togliere la carne dalle tavole delle persone. Alcuni autori dello studio furono minacciati, accusati di elitarismo e presi di mira in campagne sui social media sostenute dall’industria della carne.