di
Massimo Mapelli
Alcuni esami non invasivi e largamente diffusi sono in grado di confermare (o escludere) con una ragionevole precisione la diagnosi di rilevanti cardiopatie
Ho letto del caso di una giovane donna che per anni aveva creduto di avere patologie psichiatriche, curate come tali, quando poi si è scoperto che aveva una malattia cardiologica: una volta curata quest’ultima, la paziente ha risolto i suoi problemi di salute. Mia figlia si trova in una situazione simile: vorrei consigli e indicazioni sugli accertamenti/esami che potrebbero essere utili a capire se soffre di patologie al cuore, per escludere appunto una natura psicologica/psichiatrica dei suoi problemi. Che cosa mi consigliate di fare e a chi possiamo rivolgerci?
Risponde Massimo Mapelli, cardiologo, Unità operativa Scompenso cardiaco, Centro Card. Monzino, Milano (VAI AL FORUM)
Come è noto, in termini letterari oltre che medici, cuore e mente sono instancabili protagonisti di un eterno dialogo. Il copione è spesso imprevedibile, può mutare anche repentinamente da uno spensierato idillio a una lotta furiosa in grado di incidere pesantemente sul nostro benessere psicofisico, prima ancora che sulla prognosi. Come in ogni litigio, è spesso difficile capire chi ha cominciato, così come attribuire colpe certe. In questi casi non resta che separare i contendenti, per poterli meglio studiare nei loro dettagli salienti e comprenderne le ragioni.
Esami non invasivi
Per quanto riguarda il cuore, alcuni esami non invasivi e largamente diffusi sono in grado di confermare (o più probabilmente escludere) con una ragionevole precisione la diagnosi di rilevanti cardiopatie. A seconda del contesto clinico di presentazione, infatti, si può procedere ad accertamenti finalizzati a scongiurare la presenza di una cardiopatia strutturale (ecocardiogramma color-doppler), anomalie relative al comportamento del cuore e del polmone durante esercizio (prova da sforzo cardiorespiratorio) o del suo sistema elettrico durante una normale giornata di routine (Holter Ecg 24 ore). Una visita cardiologica specialistica può aiutare a capire quali tra i tanti esami disponili possano avere un ruolo nella situazione specifica, oltre che a capire se può esserci un’indicazione a un consulto neurologico ambulatoriale.
Quadro generale
Attenzione, però: a volte focalizzarci troppo sui due contendenti (cuore e cervello) può farci perdere di vista il quadro generale. Ricordo bene il caso recente di un paziente rimbalzato dal nostro reparto a quello di una terapia intensiva neurologica, per la coesistenza di sintomi che erano compatibili sia con un ictus che con un grave scompenso cardiaco. La verità stava proprio a metà strada tra cuore e cervello ed è bastato correggere farmacologicamente la sua funzione tiroidea per lasciarsi alle spalle ogni problema.
4 ottobre 2025
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