La paura e la realtà 

La paura della poliomielite – con l’immagine drammatica della paralisi flaccida e dei polmoni d’acciaio – appartiene ancora all’immaginario collettivo. Eppure, la poliomielite in Italia non si osserva più da oltre quarant’anni. 

Il poliovirus colonizza l’intestino e si trasmette per via oro‑fecale.

All’inizio degli anni ’60 fu introdotto il vaccino orale di Sabin (OPV), contenente virus vivi attenuati: l’OPV ha garantito un’ottima immunità intestinale e in pochi anni la polio si è limitata a casi sporadici, fino all’ultimo episodio, registrato in Italia nel 1982. Alla scomparsa della malattia hanno contribuito in maniera determinante le migliori condizioni igieniche. 

Nel 2002 l’Italia ha abbandonato l’OPV nella pratica di routine, adottando solo IPV (inattivato) per motivi di sicurezza. In un Paese con standard sanitari elevati e sorveglianza ambientale, il rischio residuo di reintroduzione è molto basso e legato a importazioni; per questo le scelte su obblighi e raccomandazioni devono poggiare su analisi epidemiologiche trasparenti e continuamente aggiornate, non su automatismi normativi. 

La situazione internazionale: WPV1 vs cVDPV 

Oggi la poliomielite da virus selvaggio (WPV1) è confinata a due soli Paesi: Afghanistan e Pakistan.

In Africa e nelle altre regioni del mondo non si registrano più casi da virus selvaggio. Diverso è il quadro dei poliovirus derivati da vaccino (cVDPV), che rappresentano oggi la gran parte delle nuove segnalazioni in Paesi con coperture disomogenee e uso di OPV. 

Di seguito una tabella riassuntiva aggiornata al 2025:

PaeseCategoriaTipoStato nel 2025Fonte

Afghanistan WPV1 (virus selvaggio) WPV1 Endemico; campioni ambientali positivi recenti GPEI / WHO 2025 Pakistan WPV1 (virus selvaggio) WPV1 Endemico; casi umani confermati 2024–2025 WHO IHR EC 2025 Guinea cVDPV (derivato da vaccino) cVDPV3 (+ cVDPV2) 2 casi confermati; co‑circolazione con cVDPV2 WHO IHR EC 2025 Israele cVDPV (derivato da vaccino) cVDPV1 Focolaio ambientale; nessun caso paralitico clinico WHO DON 2025 Papua Nuova Guinea cVDPV (derivato da vaccino) cVDPV2 Isolato in campioni fecali e ambientali WHO DON 2025 Algeria cVDPV (derivato da vaccino) cVDPV1 + cVDPV2 Casi clinici e isolamenti ambientali GPEI 2025 Yemen cVDPV (derivato da vaccino) cVDPV2 Isolamenti ambientali recenti GPEI 2025

 Cosa sono i cVDPV (e perché contano) 

I cVDPV (circulating vaccine‑derived poliovirus) non sono virus “selvaggi”, ma varianti che originano dai ceppi attenuati dell’OPV.

In comunità con condizioni igieniche inadeguate, il virus attenuato può circolare e accumulare mutazioni che ne ripristinano parzialmente la neurovirulenza e la capacità di trasmettersi. Per questo i focolai di cVDPV interessano soprattutto aree con difficoltà di accesso ai servizi sanitari e sacche di non vaccinati. 

Esistono cVDPV1, cVDPV2 e cVDPV3; storicamente il tipo 2 è quello più spesso coinvolto nei focolai. In Italia, dal 2002, l’OPV non è più utilizzato in routine: ciò riduce drasticamente il rischio di eventi da virus vaccinale, ma non elimina il tema della gestione dei casi importati e della necessità di sorveglianza ambientale. 

Il caso di Paola (2025): quando la responsabilità arriva tardi 

Un 53enne di San Lucido (CS) ha ottenuto dal Tribunale di Paola il riconoscimento di un maxi indennizzo (circa un milione di euro di arretrati) e di una rendita vitalizia di 5.500 euro/mese per danni permanenti riconducibili alla vaccinazione antipolio orale (OPV) somministrata negli anni ’70. Dopo decenni di incertezze e di documentazione frammentaria, il giudice del lavoro ha riconosciuto il nesso causale e ha condannato il Ministero della Salute all’indennizzo ex lege 210/1992. 

Il cuore della vicenda è doppio:

  • da un lato, la prova del nesso causale ricostruita a distanza di molti anni (anche grazie a consulenze medico‑legali e a testimonianze dirette);
  • dall’altro, il principio – ribadito dalla giurisprudenza – per cui i termini per chiedere l’indennizzo decorrono dal momento in cui la vittima acquisisce consapevolezza del nesso tra patologia e trattamento sanitario, non dalla comparsa della malattia. Questo ha consentito al ricorrente di non vedere precluso il proprio diritto. 

Il significato politico e civile è lampante: quando lo Stato impone o promuove massicciamente un trattamento sanitario, la responsabilità verso i danneggiati non può essere un’appendice burocratica affidata alle famiglie. La lentezza con cui si arriva al riconoscimento economico – spesso dopo una vita di disabilità – è la smentita più feroce alla retorica della “tutela collettiva” che tutto giustifica. La tutela dei diritti individuali non è un optional: va garantita ex ante (con trasparenza, consenso informato e farmacovigilanza attiva) ed ex post (con indennizzi e sostegni rapidi, pieni, rivalutati). 

Se le istituzioni vogliono conservare credibilità, non basta ripetere che “i vaccini hanno salvato milioni di vite”, ma occorre dimostrare con i fatti che chi patisce un danno grave non viene lasciato solo, e che ogni obbligo è sostenuto da un’analisi epidemiologica attuale e da responsabilità chiare e tempestive. 

Confronto sintetico dei casi globali WPV1 vs cVDPV (2023–2025)  

 

Mappa schematica dei Paesi con casi nel 2025

Gestione di eventuali casi importati (scenario Italia) 

Eventuali casi importati – o da virus vaccinale mutato – sarebbero estremamente circoscrivibili con strumenti oggi consolidati: isolamento clinico, vaccinazioni dei contatti (ad anello), impiego di immunoglobuline dove indicato, e sorveglianza/bonifica delle acque. Questo è il terreno della sanità pubblica: intervenire in modo mirato, non imporre in modo cieco. 

Il virus selvaggio è oggi confinato fuori dall’Europa; i focolai odierni sono in gran parte cVDPV.

In Italia l’OPV è stato dismesso dal 2002. In questo quadro, un obbligo generalizzato e permanente appare più come un riflesso ideologico che come una misura proporzionata. 

La lezione che arriva da Paola è brutale: la collettività può essere difesa senza calpestare i diritti dei singoli; ma se questi diritti vengono lesi, lo Stato deve rispondere subito e bene. Altrimenti la fiducia evapora, e con essa l’adesione consapevole alle campagne realmente necessarie. 

Riferimenti essenziali

  • WHO / GPEI – aggiornamenti 2024–2025 su WPV1 e cVDPV
  • Ministero della Salute – indennizzi ex l. 210/1992 e legge 229/2005
  • Cassazione (ord. 2666/2021; altre pronunce) – decorrenza dalla consapevolezza del nesso
  • Tribunale di Paola, 2025 – sentenza su indennizzo per danni da OPV anni ’70 https://www.calabriainchieste.it/2025/09/28/un-risarcimento-storico-il-tribunale-di-paola-riconosce-lindennizzo-a-una-vittima-di-danno-da-vaccino-antipolio/?amp=1