“Non ho mai amato le ca**ate di Instagram. Rapper da classifica che non ti esponi, fai come me. Dona, manda il grano. Questo è molto meglio”. Pubblicando sui propri profili social alcuni screen di donazioni ad associazioni benefiche in favore della popolazione palestinese, Guè ha risposto agli attacchi di Ghali e Clementino nei confronti dei colleghi rapper in merito al silenzio sulla situazione a Gaza. Poche ore fa, in un post su Instagram, l’autore di “Casa Mia” e “Paprika”, aveva accusato gli artisti del mondo dell’hip-hop di non aver preso posizione sul conflitto in Medio Oriente. “Il rap è morto, è tutto un gran teatro. Chi non dice un ca**o sulla Palestina non può definirsi rapper”, aveva scritto. Parole che avevano trovato l’approvazione di colleghi come Sayf e Samuele Bersani. Clementino aveva fatto eco a Ghali: “Millantate la parole hip-hop. Potete avere tutti i platini del mondo, ma non siete nulla”.

Oltre a quella di Guè, non hanno tardato ad arrivare altre repliche. “Puntare il dito sui nostri colleghi oggi non ci pulirà dai peccati commessi ieri. Ricordiamoci di non usare questi momenti per spargere odio o creare divisioni inutili. Il rap è più vivo che mai ma da un attico in centro non si vede. Palestina libera dagli oppressori”, ha commentato Artie 5ive sotto il post di Ghali. Al vetriolo Inoki: “Il rap è morto e ti ringraziamo per averlo ucciso. Questo signore non è un rapper”, ha sentenziato . In una storia sul proprio profilo Instagram, il rapper romano ha poi scritto: “Signor Ghali. Il rap era già morto prima che tu nascessi. Sono felice che ora vi stiate svegliando ma sono decenni che c’è chi lo tiene in vita col defibrillatore mentre voi andate alle sfilate e basta . Ora magari tornate a sostenerlo veramente oltre che parlare”.