VICENZA
Il grido di allarme del presidente dell’Ordine Valente in occasione della 34esima Giornata del Medico. «Le Ulss operano come fabbriche e i pazienti sono diventati semplici clienti e consumatori. Bisogna invertire la tendenza. Il Servizio nazionale è nato per essere solidale e accessibile a tutti»
L’Ordine. Il presidente Michele Valente parta alla platea FOTO COLORFOTO-DALLA POZZA
L’Ordine. Il presidente Michele Valente parta alla platea FOTO COLORFOTO-DALLA POZZA
«La sanità pubblica italiana è seriamente malata. Rimangono scarse speranze di salvarla. Condizione necessaria sarebbe che le forze politiche si impegnassero con la dovuta determinazione. Ma io, attorno a questo malato grave, vedo solo medici improvvisati, più dannosi che utili. Controllano i sintomi, qualche Tachipirina, un po’ di ossigeno, come possono essere case e ospedali di comunità, con i medici di medicina generale che dovrebbero diventare dipendenti, ma poi dove li vanno a prendere?».
L’appuntamento dei medici
Sul palcoscenico del teatro Comunale, ieri affollato e vestito a festa per la 34esima Giornata del Medico, è impietosa l’analisi del presidente dell’Ordine Michele Valente sullo stato di salute della sanità.
Come sempre Valente non le manda a dire
È stato la sola voce fuori del coro anni fa, quando nei palazzi dominava il pensiero unico e ipocrita di esaltazione di una certa gestione verticistica e miope del Sistema sanitario nazionale, a denunciare i mali interni ed esterni che cominciavano a far scivolare il sistema, e ora porta numeri e dati a confermare una deriva che «per l’auto-referenzialità e l’incapacità di decidere della politica», non sembra avere vie d’uscita.
«In Italia, negli ultimi 10 anni, sono stati chiusi 372 pronto soccorso, 111 ospedali minori, 37 mila posti-letto ospedalieri e i medici di base sono diminuiti di quasi 10 mila unità, di cui 4.500 negli ultimi 4 anni». In più un sotto-finanziamento che si protrae da almeno 15 anni. La crisi, secondo Valente, è frutto di una logica economica incompatibile con la concezione universalistica della riforma della prima ora. «È venuto emergendo – spiega – un modello aziendalistico della controriforma che ha ridotto il Ssn a un mercato di prestazioni in cui le Asl operano come fabbriche».
E ancora: «I medici sono diventati fattori di produzione, e i pazienti semplici clienti e consumatori». Entrambi – è l’accusa – come pedine di un apparato governato da regole burocratiche, rigide e autoritarie in cui giova avere camici bianchi più obbedienti che competenti. Insomma, sostiene Valente, «non stupisce che tanti operatori si allontanino». Da qui l’urgenza di aggiornare un Ssn vecchio di 47 anni, figlio di tempi diversi in cui i costi erano più sostenibili e le cure tarate sui malati acuti, non più adatto alla nuova epoca della cronicità e della non autosufficienza. Non si devono, però, snaturare i valori fondativi di un Servizio nazionale nato per essere solidale ed accessibile a tutti. E per invertire la tendenza la soluzione è di non considerare l’assistenza sanitaria come costo, ma come investimento.
È il Censis ad avallare il paradigma
«Ogni euro investito nella sanità pubblica genera quasi due euro di valore della produzione. La spesa sanitaria produce effetti positivi sull’economia, creando domanda, occupazione e sviluppo, rafforzando Pil e indotto». La sanità, dunque, non mero capitolo di spesa ma leva di progresso. Una nuova visione per una sanità in cui non sentirsi numeri, estranei, stranieri. Come accade in altri Paesi dell’Ue. «Forse è chiedere troppo ai nostri politici distratti», obietta il presidente dell’Ordine.
Siamo, però, al redde rationem. «O si fa una riforma seria ascoltando i medici, o si rimane invischiati nella ragnatela di una sanità-azienda che ricalcherà sempre di più il modello Usa. Già ora 5 milioni di italiani rinunciano alle cure e aumentano le facoltà di medicina private che preparano medici e infermieri funzionali alle logiche gestionali delle holding assicurative».
I nuovi dottori
Una riflessione, infine, rivolta ai neo-dottori che si affacciano a una professione che richiede scienza ed etica. «L’intelligenza artificiale si sta affermando come uno degli strumenti più potenti che la medicina abbia mai avuto. Voi giovani potrete affiancare capacità individuali e competenze scientifiche a innovazioni tecnologiche che faciliteranno il vostro lavoro, riducendo le probabilità di errori a vantaggio della sicurezza dei pazienti. L’Ia deve però essere al servizio del medico, non un sostituto. L’oggetto della cura resta la persona malata e bisognosa. La vera sfida sarà di saper coniugare l’approccio tecnico al malato con il senso umana della medicina».
Per Valente la standing ovation della sala, dov’era presente anche Massimiliano Zaramella, pure lui medico e presidente del Consiglio comunale, che ha portato il saluto di palazzo Trissino.