In attesa di tornare su una panchina Max Menetti è entrato nello staff della nuova Lba Tv, per conto della quale commenterà le gare di serie A. Il coach reggiano, 52 anni, 378 partite in Pallacanestro Reggiana, il più longevo e titolato della storia biancorossa, fa le carte al torneo che sta per iniziare.

Menetti, l’impressione è che la Lba di quest’anno sarà ancora più equilibrata dell’annata scorsa…

“Per la fascia mediana sicuramente. In particolare considerando le ambizioni e gli investimenti fatti dalle due neopromosse Udine e Cantù. Inoltre è indubbio che l’anno scorso due realtà importanti come Trapani e Brescia siano andate oltre le previsioni, e credo difficile si riconfermino. Infine c’è sempre un team grande rivelazione e uno che delude le aspettative”. Chi potrebbe essere la squadra sorpresa?

“O una delle citate neopromosse o chi l’anno scorso ha reso meno di quello che credeva. Una cosa simile alla mia Treviso nel 2021, chiudemmo sesti dopo il 13° posto dell’anno precedente”.

L’Una Hotels dove la colloca?

“Nel gruppone di mezzo. Con due piccoli ma indubbi vantaggi: avere confermato diversi giocatori dell’anno scorso e disputare una Coppa europea tecnicamente meno impegnativa, con avversari che può gestire, anche se dovrà fare i conti con le lunghe trasferte. E’ un gruppo costruito per restare lontano dalla lotta per la salvezza e in grado di competere per un posto al sole”.

Si pensa che la Pallacanestro Reggiana di quest’anno abbia aumentato la solidità ma ceduto qualcosa in termini di talento e atletismo.

“Per quel che ho visto, non credo si sia perso tanto a livello di fisicità e atletismo, direi piuttosto che sta ancora cercando la sua identità. Anche perché è cambiata dal giorno alla notte in cabina di regia, passando da un giocatore rapido e fromboliere come Winston, a un play di taglia, che mette il corpo, come Caupain”.

Delle conferme quali giudica più importanti?

“Innanzitutto quella di coach Priftis. Poi Uglietti, la cui intensità e grinta saranno preziosissime, e Cheatham: un 4 di livello è difficile da trovare, l’Una Hotels ce l’ha”.

A proposito di Reggio. Dopo il suo brusco esonero nel 2022, ha fatto pace con l’ambiente biancorosso?

“Non mi sono mai sentito in guerra. Col senno di poi direi che non sarei dovuto tornare. Doveva essere una pagina che avrei dovuto chiudere, definitivamente, nel 2018, con la semifinale di EuroCup. Quattro anni dopo era tutta un’altra storia e un’altra società”.

Tornando all’attualità, chi mette in pole position in serie A?

“Nei playoff saranno ancora Milano e Bologna a giocarsi il tricolore, su questo credo ci siano pochi dubbi. Discorso diverso per la regular season; con l’Eurolega a 38 partite e 10 doppi turni, è verosimile pensare che sia l’Armani che la Virtus doseranno i carichi di lavoro nel corso della stagione, anche per non rischiare infortuni dei top-player, specie l’Olimpia, che vuole fare una grande Eurolega. In questo quadro è possibile che possano subire, in serie A, qualche sconfitta in più che, sulla graduatoria di stagione regolare potrebbe avere impatto. Trieste ha grandi ambizioni, Venezia ha preso uno dei migliori playmaker europei, mentre credo sinceramente che tra Trapani e Brescia, almeno una delle due faticherà a entrare tra le prime quattro”.

Chi invece può indirizzare al meglio l’annata in casa Unahotels?

“Se la salute lo sostiene, Jamar Smith”.

La rivedremo presto al PalaBigi?

“Penso proprio di sì. L’idea della Lba è utilizzare i suoi commentatori anche vicino alle città di riferimento, quindi…”.

Se arriverà l’offerta giusta per tornare in panchina l’accetterà?

“Assolutamente sì, parto di rincorsa ma allenare resta il mio lavoro e la mia passione. Quest’estate non si sono concretizzate un paio di situazioni soprattutto per tempistica dopo che Kaunas mi ha lasciato libero quando ancora pensavo di restare là un’altra stagione”.

Lituania e, prima, Israele. Basket ma anche cronaca, e non delle migliori…

“Solo stando a lungo in certi luoghi le situazioni si capiscono bene. Ero ad Eilat subito dopo il 7 ottobre e avevo la percezione, parlando con gli israeliani, che le cose sarebbero andate per le lunghe, e tragicamente è stato così. I lituani hanno ancora il timore che la Russia possa prima o poi tornare a invaderli, resta una diffidenza di fondo. Tanto è vero che, anche se le norme non lo vietano, quasi mai un giocatore che ha giocato in Russia, viene ingaggiato in Lituania”.