di
Daniele Sparisci

A Singapore Russell fa la pole sfruttando una nuova ala anteriore e il calo delle McLaren. Hamilton: «Dobbiamo rivedere la preparazione per la qualifica»

Altro che Mondiale monocolore, il finale di stagione è un caleidoscopio di emozioni. Eppure manca sempre il rosso, inghiottito dalla notte di Singapore, la pista tutta curve che doveva rappresentare l’occasione di rilancio dopo l’opaca prova di Monza e dopo quella pessima di Baku. In compagnia di Verstappen, secondo e arrabbiato con l’amico Norris per averlo ostacolato («Non è stato un bel gesto»), la Mercedes cresce; capisce, s’ingegna e sfrutta il calo inatteso e misterioso della McLaren (che comunque oggi può celebrare il titolo costruttori: Piastri scatta terzo e Lando quinto): Russell in pole, con coraggio e azzardo, il record del tracciato sbriciolato accarezzando i muri; Antonelli quarto, e senza un errore Kimi avrebbe potuto persino puntare alla prima fila.

La macchina che più di tutte ama le temperature fredde si è accesa nell’afa di Marina Bay: fra i rivali si sottolinea l’importanza della nuova ala anteriore che ha dato un equilibrio generale a livello di carico aerodinamico.
La Ferrari scivola indietro nella terra di nessuno, nel triste ruolo di quarta forza: mai un sussulto, una trovata, le solite difficoltà con la frustrazione dei piloti (e non solo) in costante aumento. Una situazione che sembra sfuggire di mano a ogni gara di più, l’ultimo obiettivo rimasto è riconquistare il secondo posto fra i costruttori. Sarebbe il minimo sindacale dopo il festival invernale di proclami, ma è diventato tremendamente difficile.



















































 Il doppio attacco di Red Bull, o meglio di SuperMax, e della Mercedes, ha mandato a terra il morale di Leclerc, già ai minimi storici. È la voce del malessere profondo, conviene ascoltarla: «Quando una squadra come la Mercedes che in teoria avrebbe dovuto soffrire qui a Singapore, con il caldo, fa la pole, significa che non dobbiamo cercare scuse. Non so più cosa dire, ce la metto tutta ma la macchina era difficilissima da guidare». Una delusione amplificata da guai che né il nuovo fondo né la nuova sospensione introdotta a fine luglio in Belgio hanno risolto (ma dov’è la mano del direttore tecnico Loic Serra?). «Dopo le prime libere venerdì abbiamo dovuto fare delle modifiche forzate alla macchina — ha rivelato Leclerc—iniziando a faticare tantissimo». Il pensiero va alla regolazione dell’altezza da terra, un incubo ricorrente. 

Ma non solo. Hamilton, sesto davanti al compagno (l’unica buona notizia è il suo trend in miglioramento), attacca strategie, gestione delle operazioni in pista, più che la monoposto: «Pensavo di poter lottare per le prime posizioni. Dobbiamo rivedere il programma delle uscite dal box, spesso rimaniamo in coda ad aspettare e le temperature delle gomme crollano di 5-6 gradi». Vasseur ha ancora la forza di parlare di «potenziale inespresso della vettura», e di sottolineare il decimo di distacco dalla McLaren peggiore dell’anno. Solo l’ex Sainz stava peggio dei ferraristi ieri: squalificato insieme ad Albon per irregolarità tecniche al Drs della Williams. Oggi guarderà dal fondo le scintille attese fra Russell e Verstappen alla partenza, uniti da una forte inimicizia. Solo il caos potrebbe aiutare la Ferrari a risalire verso il podio.

5 ottobre 2025 ( modifica il 5 ottobre 2025 | 07:14)