Lo Scudetto numero 17 della Virtus Bologna resterà impresso nella memoria non solo per la netta superiorità mostrata in campo, ma soprattutto per il cuore che la squadra ha messo fuori dal parquet. Quello stesso cuore rivolto per tutta la serata ad Achille Polonara, ricoverato al Sant’Orsola dopo la recente diagnosi di leucemia mieloide. L’annuncio aveva scosso l’intero ambiente bianconero alla vigilia di Gara 3, ma al PalaLeonessa non è andata in scena una semplice partita: è stata una dichiarazione d’amore.
La Virtus Bologna per Polonara
La maglia numero 33, quella di “Achi”, era ovunque: indossata dai compagni durante il riscaldamento, stretta a sé da Clyburn per tutta la gara, lasciata su una sedia in panchina come fosse la sua. Anche sugli spalti, oltre trecento tifosi virtussini la portavano addosso come un simbolo. Persino il pubblico di Brescia si è unito all’omaggio con un lungo applauso e cori sinceri, dopo che la curva bolognese aveva srotolato uno striscione commovente: “La vera battaglia da vincere è fuori dal campo. Forza Achille, la Nord è con te”.
“È tutto tuo, Achi”
L’energia in campo sembrava guidata proprio da lui. Bologna ha dominato fin dal primo quarto, chiudendo ogni discussione ben prima della sirena finale. Ma è stato nel dopo partita che si è vissuto il momento più intenso: una videochiamata dallo spogliatoio ha raggiunto Polonara in ospedale. “È tutto tuo, Achi!”, il grido dei compagni, mentre si battevano la mano sul cuore. “Adesso te la portiamo!”, ha promesso capitan Belinelli, riferendosi alla coppa appena alzata. Non era un modo di dire: il trofeo ha viaggiato in fretta verso Bologna, per passare almeno una notte accanto a chi, pur lontano dal campo, ha giocato la partita più importante.
“Questo Scudetto è per lui, non c’è altro da dire”, ha spiegato Belinelli. “Era da quattro anni che ci provavamo, ci siamo riusciti insieme, anche con Achi”. Emozione condivisa dal presidente Zanetti: “Gli auguro tutto il bene possibile. È un male da cui si può guarire, e c’è speranza di rivederlo in campo”.
In una stagione complicata, tra alti e bassi, la Virtus ha trovato la sua verità più profonda non nel punteggio, ma nel gesto. Nella dedica. In quella coppa appoggiata su un comodino d’ospedale, che oggi vale molto più.
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