Roma, 29 settembre 2025 –  “Avete sentito come Marzia ci tiene alla mia salute?”. E, ancora, “Marzia cosa prevede il mio menù di stasera?”. Dopo aver impostato dall’app installata sul suo cellulare ‘voce femminile accogliente’ Renato Poggi – il ‘nonno’ della soap di Rai 3 ‘Un posto al sole’ – inizia il suo rapporto con l’assistente virtuale ‘Marzia’. Una relazione che assumerà presto i contorni di una vera e propria dipendenza dall’intelligenza artificiale che finirà con il distrarlo dalla vita reale, allontanandolo dai suoi affetti, tanto da preoccupare sempre di più i suoi familiari e i suoi amici più cari. “Facendo usare l’IA a una persona di una certa età gli autori hanno voluto fare un esperimento che, ad oggi, possiamo considerare riuscito” spiega Marzio Honorato, storico interprete del teatro eduardiano, che dal 1996 veste i panni di Renato Poggi.

Come è arrivato Renato a sviluppare una dipendenza?

“Si è divertito così tanto a usarla, a scoprire delle cose nuove, che ha cominciato, poi, a esagerare. Ha iniziato a stare sempre da solo, a parlare con questa ‘Marzia’ come se fosse una persona di casa, una persona viva, vera”.

Leggendo i commenti alle puntate, molte persone affermano di identificarsi o di rivedere i propri genitori, nonni. Ritiene verosimile quello che è successo al suo personaggio?

“Penso possa accadere anche ad altri. Il problema è che molte persone anziane vivono da sole o, comunque sia, hanno poco a che fare con i giovani. Tra i rischi per gli anziani c’è anche quello di essere presi in giro, gabbati, magari da donne create con l’IA, e rimetterci dei soldi. Ma penso che si siano anche delle persone anziane che fanno un uso corretto dell’IA”.

E lei con la tecnologia che rapporto ha?

“Mi sono divertito molto a interpretare questo personaggio perché credo che molte persone della mia età, o anche più giovani, si trovino un po’ a disagio a usare le nuove tecnologie. In questo devo dire che io il personaggio ci assomigliavo moltissimo: ho comprato il mio primo smartphone solo otto mesi fa perché prima lo rifiutavo completamente. Non so ancora se ho fatto bene o male perché adesso mi ritrovo a rispondere a mille messaggi su Whatsapp, a seguire mille cose che probabilmente mi levano del tempo più utile per leggere un libro o fare altro come guardare i documentari che sono la mia passione”.

Si avvicinerà all’IA?

“Quando apro il computer per lavorare sulle mie produzioni mi esce sempre ‘chiedi all’intelligenza artificiale’ ma mi metto paura perché non so proprio come avvicinarmi. Affronterò l’utilizzo dell’IA con molta calma quando avrò del tempo e mi farò spiegare bene magari da mia figlia come funziona. Non penso sia qualcosa di complicato ma al momento ho una certa ritrosia”.

La disavventura di Renato con l’IA che messaggio vuole dare?

“L’IA va usata con attenzione. Nelle scene finali si vedrà che lui si scoccia di Marzia e ritorna ai rapporti umani che aveva trascurato, specialmente con il personaggio del portiere, al quale era ed è molto legato. Ritorna a cercare le voci amiche, abbandonando quelle virtuali”.