Trump smentisce Netanyahu: «A Gaza c’è fame». Putin telefona al premier israeliano
Sul fatto che non ci sia fame a Gaza, come affermato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha espresso i suoi dubbi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, dalla Scozia dove è in visita, ha affermato: «Non lo so. Voglio dire, sulla base della tv direi di no perché quei bambini sembrano molto affamati». Ha concordato, accanto a lui, il primo ministro britannico Keir Starmer, denunciando a Gaza «una crisi umanitaria, una catastrofe assoluta». A questo proposito Trump ha promesso nuovi aiuti, oltre a quelli che hanno ripreso a scendere da domenica dal cielo, lanciati dagli aerei di Giordania ed Emirati Arabi. Il presidente statunitense vuole fare di più: «Creeremo dei centri alimentari e lo faremo in collaborazione con persone molto valide, fornendo i fondi necessari», ha annunciato, immaginando siti di distribuzione in cui i gazawi «possano entrare liberamente, senza recinzioni».
Trump ha anche sottolineato le «grandi responsabilità» di Israele nel limitare gli aiuti, ma l’ha giustificata in parte con il fatto che il governo di Tel Aviv sia «molto preoccupato» per quei, a suo dire, 20 ostaggi ancora prigionieri di Hamas. Secondo lui, il gruppo palestinese «non li rilascerà perché sono come uno scudo» ed è per questo che è in contatto con Netanyahu per elaborare «diversi piani» per la loro liberazione, nonostante veda come «possibile» un cessate il fuoco nella Striscia.
Con il leader del Cremlino ha parlato però Netanyahu, confrontandosi sulla situazione nella regione, tra cui i tumulti in Siria e i negoziati sul nucleare con l’Iran. Intanto, per la prima volta, anche due ong israeliane hanno definito «genocidio» quello in corso a Gaza. In un report, le organizzazioni B’Tselem e Physicians for Human Rights hanno affermato che nel corso di quasi due anni di guerra Israele ha preso di mira i civili di Gaza solo a causa della loro identità di palestinesi, causando danni gravi e in alcuni casi irreparabili alla società palestinese. L’analisi medico-legale rivela «lo smantellamento graduale dei sistemi sanitari e di sostentamento di Gaza, compresi l’elettricità, l’acqua potabile e l’accesso al cibo».
Mentre gli attacchi aerei israeliani non si sono mai fermati nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno 65 persone tra cui una donna incinta e la bambina che portava in grembo, la violenza è scoppiata ancora in Cisgiordania per mano dei coloni che hanno preso d’assalto la città di Taybeh, a est di Ramallah, bruciando due veicoli e scrivendo insulti razzisti sui muri.