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Se David Bowie era un lettore compulsivo, capace di compilare una lista di cento libri preferiti, Kurt Cobain dei Nirvana sembrerebbe essere stato un lettore ossessivo. Se un libro lo colpiva, era capace di leggerlo anche dieci volte.
In una video-intervista (che a volte viene datata 1993, altre volte 1994 – le fonti sono discordanti) con Much Music, l’autrice canadese Erica Ehm chiede a Cobain quale sia il suo libro preferito. “Ho letto Il profumo di Patrick Süskind circa dieci volte nella mia vita – risponde lui – e non riesco a smettere di leggerlo. È come qualcosa che sta fermo nella mia tasca tutto il tempo, semplicemente non se ne va”.
Guarda l’intervista di Erica Ehm a Kurt Cobain su YouTube cliccando sul box più sotto.
Vinnie Zuffante//Getty Images
Il profumo di Patrick Süskind: di cosa parla
Il profumo è stato pubblicato in Italia da TEA. “Nel Diciottesimo secolo – si legge nella sinossi dell’editore – visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille…”
“Jean-Baptiste Grenouille – continua – nasce nella Parigi del Settecento, nel luogo più mefitico della capitale: il Cimitero degli Innocenti. Orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società non ancora asettica come quella contemporanea e impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. È però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti. Per realizzarlo è pronto a tutto…”
“Straordinario affresco di un’epoca movimentata, ricco di particolari e sfumature; storia avvincente di un personaggio indimenticabile, vittima di un destino di grandezza e orrore; riflessione profonda eppure leggera sull’amore e sulla diversità, Il profumo è un romanzo che conduce il lettore nella più coinvolgente delle esperienze narrative, un romanzo per il quale può essere adeguata la definizione di unico”.
Guardo film e gioco a videogiochi, da un certo punto della vita in poi ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angolini sperduti di internet, la grafica dei primi videogiochi in 3D e le immagini che ricadono sotto l’ombrello per nulla definito della dicitura aesthetic, rispetto alle quali porto avanti un’attività di catalogazione compulsiva che ha come punto d’arrivo alcuni profili Instagram. La serie TV con l’estetica migliore (e quella migliore in assoluto) è comunque X-Files, che non ho mai finito per non concepire il pensiero “non esistono altre puntate di X-Files da vedere per il resto della mia vita”. Stessa cosa con Evangelion (il manga).