Che Tempo Che Fa è ripartito domenica 5 ottobre 2025, in diretta sul Nove, per la 23esima edizione. In studio una carrellata di ospiti eccellenti, senza rinunciare alla comica Luciana Littizzetto e a Filippa Lagerback, compagne di viaggio storiche di Fabio Fazio.

Richard Gere contro Trump. Voto: 8

Un’intervista che doveva riguardare principalmente il documentario Dalai Lama – La saggezza della felicità, ma è impossibile avere l’attivista per i diritti umani Richard Gere senza parlare di attualità americana.

In breve, infatti, Trump ha conquistato il palco, per modo di dire, considerando quanto le sue parole e azioni stiano trasformando l’America e impattando il mondo intero. Lo ha definito “strano e sui generis”, ma sono le cose più tenere che Gere ha detto di Potus.

Lo ritiene infatti un manipolatore, eletto Presidente per due volte in maniera decisamente strana: “È un uomo furbo e sa dove sono le paure della gente, le loro debolezze. Sa dunque avvantaggiarsene. Questo succede in tutte le forme di fascismo”. Ha poi sottolineato come dalla sera alla mattina abbia fatto tagli a:

  • istruzione;
  • Africa;
  • medicina;
  • assistenza di base.

Il tutto dalla sera alla mattina, nei giorni immediatamente successivi alla sua elezione: “Avevamo un programma di sostegno eccellente, che ha salvato da 10 a 20 milioni di vite, voluto dal Presidente precedente. Non lo ha più sovvenzionato, così come non ha più aiutato le mense dei bambini in Africa”.

Il ricordo di Armani. Voto: 8

Non solo spiritualità e attualità con Richard Gere. Immancabile infatti un ricordo privato di Giorgio Armani. È tornato indietro con la memoria al tempo di American Gigolò. Su quel set gli presentarono uno stilista, Armani appunto, che dovette di fatto vestirlo da capo a piedi: “Non avevo neanche un abito, neanche una singola cravatta”.

Armani ha realizzato i costumi per quel film e ciò gli ha consentito di conoscere davvero quel personaggio, calarsi nella parte e, di fatto, imprimere una svolta cruciale nella sua carriera. Si può dire che senza di lui quella pellicola sarebbe stata ben diversa, e forse anche la vita di Richard Gere.

La letterina di Luciana Littizzetto. Voto: 10

Come detto, è impossibile ridurre una puntata di Che tempo che fa al parlare di spettacolo e a fare battute. L’attualità è oggi più che mai preponderante e occorre schierarsi. Lo ha fatto Luciana Littizzetto, parlando della Global Sumund Flotilla, che Governo e alcuni cittadini vogliono sminuire il più possibile.

“A tutti gli attivisti della Global Sumund Flotilla, vi parlo a nome di quella fetta di italiani, non piccola, che sente il dovere di dovervi dire grazie. Siete stati gesto e non parole. Avete fatto vedere al mondo ciò che il mondo, cieco, finge di non vedere. Lo avete fatto pacificamente”.

È un mondo in cui tutto avviene virtualmente e la gente blatera, premendo tasti al computer. È dunque ancora più importante che qualcuno abbia deciso di agire, nonostante i tantissimi attacchi subiti, verbali e militari.

“Prima vi hanno detto ‘non partite’, poi siete partiti e vi hanno detto ‘non arriverete’, poi siete andati avanti e vi hanno detto ‘siete dei provocatori’, poi avete continuato e vi hanno detto ‘siete degli irresponsabili’”.

E allora chi sono i responsabili? Dice la Littizzetto, che propone numeri orribili, che per tanti online non sono altro che teoria che non impatta l’animo. Se non è questo un genocidio, datemi voi un’altra parola, sottolinea.

Una nuova fase per Mara Venier. Voto: 8

Si può dire che Mara Venier sia al centro di un vero e proprio scontro con la Rai. Lo dimostra ampiamente la sua presenza a Che tempo che fa di Fabio Fazio. Ha ribadito di voler stare con gli amici e divertirsi in questa fase della sua vita e carriera. È tutti così complesso e per questo ha accettato non solo di presenziare per una singola puntata ma di sedersi al suo tavolo.

Fazio l’ha soffiata dunque alla rete pubblica, dopo che la scorsa estate le era stato negato il via libera per questa partecipazione fissa. Una concretizzazione tutt’altro che scontata, dunque: “È cambiato tutto da maggio a oggi”.

Sembra davvero un passo d’addio per la conduttrice che, dopo anni di tentennamenti, potrebbe davvero salutare il suo pubblico di Domenica In. La distanza dalla Rai appare infatti ormai enorme e la frattura, pare, insanabile. Ha confermato che non sarà alla guida del programma, certo, ma continuiamo a usare il condizionale perché non è il primo annuncio fatto in merito in questi anni.

Allo stato attuale però il rapporto con la Rai è “faticoso”. Utilizza questo termine per descrivere il processo per essere al tavolo. Nel corso della serata si è poi lasciata andare ai ricordi. Un po’ nostalgica in una fase in cui tutto potrebbe cambiare e forse è sopraggiunta anche un bel po’ di stanchezza. Alla fine lascia presagire anche un ruolo fisso in futuro al fianco di Fazio: “Attenzione a me e Lucianina”.

Attualità tra Israele e Stati Uniti. Voto: 8

L’attualità ha avuto grande spazio nella puntata del 5 ottobre di Che tempo che fa. Viviamo in tempi complessi e atroci e, come detto da Richard Gere, “il mondo sta diventando tribale”. Con Cecilia Sala si è parlato di Israele e Hamas, sottolineando come l’organizzazione terrorista non rappresenti il popolo palestinese: “A Gaza non ci sono elezioni da 20 anni”.

Nonostante tutto, però, si tratta con Hamas perché sono alla guida, anche se ciò avviene sopra le teste dei palestinesi. Subiscono dunque decisioni altrui senza avere parola. In questa realtà non possono che pregare e sopravvivere, a fatica. Intanto però aleggia questa proposta di pace, che è vergognosa e indecente, e vedrebbe i leader di Hamas al di fuori di Gaza d’accordo: “Ci sono però i giovani palestinesi che Hamas ha reclutato in questi 2 anni per vendetta. Hanno perso tutto a causa di Israele e ora, dicono, ‘non saprebbero come far consegnare loro i fucili’”.

Altro spazio d’attualità con Michele Serra, che si è invece soffermato sul segretario alla Guerra degli USA, Pete Hegseth. Sguardo rivolto alla riunione dei generali americani, da tutto il mondo, voluta dal ben noto e criticato politico, così come da Trump.

Notizia positiva: i presenti hanno applaudito ben poco, preferendo non partecipare al gioco dei due. C’è dunque una frattura tra lo Stato carnascialesco messo in piedi da Potus e quello reale e istituzionale.

Purtroppo da quel palco sono piovuti messaggi atroci: bisogna prepararsi alla guerra. Contro chi? Chiunque non sia America, rappresenta un rischio per il Paese. Ecco l’estremo riassunto del discorso.