di
Paolo Condò

Sei partite costituiscono un segmento sufficiente per dare una prima profondità alle impressioni di fine estate

E improvvisamente le cinque favorite si ritrovarono ai primi cinque posti. Lo 0-0 di Juve-Milan, il negativo del 4-3 eccessivo col quale la Juve vinse lo scontro diretto con l’Inter, lancia in fuga il Centro-Sud rappresentato da Roma e Napoli. Il Milan perde contatto ma dribbla un altro ostacolo, e il cioccolatino estremo che Modric porge allo sciagurato Leao — che errore! — è il simbolo del plus garantito dal croato. Gara improntata alla robustezza assai più che al genio, con l’eccezione del funambolico Conceicao (perché toglierlo?). Ma desta impressione la quantità di costoso talento messa in campo nel tratto conclusivo, da Leao a Nkunku, da Vlahovic a Openda, e lo zero che ha prodotto.

Le capoliste sono così rimaste due, e quella prevista — il Napoli campione — ha fatto per la quarta volta una fatica inenarrabile per vincere una partita in casa. Passi per il 2-1 di Champions allo Sporting, ma come già il Cagliari battuto al 95’ e il finale ansimante del 3-2 al Pisa, anche il Genoa ha creato grossi problemi a Conte, arrendendosi soltanto al poderoso ritorno di fiamma guidato dal subentrato De Bruyne. Intendiamoci: niente da eccepire sulla scelta di farlo riposare, perfetta per tempistica, ovvero dopo la migliore prestazione del belga da quando è qui. Il problema è stato il resto della squadra, che nel primo tempo aveva le gomme sgonfie. L’aggressione alta del Genoa l’ha imprigionata, il tacco di Ekhator ha ricordato Crespo, e c’è voluta una grande reazione — accesa anche da Anguissa e Spinazzola, oltre che da De Bruyne nuovamente ottimo — per risalire la corrente.



















































Sei partite costituiscono un segmento sufficiente per dare una prima profondità alle impressioni di fine estate, perché negli ultimi quattro anni la seconda pausa nazionali — questa di ottobre — ha sempre visto davanti tre delle quattro squadre destinate alla Champions, e per trovare un futuro campione d’Italia ancora attardato a questo punto del torneo occorre tornare all’Inter di Conte del 2020. Sono precedenti che rassicurano soprattutto la Roma, la meno attesa delle squadre lassù, che a Firenze ha superato un esame: la terribile crisi di risultati che sta asfissiando Pioli (dopo la pausa verrà due volte a San Siro e affronterà il ringalluzzito Bologna) era una motivazione dura da scavalcare, e infatti al primo rimpallo buono Kean ha confezionato un portentoso vantaggio. Ma se il gioco e i gol sono superpoteri ancora in via di sviluppo, Gasperini ha già dotato la Roma dell’implacabile freddezza di chi guarda lontano: tempo un quarto d’ora e aveva rimesso la testa avanti, col solito svolazzo di Soulé e un’arma antica, il timing di Cristante sui corner. 

Da lì in poi è stata pura gestione, subendo un solo grande rischio in un’ora abbondante e sfruttando ogni qualità nascosta della rosa, compresi 30 minuti di Dybala falso nove, che quelli veri restano invisibili. Dopo la pausa si riparte con Roma-Inter, che un po’ a sorpresa sarà il match tra miglior difesa e miglior attacco. Chivu ha finito di ricomporre il puzzle saltato in aria a Monaco, e ci ha aggiunto quella verticalità che è fra i moderni sinonimi di spettacolo. Sarà una bella partita.

6 ottobre 2025 ( modifica il 6 ottobre 2025 | 07:16)