Il tribunale di Roma ha convalidato l’arresto dei due manifestanti fermati dopo i disordini scoppiati al termine della manifestazione per Gaza che si è svolta sabato a Roma con la partecipazione di un milione di persone provenienti da tutta Italia. Dopo la convalida, i giudici hanno rimesso in libertà i due, un 19enne di Padova e un 39enne di Bologna.
Le accuse, a vario titolo, sono di resistenza e lesioni aggravate. Per entrambi, incensurati, il tribunale, nonostante le richieste dell’accusa rappresentata in aula dal pubblico ministero Giorgio Orano, ha ritenuto di non disporre la misura cautelare nei confronti degli imputati. Le due udienze di convalida si sono svolte in aule separate. Ad attenderli fuori a piazzale Clodio alcuni attivisti che avevano organizzato un sit-in davanti al tribunale di Roma. Per loro i processi inizieranno ad aprile e maggio prossimi.
Il video degli scontri all’EsquilinoScontri all’Esquilino dopo il corteo
I disordini sono scoppiati al termine del corteo nella zona dell’Esquilino, tra via Merulana e piazza di Santa Maria Maggiore. Tensioni con lancio di bottiglie, fumogeni e cassonetti contro i contingenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria. Un’auto civetta delle forze di polizia è stata incendiata in via dello Statuto. Prima della manifestazione erano stati sequestrati bastoni, mazze e caschi appartenenti a persone che volevano unirsi alla protesta.
La difesa del 39enne
Il 39enne, accusato di aver lanciato bottiglie e una sedia contro i poliziotti, si è difeso in aula dicendo di essersi “spaventato” perché aveva visto diversi agenti andargli contro e di aver “preso una manganellata in testa”. “Erano le 21:00 e, siccome la metro avrebbe chiuso, ho detto ‘andiamo a Manzoni’, io non ho visto nessun gruppo, ma solo i poliziotti e, incuriosito, sono andato a vedere cosa stesse succedendo e c’erano i poliziotti in antisommossa che avanzavano senza avere davanti nessuno”. “Poco dopo mi sono girato e ho visto un poliziotto venire contro con decisione e per questo sono scappato con un cappuccio e nessun passamontagna”, ha affermato in aula. “Poi ho preso una sedia e l’ho lanciata verso i poliziotti. Fatto questo lancio, che considero un errore – ha detto -, ho visto qualche agente che stava venendo contro e sono fuggito”. Poi è stato fermato. La ricostruzione non ha convinto il pubblico ministero. Per questo è stata chiesta la misura cautelare di obbligo di dimora nel Comune di Bologna.
Il bilancio dei disordini
Un bilancio pesante quello degli scontri scoppiati nella tarda serata di sabato 4 ottobre: 41 feriti tra le forze dell’ordine, 262 persone fermate e identificate e, appunto, i due arresti. Una vera e propria escalation di violenza urbana che ha messo a dura prova il centro della Capitale.
Provenienti da tutta Italia
Secondo quanto ricostruito da RomaToday, le oltre 200 persone identificate provenivano dal centro sociale Askatasuna di Torino, dai gruppi No Tav del capoluogo piemontese e della Val di Susa, oltre che da altri centri sociali e gruppi di Bologna, Frosinone, Firenze, Piacenza, Padova, Milano e Napoli. Tra i fermati figurano anche diversi romani, tra cui alcuni appartenenti a frange ultras della Roma: si tratta di elementi isolati, non legati ai gruppi organizzati. Antagonisti e collettivi avrebbero concordato l’appuntamento nei giorni precedenti il corteo di sabato. Alcuni sono stati intercettati già in mattinata, come testimoniano le “armi” sequestrate dalla polizia. Nel corso della serata del 4 ottobre si sono poi verificate le scene di guerriglia che hanno fatto il giro d’Italia.