Sotto il monolite di una storia del Moderno fatta di uomini eccellenti, una figura come Bursi – la prima donna iscrittasi all’Ordine degli Architetti di Torino, e tra le prime architette accreditate in Italia – non divenne celebre e non ebbe il centro del tavolo: questo non le impedì, specialmente lavorando per l’amministrazione pubblica, di sviluppare un suo percorso autonomo; anzi, in questa penombra forzata prese forma un Moderno avanzato, basato tanto sulle istanze sociali di un abitare urbano democratico, quanto su una ricerca formale fatta tutta di dettagli e materiali selezionati per effetti non scontati.
È un Moderno che si deve andare a scovare in quello che a Torino viene chiamato il Precollina, tra il fiume, la città e le alture boscose che la raggiungono direttamente nel suo centro storico. Qui, in Borgo Crimea, nel 1958 viene completato un edificio di appartamenti che resta in disparte, come la sua progettista, che mette in gioco proprio quei caratteri di contemporaneità e raffinatezza fin dalla facciata, organizzata su piani sfalsati e non paralleli, scavata da terrazzi-loggia, e caratterizzata dal dialogo tra superficie bianca, tracciati geometrici e blocchi di colore tutti disposti su una palette tra verde, turchese e azzurro.