di
Paolo Condò

L’allenatore dell’Inter è a oggi la sorpresa del campionato. Allegri ha sfidato le avversarie più forti ma non è dipendente dal portoghese. Il Napoli ha allestito una giocata di tipo europeo con l’asse De Bruyne-Hojlund

Cristian Chivu è stato il primo allenatore di vertice a finire in una buca, con due sconfitte nelle prime tre gare, e ne è riemerso con l’eleganza di 007 dopo uno dei suoi polverosi cataclismi: si è aggiustato i polsini, ha dato una scrollata al papillon, e con cinque vittorie di fila ha fatto sì che l’Inter partisse in Champions come doveva e rimontasse in A come poteva. Sabato i suoi hanno sculacciato la Cremonese con un calcio che trascura l’orizzontalità per viaggiare verticale verso il gol: 17 i bersagli centrati fin qui, due in più rispetto a entrambe le stagioni scudetto. Sulla distanza delle otto partite (sei di A, due di Champions) Chivu ha tolto 120’ ad Acerbi e 110 a Mkhitaryan, i più anziani della rosa. Con le punte siamo sempre lì, ma Esposito e Bonny sono un’altra cosa rispetto a Taremi e Arnautovic. Chivu è un uomo astuto: dice che non cambia niente e poi cambia parecchio, così i conservatori ascoltano soddisfatti e gli innovatori osservano contenti. La sorpresa in panchina finora è lui. 

In campo, invece, i 515’ giocati da Luka Modric in sei gare hanno fatto fiorire i prati di San Siro e degli altri stadi in cui si è esibito. L’anno scorso per metterne assieme così tanti nel Real dovette unire dodici spezzoni, e questo spiega la gioia che ispira ogni sua giocata, e che a 40 anni suonati esibisce con orgoglio. Luka ha fatto subito ditta con Rabiot, il corridore più intelligente, e Pulisic, l’attaccante più contundente, ma nemmeno lui ha ancora baciato il rospo Leao, ovvero il campione di stoffa purissima rinchiuso nel ragazzo che espone da anni la sua inadeguatezza emotiva. A Torino ha sbagliato due gol colossali, ma se il primo è stato un banale tocco fuori da tre passi, e può succedere, il secondo è stato un tiro malamente sporcato lì dove tutto dell’innesco di Modric ispirava limpidezza. Il Milan ha affrontato fin qui le avversarie peggiori, i suoi 13 punti valgono i 15 di Napoli e Roma. Ma se neanche Allegri riuscirà a svegliare Leao, quest’anno ci sono gli attaccanti per farne a meno



















































Napoli e Roma in vetta, dunque. I campioni hanno allestito una giocata di livello europeo, quel «De Bruyne to Hojlund» che inevitabilmente richiama i cioccolatini belgi per Haaland ai tempi del City. È una sequenza nuova rispetto all’anno scorso, un upgrade che sarà davvero tale quando McTominay ritroverà la vena realizzativa smarrita: per ora Conte non ha aggiunto, ma sostituito, tanto che in sei gare ha segnato soltanto un gol in più. E quello era il problema. La Roma viceversa ha subito in campionato due reti, entrambe da portentosi tiri da fuori, e in Europa soltanto il Porto di Farioli ha fatto meglio, con un gol al passivo. Gasperini, vecchia volpe, motiva i suoi segnalando l’ovvia cautela di chi valuta e a livello di lotta scudetto ancora non si fida. In ogni caso, con 6 punti in più sull’anno scorso quella della Roma è stata la partenza top. 

La Juve, infine, delle prime otto è l’unica a non aver fatto meglio rispetto al 2024: Tudor ha 12 punti su 18 esattamente come Motta, anch’essi frutto di tre vittorie e tre pareggi. È imbattuta come la sola Atalanta — che sta rinvenendo forte perché ha tantissimi giocatori — ma la squadra è spezzata. Manca un ponte che colleghi il centrocampo all’attacco, stante il mancato rilancio di Koopmeiners, e quindi in rosa ci sono un centravanti in più e una mezzala in meno. In attesa che il mercato di gennaio riequilibri le forze, Tudor potrebbe dare una shakerata tattica virando verso il 4-2-3-1. Gli uomini ci sarebbero.

7 ottobre 2025