di
Carla Piro Mander

Si deve alla torinese Angela Miglietti la traduzione (pubblicata nel 1974 da Feltrinelli) di «Our Bodies, Ourselves» scritto da un collettivo americano, che spiegò per la prima volta a tantissime donne come funzionavano i loro corpi

Maxigonne, bandane, pantaloni a zampa. È l’aria di un tempo che rompe col passato e cerca una nuova libertà, personale e politica. È il 1974. In America Nixon annaspa nello scandalo Watergate; in Grecia cadono finalmente i colonnelli, in Portogallo sboccia la Rivoluzione dei Garofani. A Berlino Willy Brandt inciampa nello scandalo Guillaume; in Francia sorprende come Valéry Giscard d’Estaing, «nuovo, giovane e di unione» superi Mitterand, troppo legato al passato. Un fremito percorre l’Occidente, attraversato da una lotta carsica tra conservazione e rivoluzione. L’Italia del 1974, quella di Baglioni e della Carrà, affronta l’austerity. È l’Italia oscura del «golpe bianco», della Rosa dei Venti, di Brescia e dell’Italicus. Ma anche quella che va a votare NO all’abolizione della legge che ha legalizzato il divorzio. A Torino la migrazione interna porta braccia e cuori alla nuova rivoluzione industriale, ma i giorni si stanno facendo di piombo. Cambia la società, stanno cambiando le donne. È il tempo di «Sputiamo su Hegel»: è cominciata la lotta femminista.

Angela Miglietti è giovane, fa la traduttrice e ha fondato il Collettivo delle Compagne, uno tra i primi gruppi femministi torinesi. Insieme a lei c’è Maria Teresa Fenoglio, psicologa, che un giorno rientra da Boston con un libro, Our Bodies, Ourselves, nato da un pamphlet scritto dal Women’s Health Book Collective di quella città. Angela lo legge e capisce subito la forza di quel testo che — scrive Elena Petricola — permetteva «di raccogliere una delle pratiche elaborate tra la fine degli Anni 60 e 70 in numerose parti del mondo: conoscere il proprio corpo, nominarne le parti e le funzioni, riappropriarsene e sentirlo amico e terreno conosciuto, in termini di benessere, sessualità, salute. Angela scrive una lettera al collettivo di Boston. 



















































«We are a group of Italian women of Turin and, as we already wrote you, have translated your pamphlet. Now we wish to print it and we don’t know if this is possible […] we believe that your pamphlet is one of the most genuine books for women we ever read and we think that is would be very important if it will have an Italian circulation» (in sintesi: siamo un gruppo di femministe torinesi, abbiamo tradotto il vostro libro, è importante per le donne, vorremmo stamparlo, fateci sapere se si può). Angela infatti ha tradotto, all’inizio con difficoltà. «Ho cominciato a farlo da sola, con un po’di nervoso», dirà anni dopo in un’intervista. Poi il libro comincia ad attirare l’attenzione di collettivi femministi di altre città, diventa un caso. In America viene ristampato e commercializzato da una grande casa editrice, la Simon&Schuster. In Italia esce nel 1974, mentre si aprono i primi consultori, diventa subito un testo fondamentale per il movimento delle donne. «Avrà un enorme successo, rispecchiando l’esigenza di migliaia di donne di conoscere il proprio corpo senza imbarazzi e vergogne, rispettandosi e rispettandone ritmi ed esigenze».

«Dear sisters — scrive Angela alle compagne di Boston — I’m glad to inform you that your book OBOS has been published by Feltrinelli with my translation. Yours in sisterhood» (in sintesi: il libro è stato pubblicato da Feltrinelli con la mia traduzione). «Dear Angela — rispondono dal Boston Women Health Collective — we were so glad to hear from you. We received some copies of our book in Italian this summer and we jumping in up and down in great excitement. How was it received in Italy? Do many women buy it? Do they feel it is a good book, that it speaks to them, to their problems, that it teaches them something important?» (in sintesi: siamo felici dell’uscita italiana, e lì come va? Lo apprezzano le donne?).

La relazione epistolare tra Miglietti e il collettivo americano durerà per anni, le lettere, custodite all’Archivio delle donne in Piemonte, raccontano come la presa di coscienza delle donne di Boston e di Torino riuscisse a trasformare l’esperienza personale in sapere collettivo. «Dear Angela — da una lettera del ‘77 — I’ve sent a packet of health literature and two copies of the new edition of Obos». Le edizioni si susseguono: Noi e il nostro corpo — questo il titolo italiano — diventa la bibbia di un neo femminismo in cui le donne si sentono finalmente «legittimate a considerare i propri corpi come argomento valido e degno».

All’inizio del Duemila le copie vendute sono circa 4 milioni. E nel ’78 Miglietti scrive: «Mi è difficile e caro al tempo stesso parlare di Noi e il nostro corpo, il manuale di medicina pratica scritto da un gruppo di donne di Boston e pubblicato in Italia da Feltrinelli. Difficile perché lo ritengo un libro importante per il suo contenuto e ancor di più per lo stile con cui è stato scritto, e il modo in cui è stato collettivamente creato […] Feci una follia, lo tradussi da sola e sempre osteggiata. Ma ci credevo talmente che niente mi smuoveva, mi sembrava che fosse mio, era troppo importante che le donne lo conoscessero. E infatti un giorno mi telefonò Feltrinelli per dirmi che lo volevano pubblicare, ma che le donne di Boston avevano messo come condizione che la traduzione fosse la mia».

Ecco. Questa è la storia di un libro che ha cambiato la vita delle donne, e delle lettere ostinate della donna che lo scoprì. Ed è soprattutto la storia dell’intuizione di quanto — come si disse allora — il personale fosse sempre, anche, politico. «Il gruppo di Boston — chiosava Angela Miglietti — che ha saputo creare e mantenere quest’atmosfera nonostante gli inevitabili conflitti, è riuscito a creare qualcosa di valido per tutte noi. In questo senso il loro operato ci offre precise indicazioni di come possiamo lavorare insieme per meglio crescere individualmente e nello stesso tempo essere efficaci politicamente». 


Vai a tutte le notizie di Torino

Iscriviti alla newsletter di Corriere Torino

29 luglio 2025