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L'Ue accusa Temu: «Venduti prodotti illegali sulla piattaforma»
AAffari

L’Ue accusa Temu: «Venduti prodotti illegali sulla piattaforma»

  • 29 Luglio 2025

Secondo un’indagine preliminare della Commissione europea l’app di ecommerce avrebbe violato il Digital Services Act. Il marketplace rischia una multa fino al 6 per cento del fatturato annuo

Vestiti, make up, accessori domestici super economici, ma anche prodotti illegali. Nel vastissimo catalogo degli oggetti proposti sull’ecommerce cinese Temu, ci sarebbero anche numerosi articoli che non sono conformi alle regolamentazioni europee. E che dunque non possono essere venduti ai cittadini Ue. Nell’indagine preliminare che ha evidenziato delle possibili violazioni del Digital Services Act, appena conclusa dalla Commissione europea, si parla ad esempio di giocattoli e dispositivi elettronici che non sono costruiti nel rispetto delle leggi qui in vigore. «Facciamo acquisti online perché abbiamo fiducia che i prodotti venduti nel nostro mercato unico siano sicuri e conformi alle nostre norme. A nostro avviso preliminare, Temu è ben lungi dal valutare i rischi per i propri utenti secondo gli standard richiesti. La sicurezza dei consumatori online non è negoziabile nell’Ue», ha dichiarato Henna Virkkunen, vice presidente esecutiva per la tecnologia, la sicurezza e la democrazia della Commissione Ue. 

L’istruttoria, aperta nell’ottombre del 2024, è stata condotta sfruttando degli acquisti anonimi: sono state evidenziate valutazioni dei rischi imprecise e informazioni confuse. La scarsa attenzione sul catalogo di Temu avrebbe dunque permesso la vendita di prodotti illegali. Ora la società cinese potrà rispondere alle accuse, analizzando i risultati dell’indagine e esercitando il suo diritto di difesa. Se i sospetti della Commissione Ue saranno confermati, rischia una sanzione salatissima, che può arrivare fino al 6 per cento del suo fatturato annuo, che nel 2024 ammontava a oltre 50 miliardi. Significherebbe una cifra di circa 3 miliardi. E non è finita qui, perché l’Ue sta intanto studiando altre possibili violazioni del colosso cinese, tra cui – come dichiara il comunicato – «l’efficacia delle misure di mitigazione adottate, l’uso di caratteristiche di progettazione che creano dipendenza, la trasparenza dei sistemi di raccomandazione e l’accesso ai dati da parte dei ricercatori».



















































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28 luglio 2025

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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