di
Ruggiero Corcella

Ai tre scienziati il riconoscimento per le loro ricerche sulla tolleranza immunitaria periferica. Le loro reazioni incredule all’annuncio. Brunkow: «Credevo fosse spam o qualcosa di simile». Sakaguchi: «Sorpreso e onorato»

Il Premio Nobel per la Medicina 2025 è stato assegnato a Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per le loro ricerche sulla tolleranza immunitaria periferica, il sistema di controllo che impedisce al nostro corpo di fare «harakiri» attaccando sé stesso. L’annuncio è arrivato ieri mattina dal Karolinska Institutet di Stoccolma: ai tre scienziati andranno 11 milioni di corone svedesi, circa un milione di euro, oltre a una medaglia d’oro e a un diploma. Come di consueto la cerimonia di consegna si terrà il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel.
Le scoperte dei tre studiosi hanno portato all’identificazione delle cellule T regolatorie, definite le «guardie di sicurezza» del sistema immunitario. Queste cellule monitorano e frenano la risposta immunitaria, evitando che l’organismo si auto-aggredisca.

Increduli, i vincitori. Mary Brunkow ha detto di aver scambiato la telefonata, giunta in piena notte, «per spam o qualcosa di simile».
Shimon Sakaguchi stava lavorando, nel pieno della sua giornata in Giappone. «Ero appena tornato da una conferenza e poi ho ricevuto questa sorpresa. Quindi sono molto felice», ha commentato. Lo stato d’animo di un vincitore del Nobel? Sakaguchi si definisce sorpreso e onorato del fatto «che il nostro contributo all’immunologia, in particolare alla tolleranza immunologica, sia stato riconosciuto».
In effetti, i loro nomi non erano tra i «papabili», nè si pensava ad un riconoscimento per l’immunologia. E invece, pronostici ribaltati.



















































La scoperta

Ma cerchiamo di capire meglio che cos’è la scoperta. «Il sistema immunitario — spiega Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca — è come una straordinaria automobile che, per funzionare bene, ha bisogno di acceleratori e freni. Trent’anni fa Shimon Sakaguchi scoprì una classe di cellule T, specializzate nel frenare la risposta immunitaria. Mary Brunkow e Fred Ramsdell identificarono poi FOXP3, la molecola che programma geneticamente queste cellule e il cui difetto causa una grave malattia autoimmune, la sindrome IPEX».

Controcorrente

Nel 1995 Sakaguchi sfidò l’ortodossia scientifica dimostrando che la tolleranza immunitaria non si limita all’eliminazione delle cellule potenzialmente dannose nel timo (tolleranza centrale), ma dipende anche da un meccanismo «periferico» di controllo. Sei anni dopo, Brunkow e Ramsdell scoprirono che un’alterazione nel gene Foxp3 rendeva un ceppo di topi vulnerabile alle malattie autoimmuni, e collegarono il difetto all’equivalente umano. Nel 2003, Sakaguchi mise insieme i tasselli, dimostrando che il gene Foxp3 controlla lo sviluppo delle cellule che aveva identificato nel 1995. 

Cellule T regolatorie

Queste cellule, oggi note come cellule T regolatorie, monitorano le altre cellule immunitarie e garantiscono che il nostro sistema immunitario tolleri i propri tessuti. «La scoperta delle cellule T regolatorie ha ridefinito la visione del sistema immunitario: non più una macchina da guerra cieca, ma un organismo capace di discernimento e autocontrollo. Capire come queste cellule mantengano la tolleranza verso il “sé” ha aperto prospettive terapeutiche enormi: dalla possibilità di potenziarle per prevenire rigetti e autoimmunità, fino all’opposto di inibirle in oncologia per liberare la risposta contro i tumori», aggiunge l’immunologo Matteo Iannacone, direttore della Divisione di Immunologia Trapianti e Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Con questo riconoscimento, i Nobel per la Medicina assegnati nella storia salgono a 114. E con Mary Brunkow, le donne premiate diventano quattordici.

7 ottobre 2025 ( modifica il 7 ottobre 2025 | 13:31)