di
Mara Gergolet

L’ex Cancelliera ha presentato il suo libro in Ungheria (dove è stata accolta, con tutti gli onori, da Orbán): e in un’intervista ha detto di aver sostenuto, nel 2021, la necessità di un confronto diretto dell’Ue con Putin. Trovandosi di fronte, però, il netto no di Polonia e Baltici

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BERLINO – Non solo Angela Merkel è andata in Ungheria, accolta da Viktor Orbán come ai vecchi tempi: due gigantesche bandiere ai lati, l’ungherese e la tedesca, come si fa per i capi di governo. A peggiorare le cose, in questa trasferta magiara, l’intervista che ha dato al giornale d’opposizione, Partizan. Un passaggio sulla guerra in Ucraina, in particolare, ha scatenato furiose reazioni nei Paesi baltici e in Polonia.

Rispondendo a come si è arrivati alla guerra, Merkel si è lanciata in un’analisi storica. «A giugno 2021 sentivo che Putin non stava più prendendo sul serio l’accordo di Minsk — ha detto l’ex cancelliera, quando già Putin stava ammassando truppe al confine — Ed è per questo che volevo un nuovo formato in cui noi, come Unione Europea, potessimo parlare direttamente con Putin». Ma questo, dice Merkel, «non era sostenuto da tutti. Principalmente dai Paesi baltici, ma anche la Polonia era contraria». Paesi che, a suo dire, temevano che l’Ue non avesse «una politica comune verso la Russia. In ogni caso, non è successo. Poi io ho lasciato l’incarico e ha avuto inizio l’aggressione di Putin».



















































Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina, in diretta

È seguita una valanga di reazioni. In tanti ritengono che Merkel incolpi, in parte, i Paesi baltici e la Polonia dell’invasione. Il primo ministro lettone, Krišjānis Kariņš, l’ha contraddetta su X: «Le ho molte volte detto che non si può trattare con Putin “in buona fede”, ma lei credeva che i Paesi baltici si sbagliassero. Ero ben consapevole delle opinioni di Merkel, ma sono stupefatto che, dopo tutto ciò che è successo in Ucraina, lei pensi ancora in questo modo». Stesso tono dal ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna: «Solo la Russia è da incolpare per l’aggressione», mentre l’ex primo ministro polacco, il populista Mateusz Morawiecki dice: «Angela Merkel, con la sua intervista avventata, ha dimostrato di essere tra i politici tedeschi più dannosi per l’Europa nel secolo scorso».

Più cattive e inappellabili tante reazioni su X: «Dite quel che volete, alla fine ha finalmente ammesso con chi sta» (Gabrielius Landsbergis, ex ministro degli Esteri lettone); Michael Roth, ex politico Spd: «Dopo Budapest, andrà anche a Vilnius, Riga, Tallinn e Varsavia?»; «irritante», (Ilko-Sascha Kowalczuk, storico); «un imbarazzo per se stessa, la Germania, la Cdu» (Anders Aslund, economista svedese).

epa12419332 A handout photo made available by the Hungarian PM

C’è chi in Germania arriva a paragonare Angela Merkel a Gerhard Schröder. Sono posizioni in realtà molto diverse, tanto più che Schröder — tuttora convinto in modo impenitente che Nord Stream fosse una buona idea — era a libro paga dei russi, come presidente del consiglio di sorveglianza di Gazprom. Però da quando l’ex cancelliera pubblicando la sua biografia Libertà ha rotto il silenzio, e si è espressa sulla Russia, colpisce come su nulla (se non dettagli) abbia fatto mea culpa.

Ripete che lei aveva capito benissimo Putin e le sue mire, ma la questione era come trattare con lui. Sembra testardamente ostinata a difendere il proprio lavoro, non ammettendo di aver frainteso — o sottovalutato — la Russia. Resta probabilmente convinta che una via diplomatica fosse possibile (con lei al governo, beninteso), contro il parere di quasi tutti. Ma mentre difende la propria eredità, legacy direbbero gli obamiani, è sorprendente quando non tenga conto del dopo e della guerra, quanto si mostri poco pragmatica e insensibile allo spirito del tempo, come la Merkel nei suoi anni al comando non è stata mai.

epa12419333 A handout photo made available by the Hungarian PM

epa12419331 A handout photo made available by the Hungarian PM

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7 ottobre 2025