La casa moderna a Bolzano che rivive all’interno di uno storico villino del 1928.
Vivere in una dimora storica non significa dover rinunciare alla contemporaneità, né tanto meno alla praticità della vita quotidiana. Anzi, è proprio il dialogo tra memoria e presente a generare spazi sorprendenti, capaci di raccontare nuove storie senza cancellare quelle passate. È il caso di questa casa moderna a Bolzano, al secondo piano di un villino del 1928, riportato a nuova vita dal team di 02A Studio.
Al secondo piano di un villino del 1928 a Bolzano, il progetto dal team di 02A Studio.Foto di Sara Magni.
Qui, in circa 95 metri quadrati, prende così forma un progetto che è molto più di una semplice ristrutturazione: è un esercizio di equilibrio tra eleganza e funzionalità, un luogo in cui ogni dettaglio – dagli specchi bronzati alle boiserie tessili, fino alle arcate che incorniciano la cucina – contribuisce a dare respiro e identità allo spazio. Il risultato è un ambiente che unisce il fascino del passato alla freschezza del design contemporaneo, trasformando l’abitare in un’esperienza autentica e raffinata.
«Ho voluto reinterpretare questa dimora in funzione delle esigenze del nuovo proprietario», raccontano gli architetti, «ma anche del suo inseparabile cane Gino, a cui si deve il nome stesso del progetto: Casa Gino».
In soggiorno, il divano Anfibio di Alessandro Becchi per Giovannetti diventa il regno dell’amato Gino. Sul mobile a sinistra la lampada Snoopy di Achille e Piergiacomo Castiglioni per Flos, mentre a destra spicca il tavolino di Gae Aulenti per FontanaArte.Foto di Sara Magni.
Sempre in soggiorno, l’iconica coppia di poltrone Le Bambole di Mario Bellini per B&B.Foto di Sara Magni.
A fare bella mostra di sé, la lampada Snoopy di Achille e Piergiacomo Castiglioni per Flos.Foto di Sara Magni.
Benvenuti a Casa Gino
All’entrata si prova subito una sensazione di meraviglia: una parete rivestita in specchio bronzato dilata visivamente il corridoio e, allo stesso tempo, cela al suo interno i volumi necessari ai locali di servizio. Come una “finestra segreta” che custodisce la funzionalità con discrezione.