La decisione era nell’aria da settimane, ma ora è ufficiale: dal 2026 il team ciclistico Israel–Premier Tech non esisterà più con questo nome. La squadra, nata con l’obiettivo dichiarato di “promuovere Israele nel mondo attraverso lo sport”, ha annunciato un profondo rebranding, togliendo ogni riferimento allo Stato ebraico da maglie, loghi e comunicazioni ufficiali.

Dal 2026 la Israel-Premier Tech cambia pelle

“Abbiamo deciso di rinominare il team e rinnovare il marchio, allontanandoci dall’attuale identità israeliana”, si legge nella nota diffusa sui social dal quartier generale della formazione.

Una scelta che arriva dopo mesi di tensioni, proteste e prese di posizione che hanno travolto la squadra, fino a renderne insostenibile la presenza nelle principali corse del calendario internazionale, con contestazioni eclatanti in diretta televisiva mondiale al Giro d’Italia e al Tour de France.

Le proteste pro Palestina alla Vuelta

Il punto di non ritorno è stato raggiunto durante la Vuelta di Spagna 2025. In un clima sempre più acceso per le manifestazioni pro Palestina, la presenza del team israeliano è diventata il catalizzatore di contestazioni violente.

Striscioni, cori, blocchi stradali e persino atti di sabotaggio – come l’abbattimento di un albero lungo il percorso galiziano – hanno costretto gli organizzatori ad annullare l’ultima tappa.

Proteste pro Palestina a Madrid: neutralizzata l'ultima tappa della Vuelta 2025

Alcuni corridori sono stati scortati fino ai pullman, mentre la premiazione finale si è svolta nel parcheggio di un hotel, lontano dalle telecamere e dal pubblico. Scene surreali per uno sport che vive di contatto e passione popolare.

L’effetto domino: sponsor in fuga e abbandoni illustri

Il ciclismo, si sa, vive di sponsor. E quando il clima politico si fa rovente, le aziende scappano. Dopo le proteste spagnole, Factor Bikes, storico fornitore del team, ha iniziato a prendere le distanze chiedendo un cambio di nome e immagine.

Israel toglie il nome dalle maglie alla Vuelta

A ruota, alcuni corridori chiave hanno scelto di andarsene: Derek Gee ha risolto anticipatamente il contratto “per motivi legittimi”, Matthew Riccitello è passato alla Decathlon, mentre persino Chris Froome, simbolo della squadra e azionista di Factor, ha messo in dubbio la propria permanenza.

La squadra, già alle prese con difficoltà sportive, si è trovata improvvisamente a corto di certezze: solo 17 corridori sotto contratto per la stagione 2026 e un’identità in crisi.

L’addio di Sylvan Adams: un cambio ai vertici

A dare peso alla svolta è stato anche l’annuncio del fondatore e principale finanziatore, Sylvan Adams.
Il miliardario canadese–israeliano, noto per le sue posizioni filo-sioniste e per aver definito il team “uno strumento di diplomazia sportiva”, ha dichiarato che dal 2026 si farà da parte.

“Non parlerò più a nome della squadra – ha scritto – e mi concentrerò sul mio ruolo di presidente del Congresso Ebraico Mondiale”.

Un passo indietro che segna simbolicamente la fine dell’era “israeliana” del team, lasciando spazio a un progetto più neutrale e globale.

La rinuncia alle corse italiane

Prima ancora dell’annuncio ufficiale, il segnale era arrivato dalle ultime gare in queste ultime settimane di calendario ciclistico 2025. Dopo le proteste di piazza registrate in Italia – in particolare a Bologna e Varese – la squadra aveva cancellato la propria partecipazione a tutte le classiche autunnali: Giro dell’Emilia, Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine e GranPiemonte. Un gesto che molti avevano interpretato come un preludio alla decisione definitiva. Al momento in cui pubblichiamo questo articolo la Israel-Premier Tech risulta iscritta al Giro di Lombardia – la Classica delle “foglie morte”, ultima gara in calendario nella stagione professionistica.

Verso una nuova identità

Il nome del nuovo team non è ancora stato svelato, ma nelle ultime gare disputate la formazione aveva già corso con la sigla IPT, evitando ogni riferimento a Israele. Secondo indiscrezioni, il progetto punta a una squadra “inclusiva, internazionale, e focalizzata sulla crescita di giovani talenti da tutto il mondo”.

Nel comunicato ufficiale si legge: “Il progresso nello sport richiede sacrificio. Questo cambiamento è essenziale per garantire il futuro della squadra e restare fedeli alla nostra promessa: formare campioni globali del ciclismo”.

Sincero pentimento o mossa di facciata? Solo la strada dirà se questo cambio è davvero una svolta o solo una fuga.

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