Con l’arrivo della stagione fredda, il dottor Rino Agostiniani, presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), guida i genitori nella prevenzione e gestione dell’influenza e di altre malattie nei bambini. L’esperto offre indicazioni su vaccini, sintomi e rischi, con un’attenzione particolare alla protezione dei più fragili, come neonati e nonni.




Che stagione influenzale ci aspetta per i bambini?

«L’aspettativa è simile a quella del 2024. La prevalenza è attesa da dicembre 2025, con un picco che si protrarrà per circa tre mesi, fino a febbraio 2026. Non ci sono segnali che indichino qualcosa di diverso. I momenti critici saranno probabilmente il rientro dalle vacanze di Natale e la seconda metà di gennaio e inizio febbraio, quando i contagi tendono ad aumentare».



Qual è il ruolo del sistema immunitario nell’influenza e chi è più a rischio?

«L’influenza è una malattia che, in individui sani, viene generalmente superata grazie al sistema immunitario, che è in grado di debellare il virus. È fastidiosa, ma nei bambini sani il processo funziona bene. Il problema sorge in soggetti più fragili (come gli anziani o chi ha malattie croniche), in chi vive situazioni di stress o in chi è reduce da precedenti infezioni che riducono temporaneamente la capacità di risposta immunitaria. In questi casi, l’influenza può essere più rischiosa».



Parliamo di prevenzione: quanto sono importanti i vaccini?

«Il vaccino è una strategia chiave per potenziare il sistema immunitario. È particolarmente raccomandato per gli anziani, che però si vaccinano poco, nonostante siano fragili. Per i bambini, il Ministero della Salute raccomanda il vaccino dai 6 mesi ai 6 anni. Esiste anche il vaccino spray nasale (che si somministra a partire dai 2 anni), molto più gradito dai piccoli e con un’efficacia paragonabile a quello tradizionale».



I più piccoli sono spesso a contatto con i nonni.

«Sì, per questo è necessario vaccinare i nonni. I bambini, spesso asintomatici o con sintomi lievi, possono essere “untori” e trasmettere il virus agli adulti più vulnerabili».



Come si curano i bambini con l’influenza?

«Gli antibiotici non servono contro l’influenza, che è una malattia virale. Anzi, il loro uso inappropriato può essere dannoso. Raccomando a genitori e colleghi di evitarli. Per alleviare i sintomi, si possono usare farmaci come il paracetamolo, che aiuta a ridurre febbre e malessere, supportando il bambino mentre il suo sistema immunitario combatte il virus. L’obiettivo è rendere il decorso meno fastidioso».



Quali sono i sintomi dell’influenza nei bambini e come distinguerla da altri virus, come il Covid?

«L’influenza si manifesta con sintomi respiratori come naso chiuso, malessere generale e febbre.

Nei bambini più piccoli possono esserci anche sintomi gastrointestinali. A differenza di altri virus, con l’influenza si sta generalmente male. Distinguere l’influenza dal Covid o da altri virus “cugini” non è semplice, soprattutto nella fase iniziale. Solo un pediatra o in ospedale, con test specifici, si può farlo con certezza. L’andamento e la durata dei sintomi, però, possono dare indizi: a fine gennaio, ad esempio, è più probabile che sia influenza».

Quando è meglio non mandare un bambino a scuola?

«Se il bambino ha febbre, è molto abbattuto o mostra un peggioramento delle condizioni generali, è meglio non mandarlo a scuola. Anche dopo la guarigione, è consigliabile aspettare un po’ prima del rientro, perché l’influenza deprime il sistema immunitario, aumentando il rischio di nuove infezioni. Il virus è già contagioso un paio di giorni prima dei sintomi e la contagiosità si esaurisce generalmente dopo la fine della sintomatologia influenzale».



E per quanto riguarda il Covid nei bambini?

«Il Covid ha avuto un impatto marginale sui bambini rispetto agli adulti. Oggi è gestibile e non rappresenta più una minaccia significativa per i più piccoli. Non consiglio il vaccino Covid per i bambini, salvo in casi particolari con condizioni di salute specifiche. I bambini, per le caratteristiche della loro risposta immunitaria, hanno avuto forme meno gravi».



Ci sono altri vaccini importanti da considerare?

«Assolutamente. Vaccini come quelli contro morbillo, papilloma virus, meningite e meningococco sono fondamentali. Dobbiamo mantenere alta la vigilanza, evitando di seguire esempi fuorvianti, come alcune tendenze negli Stati Uniti, dove la copertura vaccinale è meno rigorosa. Il morbillo, in particolare, rimane una malattia pericolosa da prevenire».





Quanto è pericoloso il virus respiratorio sinciziale per i neonati?

«Il VRS è molto rischioso nei primi 6 mesi di vita, causando spesso bronchiolite che può richiedere terapia intensiva. L’immunoprofilassi con anticorpi monoclonali ha ridotto i casi gravi. Esistono vaccini per adulti e donne incinte».



Cosa si sottovaluta in genere?

«La pertosse. È pericolosa per i neonati, con rischi anche letali. Vaccinare le donne incinte permette di trasferire anticorpi al bambino. I casi stanno aumentando, spesso trasmessi da adulti come i nonni».



L’influenza aviaria, di cui tanto si è parlato, è una minaccia reale?

«L’aviaria potrebbe trasmettersi tra umani, ma le malattie note come VRS e pertosse sono più preoccupanti. Dobbiamo prepararci per nuove epidemie, ma la priorità è gestire i rischi attuali con vaccini e prevenzione».



Un ultimo consiglio per i genitori?

«Osservate il vostro bambino: se è brillante, mangia e ha voglia di giocare, probabilmente può andare a scuola. Ma proteggete i nonni, che sono più a rischio. Vaccinare gli anziani è la priorità assoluta per ridurre i casi gravi di influenza, considerando che i più piccoli possono trasmettere il virus senza mostrare sintomi gravi».




Ultimo aggiornamento: mercoledì 8 ottobre 2025, 05:00





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