E non si dica che la premier Meloni non si lascia intervistare dalla stampa italiana. Nella serata di ieri, martedì 7 ottobre, la presidente del Consiglio è stata ospite per ben due volte di Bruno Vespa, prima nella trasmissione “Cinque Minuti” e poi a “Porta a Porta” (qui la puntata integrale). Tantissimi i temi discussi nel doppio intervento, dalla situazione a Gaza alla Flotilla, passando per le elezioni regionali e la nuova manovra economica.
Meloni e il piano di Trump su Gaza
In una data simbolicamente tragica dopo l’attentato di Hamas che ha innescato la violenta reazione di Israele, il tema principale dell’intervista alla premier non poteva che essere la situazione sulla Striscia di Gaza e il piano di pace proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Apre oggettivamente più di uno spiraglio per una tregua in Medio Oriente. È il piano sul quale c’è stata una convergenza quasi totale, anzi direi totale, di paesi europei, paesi arabi, autorità nazionale palestinese, la stessa Hamas, seppur con qualche distinguo. Chiaramente è un percorso molto fragile e bisogna lavorarci tutti quanti insieme con forza. L’Italia sicuramente c’è”.
Giorgia Meloni ha poi parlato della denuncia ricevuta per “concorso in genocidio” e del clima che si starebbe “imbarbarendo” in Italia: “Con il ministro Crosetto, il ministro Tajani e credo l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, siamo stati denunciati alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio. Ora io credo che non esista un altro caso al mondo e nella storia di una denuncia del genere”.
“Temo un clima che si sta imbarbarendo parecchio – ha aggiunto -. L’Italia è una nazione che questa storia l’ha già affrontata. Vedo molte cose che cominciamo a dare per normali e normali non sono. Io non conto più le minacce di morte, non faccio in tempo neanche a segnalarle. E penso che qui ci siano anche delle responsabilità. Vedo responsabilità di chi per esempio dice che tu hai le mani sporche di sangue, di persone che fanno parte della classe dirigente di questa nazione che dicono che io e questo governo siamo complici di genocidio. Io penso che non si abbia più il senso delle parole che si usano. Questo è molto grave”.
La Flotilla e il confronto sugli aiuti umanitari
Da Gaza alla Flotilla il passo è breve: “Sulle navi degli attivisti c’erano circa 40 tonnellate di aiuti – ha sottolineato la premier -. Ora, il governo italiano ha consegnato 2.300 tonnellate d’aiuti. 40 tonnellate le nostre istituzioni le consegnano in una mattinata con due aerei. Quindi non serve rischiare, non serve mettersi in pericolo, non serve creare problemi alla propria nazione. Il blocco navale a Gaza c’è dal 2009, non si era accorto Giuseppe Conte che c’era un blocco navale? Perché non ha posto il problema?”.
Quanto alle manifestazioni per Gaza e la Flotilla, “io sono rimasta scioccata dal fatto che uno degli striscioni di testa fosse quello che inneggiava al terrore del 7 ottobre”. “Penso che quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo, forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva, quindi penso che su questo bisogna fare tutti un po’ più attenzione, sempre avendo grande rispetto per le tantissime persone che sono scese in piazza per una materia che chiaramente è sentita”.
“Sullo sciopero non sono stata dura”
La premier ha poi virato sulle contestazioni avvenute in Italia: “Nei tre anni in cui noi siamo al governo, la Cgil ha indetto quattro scioperi generali e lo fa mentre aumentano i dati di occupazione, aumentano i salari, diminuisce la precarietà e infatti fanno lo sciopero generale su una materia di politica estera che è sostanzialmente un altro unicum nella storia del sindacato. Io penso banalmente che sia pretestuoso e penso che la Cgil sembri molto più interessata a difendere la sinistra piuttosto che a difendere i lavoratori”. Sullo sciopero generale “non sono stata particolarmente dura, ho detto quello che penso, come sempre, ovvero che lo sciopero generale era pretestuoso”.
Commentando le contestazioni contro la Lega a Livorno, Meloni spiega di temere che ci “sia un clima che può peggiorare se non richiamiamo tutti al senso di responsabilità e lo dico da persona che sta a stare nella dimensione del conflitto della politica, però qui stiamo cominciando a sperimentare qualcosa di un po’ diverso e penso che si stia sottovalutando anche da parte di chi ha pensato di fomentare la piazza. Attenzione, che poi le cose sfuggono di mano”.
La presidente del Consiglio ha anche voluto chiarire il nodo dei miliardi spesi in armi: “Il messaggio che passa è ‘spendete in difesa perché siete guerrafondai’. No, è esattamente il contrario. Tu spendi in difesa per garantire la pace, spendi in difesa perché la pace non si costruisce decantandola o sventolando le bandiere. La pace si costruisce con la deterrenza, cioè se tu vuoi essere certo o ragionevolmente certo di avere pace, devi rendere molto pericoloso muoverti guerra”.
La manovra e le elezioni regionali
In vista della manovra “dovremmo darci l’obiettivo di dare anche un segnale al ceto medio, che pure è molto importante. Noi ci siamo concentrati finora sui redditi più bassi e io credo che sia importante adesso cercare di allargare la platea. Dipende sempre dalle risorse che si hanno complessivamente, ma ci sono diverse possibilità” per un taglio delle tasse “per la fascia che arriva ai 50mila euro”, ha spiegato Meloni. Sull’ipotesi di un contributo da parte delle banche in vista della manovra, Meloni spiega che nei confronti delle banche “non ho alcun intento punitivo. Gli istituti di credito sono un asset strutturale di questa nazione, lo scorso anno abbiamo dialogato con serenità e abbiamo trovato una soluzione, confido che si possa fare lo stesso anche quest’anno”.
Invece, parlando delle regionali, Meloni sostiene di non vedere “assolutamente nervosismi all’interno della maggioranza. Sono molto contenta, chiaramente, per queste ulteriori due vittorie” nelle Marche e in Calabria. “Ho la conferma che gli italiani vedono i risultati” del governo, rivendica la presidente del Consiglio, che poi aggiunge: “Mi pare che gli italiani capiscono quando si tenta di trattarli da scemi, come si fa quando il giorno prima del voto si propone la sospensione del bollo auto per i calabresi o come si fa addirittura quando, come è accaduto nelle Marche, si dice ‘vota per me nelle Marche e avrai lo Stato di Palestina’. Penso che gli italiani invece dimostrino di guardare ai risultati di governo, che sia in Calabria che nelle Marche erano buoni risultati, e mi pare che sia anche quello che accade con il governo nazionale”.
L’ipotesi Quirinale e la legge elettorale
Poi una “frecciata” a Renzi, che l’aveva accusata di aspirare al Quirinale: “Il problema di quelli che hanno pensato tutta la vita a pensare solo a che incarico dovessero ricoprire è che pensano che gli altri siano come loro. Io ragiono in maniera un pochino diversa. Sto facendo il presidente del Consiglio, posso garantire che mi basta e avanza. Dopodiché però, rispetto alle parole del senatore Renzi, ‘faremo di tutto per impedirglielo’, non mi sono muove. Cioè, l’opposizione parla solo di me”.
Poi il passaggio sulla legge elettorale: “Se si facesse, sarei per una legge che vada bene anche per il premierato e quindi con l’indicazione del premier sulla scheda. Il premierato va avanti, per questo non vale la pena fare una legge elettorale e poi farne un’altra dopo il referendum sul premierato. Quanto all’autonomia differenziata è una riforma che noi ovviamente vogliamo portare a termine. Sulle materie non Lep, con le regioni che ne hanno fatto richiesta, penso che per la fine di quest’anno qualcosa vedremo”.
La riforma della giustizia
L’intervista a “Porta a porta” si è conclusa parlando della riforma della giustizia: Io penso che noi stiamo dando all’Italia agli italiani e alla giustizia una occasione storica, che è l’occasione di liberare la magistratura italiana dai condizionamenti della politica, dalla malapianta delle correnti politicizzate e così facendo diamo la possibilità di rafforzare la separazione dei poteri”.
“Sul referendum io la mia parte l’ho fatta – ha sottolineato la Meloni -. Noi ci siamo impegnati a fare una riforma, abbiamo fatto quella riforma. Dopodiché, quella riforma a un certo punto arriverà al cospetto del popolo italiano e sarà il popolo italiano a dover dire come la pensa. L’unica cosa che io spero è che quando gli italiani voteranno lo facciano in base al merito della riforma, perché comunque vadano questi referendum, non avranno conseguenze sul governo”.