L’ex difensore e il reparto arretrato dei bianconeri, che non ha nessuno convocato nella rispettiva nazionale: “Ma oggi nessuna difesa italiana è di gran elogio, colpa della zona. Così è molto più facile segnare per un attaccante”
Giornalista
8 ottobre – 09:40 – MILANO
Con Scirea e Cabrini ha costituito una delle linee difensive più forti di sempre: insieme hanno scritto pagine di storia della Juve e della Nazionale, vincendo sei scudetti, due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa, oltre all’indimenticabile Mondiale del 1982. Da allenatore ha guidato l’Under 21 alla vittoria degli Europei del 2004 e adesso, dall’esterno, Claudio Gentile si trova a osservare una Juve che non ha più difensori convocati con le rispettive nazionali.
Claudio Gentile, nessun componente della difesa della Juventus è stato convocato in nazionale.
“Sinceramente, non mi sembra una grande difesa. C’è un modo di marcare che non può dare risultati sorprendenti. Quando penso a come dovevo marcare io e come marcano oggi, mi viene un po’ di tristezza”.
“Ogni selezionatore fa le sue scelte, sceglie i convocati e cerca sempre il migliore. Se le loro decisioni hanno preso altre direzioni…”.
La Juventus non ha difensori abbastanza forti o il problema è come difende di squadra?
“Non è solo la Juventus, direi che quasi nessuna difesa italiana è di grande elogio. È cambiata la mentalità, con questa marcatura a zona: non è come prima, quando ti attaccavi al tuo avversario per impedirgli di toccare la palla. Adesso è molto più facile segnare per un attaccante, perché la marcatura non è più a uomo, ma a zona: questi sono i risultati”.
Troppo spazio alle punte, insomma.
“Proprio quello, non c’è una marcatura a uomo. Una volta se il tuo uomo faceva gol, non giocavi la domenica dopo. Era un impegno al 100%”.
Oggi ai difensori si chiede di più di impostare e avere buone qualità con i piedi: si sottovaluta il puro aspetto difensivo?
“È possibile. Però già nel nostro calcio c’era il terzino fluidificante, non più solo il difensore fisso, ma anche allora resistevano marcature a uomo su certi giocatori. Ricordo per esempio Cabrini, che era un terzino anche offensivo e aiutava la squadra”.
C’è un difensore della Juventus che le piace in particolare?
“Sinceramente non ci sono giocatori che mi esaltano, cercano tutti di fare il loro lavoro. Non vorrei fare nomi. Penso che l’allenatore debba lavorare molto sulla fase difensiva, perché se non prendi gol la partita finisce almeno 0-0, poi se fai gol vinci. È tutto legato a questo, a subire meno gol possibili”.
È una mentalità che è cambiata già dai vivai?
“Sì, nelle giovanili inculcano già la marcatura a zona. Se dovessi allenare ora sarebbe dura per me far marcare a zona. Io esigerei una marcatura a uomo: dove va l’avversario devi andare anche tu”.
Bonucci, Barzagli e Chiellini difendevano a zona, però poi si entrava difficilmente nella loro area, Non lasciavano spazio agli avversari.
“Esatto, quello è il segreto. Stando vicino al tuo avversario difficilmente gli permetti di fare qualcosa. Se sei a un metro di distanza e lo marchi così “a occhio”, quando gli arriva la palla può fare tante cose: tirare, scattare. Ma se stai vicino gli è più difficile”.
In generale cosa ne pensa di questo inizio di stagione dei bianconeri di Igor Tudor?
“Purtroppo non si può pretendere molto. Non è una squadra partita per centrare lo scudetto, fa fatica anche a costruire il gioco a volte. Speriamo che l’allenatore riesca a dare un nuovo cambiamento d’immagine, per essere una squadra veramente di buon livello in difesa e in attacco”.
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