di
Gabriele Bojano

Nato l’8 ottobre 1955 a Salerno, morì a 41 anni vittima della droga e dell’Aids. Entrò in hit parade con «Ti chiami Africa». Chiamato a sostituire per uno spettacolo il celebre ballerino russo, poi andrà con lui in tour nel mondo

Se la sregolatezza non avesse prevalso sul genio, Enzo Avallone, indimenticabile ballerino salernitano scomparso prematuramente nel 1991, oggi avrebbe compiuto 70 anni.  Chissà, forse avrebbe spento le candeline attorniato dal cast dell’ultimo programma televisivo di cui avrebbe curato le coreografie, forte della sua lunga e qualificata esperienza. Oppure, e l’ipotesi appare più plausibile, avrebbe festeggiato con tutti gli allievi della sua rinomata scuola di danza a Salerno. Le «sliding doors» in questo caso non sono però affatto di conforto perché a prevalere, oggi come allora, rimane l’amarezza e la rabbia per un talento dissipato troppo in fretta. 

Enzo Avallone nasce a Salerno l’8 ottobre del 1955. Il padre, un ex pallanuotista che poi diventerà noto come ristoratore, brillerà nella sua vita e in quella della sorella Maria, di tre anni più piccola, per totale assenza: li abbandona entrambi, infatti, quando lui ha tre anni e lei tre mesi. Nonostante tutto, però, Enzo non proverà mai rancore nei suoi confronti. La madre e la zia sognano per lui una carriera da medico ma il piccolo Enzo, all’età di sette anni, comincia a muovere i primi passi nel mondo della danza. Inizia i suoi studi al Centro Studi Danze Classiche di Salerno diretto da Valeria Lombardi, per poi continuare con Walter Venditti del Teatro alla Scala di Milano. La sua formazione artistica prosegue a Cannes con Rossella Hightower e a Bologna con Alfredo Koller. Debutta in teatro come primo ballerino agli inizi degli anni ’70 con una rappresentazione della Carmen di Bizet, condividendo il palcoscenico con Kayo Mafune (del Tokyo Ballet), e Margherita Trayanova dell’Opera di Stato di Sofia.



















































Ha una formazione classica, è un ballerino di danza classica e in giovanissima età si trova a dover sostituire in uno spettacolo Rudolf Nureyev, con cui poi in seguito dividerà il palcoscenico. Si esibisce alla Fenice di Venezia, al Teatro Regio di Torino, al San Carlo di Napoli e un po’ in tutta Italia. Eppure il destino vuole che non sia il balletto classico a dargli notorietà: nel 1977 conosce a Roma il ballerino e coreografo Franco Miseria che, dopo un provino, decide di aprirgli le porte della Rai e lo lancia nel programma Piccolo Slam dove balla con la scatenata Stefania Rotolo. Ormai è fatta, nell’ottobre 1979 festeggia i suoi 29 anni in prima serata su RaiUno ballando nel varietà del sabato sera abbinato alla Lotteria Italia: «Fantastico». Avallone è il protagonista della sigla d’apertura Disco Bambina, al fianco di una showgirl americana per la prima volta in Italia: Heather Parisi. Nel corso del varietà la sua figura assume via via più consistenza da quando Beppe Grillo, comico allora emergente ancora poco interessato alla politica che presentava lo show con Loretta Goggi, inizia a citarlo nei suoi monologhi chiamandolo “Truciolo”, in riferimento alla sua folta e riccioluta capigliatura bionda. «Sarebbe stato peggio se mi avesse chiamato segatura», scherzò una volta il destinatario del nomignolo.

Sull’onda dell’improvvisa popolarità, Truciolo diventa immediatamente l’idolo dei più giovani: riceve migliaia di lettere, ragazzi e ragazze si confidano con lui, chiedono consigli, gli dichiarano amore incondizionato o solo sconfinata ammirazione. Nel 1980 il presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nomina cavaliere del lavoro. Avallone lavora al fianco anche di Rudolf Nureyev e Luciana Alarante in tournée internazionali e riscuote il plauso della critica e premi. Sempre nel 1979 appare al cinema insieme a Gloria Piedimonte nel film Baila Guapa. Nel 1980 debutta invece come cantante incidendo il suo primo 45 giri con i brani Ti chiami Africa e Sorrisi, scritti per lui da Silvio Testi, Dina Tosi e Franco Miseria. Le canzoni ottengono un buon successo di pubblico. L’album Viaggio (Sky Bird Symphony), pubblicato nel medesimo anno, e i successivi singoli Ghiaccio (1981) e Calipso (1982) non riescono tuttavia a eguagliare i risultati del vinile di esordio.

Nel 1982 sembra arrivare per lui la prima grande opportunità come attore televisivo: viene infatti contattato dalla Rai per interpretare il ruolo principale dello sceneggiato televisivo Marco Polo, co-produzione italo-americana diretta da Giuliano Montaldo. Per motivi mai chiariti (ma sembra che lui non fosse convinto dell’ulteriore metamorfosi come attore), pochi giorni prima dell’inizio delle riprese viene decisa la sua sostituzione con l’attore statunitense Ken Marshall. È l’inizio di una parabola discendente lenta e inarrestabile che culmina con l’arresto, il 1 aprile del 1988, nel suo appartamento, per detenzione di cinque grammi di cocaina. Già ai tempi di Fantastico era finito sui giornali perché fermato e poi rilasciato per acquisto di droga. Truciolo cade e si rialza, riprende a partecipare a spettacoli teatrali ma non è più quello di prima. Nel 1990 Renato Greco lo invita a partecipare a un suo spettacolo ma Truciolo già mostra i segni della malattia che lo sta divorando. Muore di Aids in una clinica di Salerno il 3 gennaio del 1997. Ha solo 41 anni. «Enzo era nato ballerino – è il ricordo di Pina Testa, che con Avallone condivise una trionfale tournée in America Latina – entrava in sala prove senza nemmeno riscaldarsi alla sbarra, faceva cinque piroette e basta. Spettacoli preparati la mattina per la sera con professionalità, amore e competenza unica. Bastava uno sguardo tra noi per capire cosa fare».


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8 ottobre 2025 ( modifica il 8 ottobre 2025 | 11:35)