Si inaugura mercoledì 8 ottobre, alle 17.30 al Museo Civico di Bari la mostra «Sorprendente Novecento», dedicata alla lunga e intensa carriera d’architetto di Onofrio Mangini, nel centenario della nascita.
Curata da Nicola Signorile e Donato Stefanelli, la rassegna sarà introdotta da Angela Barbanente (presidente della Società Italiana degli Urbanisti) e dallo storico dell’architettura Francesco Moschini, accademico di San Luca, dopo i saluti istituzionali del sindaco Vito Leccese e dei presidenti dell’Ordine degli architetti e dell’Ance, coorganizzatori dell’iniziativa.
Progetti, disegni, documenti, plastici e rilievi raccontano un maestro che ha segnato il paesaggio urbano di Bari, proiettandolo in un contesto internazionale di innovazione tecnologica e sperimentazione dei linguaggi. L’anticipo sui tempi è un tratto ricorrente dell’architettura di Mangini ed è ciò che ne ha fatto, insieme alla rara sua eleganza, una figura singolare, ribelle verso lo stile e autonoma dalle mode.
Onofrio Mangini attraversa negli anni del secondo dopoguerra le contraddizioni della architettura italiana, che si fanno estreme nella scuola romana, roccaforte della linea monumentalista e reazionaria. Laureato nel 1951, Mangini non ancora trentenne ottiene il secondo premio nel concorso per piazza del Ferrarese, dove mostra a quale cultura del costruire aderirà negli anni successivi, tra i rimandi a Le Corbusier e le suggestioni di Oscar Niemeyer e di Lucio Costa. E nella Bari che si espande, con il piano di Poggiofranco e la chiesa di Santa Maria Maddalena, Mangini vede riflessi gli scorci di Brasilia, città di fondazione.
L’apertura della mostra coincide con l’annuncio della tutela comunale di architetture contemporanee e la discussione sul Piano urbanistico generale, cui la rassegna offre un contributo storico e critico. In esposizione, decine di progetti, dal primo padiglione della Meccanica alla Fiera del Levante ai porti turistici degli ultimi anni, opere costruite come i palazzi De Florio e Labellarte e progetti irrealizzati come i villaggi turistici di Mancore e di Torre Incina, architetture demolite (la clinica Villa Bianca) oppure trasfigurate (l’Hotel Leon d’Oro) o ben conservate come la chiesa di Santa Maria Maddalena, di cui il Museo civico offre una visione inedita e suggestiva con il rilievo digitale realizzato da Valentina Castagnolo e Anna Christiana Maiorano.
Numerose le collaborazioni alla mostra e al catalogo edito da Adda, con i testi di Nicola Signorile, D. Danilo Stefanelli, dell’urbanista Mariella Annese, dell’architetto Lorenzo
Netti, degli storici Francesco Maggiore e Francesco Gismondi; Nicolò Montuori, Giuseppe Fraddosio hanno curato il regesto delle opere; i modelli tridimensionali sono stati realizzati da Davide Cascione con gli studenti del Collettivo La Volpe mentre Nicola Cavallera è autore di otto ritratti fotografici di altrettante architetture significative e l’artista Michele Di Leone ha costruito uno spettacolare plastico. Nel catalogo vengono anche riproposti testi di Bruno Barinci, Vittore Fiore, Francesco Moschini, Alberto Selvaggi e dello stesso Onofrio Mangini.
La mostra è promossa dalla Città di Bari e ha ottenuto il patrocinio dell’Università degli Studi di Bari, del Politecnico di Bari, della Città Metropolitana di Bari e della sezione di Italia Nostra, con il sostegno della Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
La mostra sarà visibile fino al 9 novembre secondo gli orari del museo (dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 18:30, sabato, domenica e festivi dalle 9:30 alle 13:30) e secondo le modalità di accesso al museo (biglietto di ingresso intero: 5 euro, ridotto: 3 euro). La prenotazione è necessaria solo per i gruppi superiori a 10 visitatori.