Secondo una ricerca della Commissione europea, intitolata “Studio sull’implementazione dell’intelligenza artificiale nell’assistenza sanitaria”, l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento chiave per affrontare le sfide sempre più complesse che i sistemi sanitari dei Paesi europei si trovano oggi a fronteggiare, dall’invecchiamento della popolazione, alla crescita delle malattie croniche, fino all’aumento dei costi e alla carenza di personale sanitario qualificato, contribuendo a migliorare l’efficienza dei servizi, ridurre i carichi burocratici e rafforzare i percorsi diagnostici e terapeutici. Tuttavia, il rapporto sottolinea come l’adozione di queste tecnologie nella pratica clinica sia ancora lenta e disomogenea. Il documento, commissionato dalla Direzione Generale per la Salute mostra come l’Unione europea sia in una posizione privilegiata per guidare un’espansione dell’IA in sanità che sia sicura, etica, equa ed efficace, garantendo al contempo la tutela dei diritti fondamentali dei pazienti.
Lo studio si basa su un’approfondita analisi scientifica e sul contributo di cinque gruppi di lavoro composti da pazienti, operatori sanitari, rappresentanti di ospedali, sviluppatori di IA ed esperti di regolamentazione. Ne è scaturito un rapporto di 241 pagine che fotografa la rapida crescita dell’interesse per l’IA sanitaria in Europa: dai 33 progetti di ricerca finanziati nel 2015 agli 85 del 2022, dai 6 brevetti registrati nel 2016 ai 122 previsti nel 2024, fino al forte aumento degli studi clinici basati su machine learning e IA. Nonostante le potenzialità, la ricerca della Commissione europea mette in evidenza diversi ostacoli. Sul piano tecnico e normativo pesano la mancanza di standard comuni per la gestione e l’interoperabilità dei dati, le difficoltà di coordinamento tra i diversi regolamenti (IA, protezione dei dati, spazio europeo dei dati sanitari) e le incertezze legali legate alla responsabilità per eventuali danni. Si aggiungono i problemi economici legati agli alti costi di implementazione e all’assenza di meccanismi chiari di rimborso, oltre alle barriere sociali e culturali: sia medici sia pazienti nutrono ancora dubbi sull’affidabilità delle decisioni supportate dall’IA e temono un indebolimento della relazione medico-paziente, anche a causa di un livello non sempre adeguato di alfabetizzazione digitale.
Per superare queste criticità, lo studio della Commissione propone alcune linee di azione prioritarie: definire standard comuni per la governance dei dati e garantire interoperabilità a livello europeo; creare centri di eccellenza sull’IA in sanità, capaci di attrarre talenti, formare professionisti e promuovere la collaborazione; rafforzare i finanziamenti e prevedere strumenti mirati di sostegno economico; introdurre sistemi di valutazione e monitoraggio continuo delle soluzioni di IA attraverso test locali e laboratori dedicati; istituire un catalogo europeo di soluzioni digitali in sanità, con metriche, recensioni e risorse informative accessibili.
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Alessio D’Amato