Non conosco un solo europeo di destra, di sinistra, di sopra o di sotto che si senta rappresentato da Ursula von der Leyen. Senza scomodare Bismarck e Cavour (e poi De Gasperi, Schumann, Adenauer) siamo pur sempre il continente che nell’ultimo mezzo secolo ha espresso Kohl, Mitterrand, la stessa Merkel.
Statisti, ma prima ancora persone con un certo senso di sé e della Storia. Per non dire di Draghi, che fu capace di ergersi orgogliosamente contro gli speculatori americani in difesa dell’euro. Adesso siamo passati da Whatever it takes a Come è umano lei. Rutte ha trasformato la poltrona di segretario generale della Nato nel puff di Fracchia, con Trump nei panni del burbero capufficio. Quanto alla von der Leyen, per restare alla mitologia fantozziana, le starebbero a pennello i panni della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, tipico esempio di personalità inadeguata al ruolo.
Come ha fatto implacabilmente notare Ferruccio de Bortoli, non soltanto sui dazi Ursula Vien dal Mare ha accettato da Trump condizioni inaccettabili, ma si è lasciata umiliare fin dalla scelta del luogo dell’incontro: non la Casa Bianca o una capitale europea, ma un resort del presidente americano, per di più in Gran Bretagna, cioè in una nazione che dall’Europa è addirittura uscita. Con tutti questi bulli in circolazione, urge trovare qualcuno che tuteli gli interessi del Vecchio (ma non defunto) Continente meglio della Serbelloni tedesca e del Fracchia olandese. A qualunque costo.
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29 luglio 2025, 06:53 – modifica il 29 luglio 2025 | 07:57
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