Introduzione di Luca Pessina
Report di Alessandro Elli, Andrea Intacchi, Carlo Paleari, Dario Onofrio e Stefano Protti
Fotografie di Benedetta Gaiani, Fabio Livoti, Pamela Mastrototaro e Simona Luchini

Il Metalitalia.com Festival 2025 si è chiuso con un risultato che resterà nei nostri annali: il primo doppio sold-out della nostra storia. Un traguardo che assume un significato ancora più speciale nell’anno in cui il portale festeggia il venticinquesimo anniversario dalla sua fondazione. Due giornate interamente esaurite non sono solo una vittoria organizzativa, ma il segnale tangibile di come il festival abbia consolidato negli anni una propria identità e un pubblico ampio e variegato.

Se è vero che il calendario di concerti e rassegne metal in Italia e in Europa non è mai stato così fitto, e che il costo della vita rende spesso complessa la scelta di quali eventi seguire, l’affluenza al Live Music Club di Trezzo sull’Adda ha superato ogni nostra aspettativa.
A colpire non è stata soltanto la massiccia presenza di affezionati, ma anche il numero sorprendentemente alto di volti nuovi. Tra il pubblico abbiamo infatti notato diversi spettatori stranieri e non pochi curiosi alla prima esperienza con il nostro evento: un dato che conferma come ci sia ancora margine di crescita e di come la manifestazione stia diventando nel suo piccolo un punto di riferimento per molti di voi.
In generale, notiamo sempre con piacere come la possibilità di entrare e uscire liberamente dal locale – senza dover rimanere ‘sequestrati’ per ore – sia molto apprezzata, contribuendo a un’esperienza più comoda e positiva per tutti.

Il riscontro è stato ulteriormente corroborato dall’ondata di complimenti ricevuti durante e dopo l’evento. Commenti che, al di là del valore simbolico, restituiscono la percezione di un lavoro apprezzato e riconosciuto tanto per la proposta musicale quanto per l’organizzazione. È un riconoscimento che apprezziamo enormemente e che rende giustizia all’impegno profuso da staff, collaboratori e volontari, a dimostrazione di come la formula perseguita negli ultimi anni stia funzionando. Una formula che ormai stabilmente ruota attorno a cartelloni tematici – dove a un headliner di richiamo affianchiamo band più di nicchia o emergenti, oltre a show speciali, cercando di creare un percorso coerente a livello stilistico e significativo per il pubblico – alla cura del dettaglio e a un rapporto prezzo/qualità che, senza falsa modestia, reputiamo raro in contesti di questo livello.

Naturalmente, non tutto è filato liscio: a pochi minuti dall’atteso concerto dei Dark Tranquillity, un blackout ha rischiato di compromettere il programma e gettare un’ombra sull’intera serata.
Sono stati momenti concitati, con un inevitabile brivido di apprensione, ma l’imprevisto è stato gestito con prontezza dallo staff del Live Club e superato con successo, consentendo allo show di svolgersi regolarmente. Un episodio che, a posteriori, aggiunge un pizzico di brivido a un’edizione comunque memorabile.

Un altro elemento che ha contribuito al successo complessivo è stato poi il warm-up del venerdì sera al Bloom di Mezzago, ormai considerabile parte integrante della proposta del festival. Anche quest’anno l’iniziativa ha raccolto un’ottima risposta, confermando che l’idea di prolungare l’esperienza con una serata introduttiva più raccolta rappresenta un valore aggiunto e un’occasione per accogliere al meglio il pubblico e per dare spazio sui nostri palchi ad altre interessanti realtà del nostro panorama.

Guardando al futuro, la linea è chiara: perseverare su questa strada, mantenendo fede a un modello che unisce professionalità e passione, per fare sì che il Metalitalia.com Festival continui a essere non soltanto un’estensione naturale di un sito che da venticinque anni racconta il metal in tutte le sue sfumature, ma anche un luogo di incontro e di condivisione, dove appassionati vecchi e nuovi possono ritrovarsi, riconoscersi e sentirsi parte di una comunità.

SABATO 27 SETTEMBRE

L’arduo compito di aprire l’edizione numero dodici del Metalitalia.com Festival spetta ai BEDSORE e, chi era presente potrà tranquillamente confermarlo, i ragazzi di Roma lo hanno fatto nel migliore dei modi: se qualcuno infatti era alla ricerca di un qualcosa di catalizzante, che andasse a stimolare interesse e attenzione, la band capitolina è riuscita sicuramente a soddisfare questo desiderio.
C’è del prog, c’è del death nella proposta dei quattro ragazzi romani (divenuti sei in sede live), ma non solo. Utilizzando un’ipotetica macchina del tempo sonora, i Bedsore hanno avuto la capacità di fiondarci nell’habitat prog italiano degli anni Settanta: qualcuno tra il pubblico cita i Goblin, qualcun altro fa il nome del Banco del Mutuo Soccorso, altri ancora, chiamando in causa il versante estremo della loro proposta, li paragonano ai Blood Incantation.
Abbinamenti tutti giustificati, perchè Jacopo Gianmaria Pepe e compagni, palesando la passione nei confronti delle avanguardie musicali, hanno cercato, come in studio così live, di coniugare passato e futuro, esprimendo di fatto il proprio mondo interiore; non è un caso che la desolazione/esortazione vocale declarata dallo stesso Pepe avvenga il lingua madre.
Tastiere e mellotron hanno premiato l’ultimo “Dreaming the Strife for Love”, il quale ha trovato modo di venire in proposto in alcuni frangenti in lunga suite che donato un atmosfera a suo modo spiazzante nella prima mezz’ora di festival. (Andrea Intacchi)

Il Live Club è già quasi a metà capienza quando gli IOTUNN fanno la loro prima apparizione sul palco. Tutti i dubbi che si potevano avere riguardo alla sostituzione di Jón Aldará con Bering Bryld degli Heidra vengono immediatamente spazzati via da “Mistland”, seconda traccia dell’ultima prova in studio “Kinship”.
Una band che dimostra, nonostante il minutaggio da secondo nome in apertura, di essersi già guadagnata una fanbase agguerrita anche nel nostro paese, stregando anche chi è più propenso a pogare e trasformando questi quaranta minuti di concerto in una specie di rituale collettivo. La canzone successiva, infatti, “Kinship Elegiac”, la prima del nuovo disco, cantata da moltissimi presenti specialmente nelle parti delle voci pulite, mentre è semplicemente spettacolare vedere suonare le chitarre dei fratelli Gräs e lo stranissimo basso brandito da Eskil Rask.
Chiude lo show “The Tower Of Cosmic Nihility”, dal primo e fortunato “Access All Worlds”: rivedremo sicuramente gli Iotunn in Italia, speriamo con uno show che gli consenta di suonare tanti dei loro meravigliosi pezzi! (Dario Onofrio)

Provenienti dal piccolo principato di Andorra, i PERSEFONE portano in giro da più di vent’anni il loro progressive death metal che, soprattutto agli inizi, si contraddistingueva per una formula decisamente originale.
La band si presenta con due brani dell’ultimo EP “Lingua Ignota: Part I” dello scorso anno, prima pubblicazione con la line-up che vede Daniel Rodriguez Flys alla voce, come per ribadire la forza della loro nuova identità, e si nota subito come, rispetto alla versione da studio, la complessità sia in parte accantonata a favore del groove: l’abilità del nuovo cantante nel dosare growl, scream e voce pulita è confermata anche su un palco e le strutture relativamente più snelle di questi pezzi più recenti ben si adattano ad un’interpretazione energica.
Il successivo blocco di canzoni è tratto da “Aathma” del 2017 e tra queste spiccano sicuramente i riff ed i blast-beat della lunga e schizofrenica “Stillness Is Timeless” e le atmosfere eteree della strumentale “Cosmic Walkers” mentre, in una sorta di salto temporale, per gli ultimi tre brani in scaletta si arriva a “Spiritual Migration”, probabilmente l’album più apprezzato degli andorrani, e la qualità di brani quali “The Great Reality” o “Flying Sea Dragons” – suonata con il chitarrista Filipe Baldaia in mezzo ad un circle pit chiamato a gran voce per festeggiare il suo compleanno – non può che fare la differenza. (Alessandro Elli)

Persefone – Metalitalia.com Festival 2025 – 27 settembre 2025 – foto Benedetta Gaiani

Gli EQUILIBRIUM rappresentano sicuramente una presenza insolita all’interno di una giornata caratterizzata da un bill più introspettivo, eppure Fabian Getto ed i suoi sodali riescono a conquistare un parterre ormai gremito, contagiando gli spettatori con melodie dal respiro epico (che non avrebbero stonato nella giornata domenicale del nostro festival) e con tastiere (qui purtroppo solo in versione preregistrata) sfacciatamente ammiccanti.
In attesa della pubblicazione di “Equinox”, a sei anni dal precedente “Renegades” (2019) e anticipato da una lunga serie di singoli, come è ormai è prassi, la band sfoggia sul palco un’allegria da Oktoberfest, con brani travolgenti come “Born To Be Epic” (un irresistibile singolo pop) e “Renegades – A Lost Generation”.
Uno show travolgente, in cui spicca il lavoro implacabile di Tuval Refaeli (alias Hati) dietro la batteria. (Stefano Protti)

Dopo nove anni di attività e quattro album, i MESSA continuano ad essere una band difficilmente decifrabile: il loro doom metal sembra cambiare coordinate disco dopo disco, assumendo connotati diversi, pur sempre a livelli qualitativi molto alti, e non è semplice inquadrare una produzione così mutevole e con la forte tendenza ad incorporare influenze non scontate.
“The Spin”, pubblicato lo scorso aprile, rientra in pieno in questo processo, assorbendo elementi tra il dark ed il gothic rock degli anni ’80, e, poiché la maggioranza dei pezzi proposti proviene da quell’album, inevitabilmente anche dal vivo i padovani assumono la medesima direzione: la prova di questa sera, infatti, vede le consuete sonorità doom rock affiancate da diversi episodi dalle tinte tenui e dalle atmosfere malinconiche.
Brani come “Fire On The Roof” o “Thicker Blood” sono costruiti su un’alternanza tra un dinamico hard rock e una calma elegante, esaltando quella che è l’essenza della band, ossia il contrasto tra la flebile vocalità di Sara e la ruspante attitudine blues di Alberto, vivace ma mai sopra le righe, che trova il suo apice negli arpeggi della splendida “The Dress”.
Tra le poche concessioni al passato spicca “Rubedo”, da “Close”, con la progressione centrale rimarcata da un caldo assolo, mentre le note delicate di “Immolation” rappresentano il momento più profondo.
I Messa calcano da anni i palchi europei più prestigiosi e la naturalezza con cui ripropongono davanti ad un pubblico le loro ricercate trame sonore è indice di questa maturità ormai acquisita: al netto di qualche imperfezione nel bilanciamento dei volumi nei primi minuti, problema risolto con estrema rapidità, i veneti ancora una volta dimostrano di aver compiuto il salto definitivo di qualità anche su di un palco. (Alessandro Elli)

Messa – Metalitalia.com Festival 2025 – 27 settembre 2025 – foto Benedetta Gaiani

Una delle tragedie della guerra, in ogni sua forma, è la spersonalizzazione. Tanto i soldati quanto le vittime diventano figure senza volto e senza nome, statistiche da macelleria, carne da cannone, linee rosse su un grafico di morte e inumanità. Non è un caso se – quando si vuole provare ad alzare la consapevolezza dell’immane tragedia della guerra nell’opinione pubblica – lo si fa provando a dare un volto e un nome a quelle migliaia di persone, per ricordarci che le loro vite importano, tanto quanto le nostre.
L’anonimato dei KANONENFIEBER, per quanto abbia una componente di marketing ben riconoscibile, conserva un valore simbolico forte e tutt’altro che scontato: i volti velati di nero dei musicisti, abbinati ai completi da soldati della Prima Guerra Mondiale, rappresentano infatti la perdita di identità, trasformandoli in ombre scure riconoscibili soltanto dal colore di una divisa.
Il leader Noise e la sua compagine di musicisti senza nome salgono sul palco aprendo le ostilità con una potentissima “Menschenmühle”. L’allestimento è semplice ma d’impatto, e la proposta della band ci catapulta immediatamente nel cuore della Grande Guerra: la musica dei Kanonenfieber è fiera, marziale, violenta nei suoi tratti black/death, ma al tempo stesso sorprendentemente melodica, integrandosi perfettamente nel contesto della prima giornata del festival.
Dopo i primi minuti incendiari, l’atmosfera cambia con “Der Füsilier I”, il primo brano in cui la componente teatrale del progetto si manifesta con maggiore evidenza. I Kanonenfieber appaiono sul palco in un paesaggio gelido, tremanti, mentre la neve artificiale fluttua sulla scena del Live Club. La musica esplode e Noise imbraccia una sorta di fucile/estintore, sparando nuvole di ghiaccio secco sulle prime file. In “Der Maulwurf”, invece, la band si presenta in canottiere bianche, sporca di terra e armata di vanghe, quasi a voler scavare centimetri di trincea per avanzare verso il nemico invisibile.
Ancora una manciata di brani e l’ora a disposizione dei Kanonenfieber si chiude con “Ausblutungsschlacht”, confermando le ottime impressioni nei confronti di una band in rapida crescita, forte di un concept curato, di una resa dal vivo notevole e di una discografia ancora ridotta, ma già sorprendentemente solida. (Carlo Paleari)

Kanonenfieber – Metalitalia Festival – Live Club – 27 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

I SOEN hanno suonato per la prima volta in Italia nel 2012, all’Alcatraz di Milano, di supporto ai Paradise Lost: tredici anni che, per chi ha assistito a quell’evento, sembrano un’eternità per quanto la formazione svedese è cambiata nel tempo. Quella sorta di supergruppo decisamente influenzato dai Tool e con l’ingombrante presenza di Steve Di Giorgio nella line-up si è trasformato in qualcosa di completamente differente, ha trovato una propria stabilità ed è ora una live band di tutto rispetto, che può pescare in un repertorio vasto e di qualità.
Questa sera i cinque si presentano sulle note di “Sincere” e la calorosa accoglienza del pubblico è un indice significativo di quanto gli scandinavi siano popolari tra gli appassionati di progressive rock, con Joel Ekelöf che sfoggia fin da subito tutto il suo carisma, circondato da musicisti di valore come l’ex Opeth Martin Lopez alla batteria, i due chitarristi Lars Enok Åhlund e Cody Lee Ford ed il bassista Stefan Stenberg, rientrato da poco nel gruppo dopo cinque anni di assenza.
Il disco più saccheggiato è ovviamente “Memorial”, quello in assoluto più basato sui riff, e questa attitudine marcatamente metal è evidente anche dal vivo, con brani del calibro di “Unbreakable” e la title-track suonati con particolare veemenza e caratterizzati da assoli notevoli, nonostante le ariose aperture melodiche.
Il momento più toccante è sicuramente l’esecuzione di “Lotus”, con tutti i presenti a cantare in coro, mentre la chiusura, anticipata di una decina di minuti probabilmente per qualche problema di Joel con la voce, è affidata a “Violence”.
I Soen hanno trovato un’invidiabile solidità nelle loro esibizioni dal vivo e lo show di questa sera ne è l’ennesima conferma. (Alessandro Elli)

Soen – Metalitalia Festival – Live Club – 27 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

 

È vero, un concerto dei DARK TRANQUILLITY in Italia di per sé non è un evento straordinario.
La band di Mikael Stanne suona regolarmente nel nostro Paese e può vantare il supporto e l’affetto di una nutrita schiera di ascoltatori. Eppure, questa data aveva più di un motivo per essere imperdibile: il primo è lo stato di grazia dei Dark Tranquillity, che nell’ultimo periodo stanno vivendo un momento particolarmente felice della propria carriera, sia in studio – come evidenziato dall’ottimo “Endtime Signals” – sia dal vivo, con concerti sempre coinvolgenti e curati. Il secondo e più importante, invece, è legato alla scelta della band di celebrare non uno, ma ben due classici della loro discografia: “Character” del 2005 e il seminale “The Gallery”, di cui ricorre il trentennale.
I Dark Tranquillity non sono una band che vive di nostalgia ed eravamo quindi curiosi di scoprire la forma scelta per questo inedito tour. Quello che ci siamo trovati davanti, quindi, è stato uno show perfettamente diviso in tre tronconi, ciascuno dedicato a una fase della storia degli svedesi. La prima parte, per chi – come chi scrive – ha conosciuto la band agli esordi, è stata la più potente ed emozionante.

Vedere l’allestimento e il backdrop rosso a tema “The Gallery” e assistere a un’apertura devastante con “Punish My Heaven” è una di quelle cose capaci di polverizzare la stanchezza delle ore precedenti con una scarica di pura adrenalina (già rinfocolata dal blackout avvenuto pochi minuti prima del concerto, fortunatamente risolto a tempo di record, come già raccontato nell’introduzione).
Sono cinque gli estratti di “The Gallery”, scelti con oculatezza ma osando anche più del previsto: così, da una parte, abbiamo un classico come “Lethe”, con l’introduzione riarrangiata e affidata alle tastiere di Martin Brändström; dall’altra, dei ripescaggi eccellenti come “The Dividing Line”, “Edenspring” e addirittura “The Emptiness From Which I Fed”, che Stanne definisce il suo brano preferito di “The Gallery”, ma che, a conti fatti, non era mai stato proposto dal vivo prima di quest’anno.
I Dark Tranquillity sono oggi una band molto diversa da quella del 1995, eppure la resa del concerto è eccellente in questa prima fase, con un recupero di quel suono tagliente e aggressivo che inevitabilmente si è un po’ perso con la maturità.

Un rapido cambio delle grafiche sul palco ed è il momento di celebrare invece “Character”. Anche qui la scelta cade su cinque canzoni, con pezzi da novanta come “The New Build”, “My Negation” e “Lost To Apathy”. Si percepisce come i dieci anni trascorsi da “The Gallery” abbiano fatto evolvere il sound dei Dark Tranquillity, con uno stile più rotondo e maturo, meno affilato degli esordi ma non per questo meno potente. D’altra parte, parliamo di un album, “Character”, che ha avuto un ruolo centrale nel percorso di maturazione degli svedesi e che, non a caso, resta uno dei più amati da chi ha seguito la band in tutta la sua carriera. Qui i Nostri appaiono totalmente a loro agio, e diventa sempre più evidente come tutti gli anni passati a macinare palchi su palchi in tutto il mondo li abbiano resi una macchina da concerti perfettamente oliata, capace di mantenere uno standard qualitativo sempre altissimo in ogni occasione.

La terza e ultima parte del concerto, infine, ci riporta su binari ben noti, con una selezione di canzoni più recenti che ci avvicinano molto di più alla tipica esperienza che si può vivere a un concerto tradizionale dei Dark Tranquillity. Canzoni come “Atoma” ed evergreen come “Terminus (Where Death Is Most Alive)” e “Misery’s Crown” funzionano sempre, e anche le composizioni più recenti, “Unforgivable” e (soprattutto) “Not Nothing”, si stanno rapidamente integrando nella scaletta dei Dark Tranquillity, candidandosi a diventare presto punti fermi.
Al termine dello show, Stanne e il resto della band ci appaiono visibilmente colpiti dal calore e dall’entusiasmo del pubblico, lasciandoci quella bella sensazione che si prova quando si ha la percezione di non aver semplicemente vissuto una serata qualunque all’interno di un tour, ma uno di quei momenti che si stampano a lungo nella memoria — del pubblico, senza dubbio, ma anche di musicisti di lunga esperienza. E con la soddisfazione di una prima serata sold-out, lasciamo il campo alla giornata dedicata alle eccellenze del power metal. (Carlo Paleari)

Dark Tranquillity – Metalitalia.com Festival 2025 – 27 settembre 2025 – foto Benedetta Gaiani

Guarda tutte le gallerie della prima giornata.

Guarda le foto dei meet & greet della prima giornata.

 

DOMENICA 28 SETTEMBRE

Per la giornata dedicata alle spade e ai sorrisoni, il compito di aprire le danze spetta agli SKELETOON. Sono le 13.30 precise quando la band ligure mette piede sul palco del Live Club: pronti, via ed è “Holding On” ad aprire il pomeriggio del festival.
La ricetta, per chi conosce un po’ il gruppo, è ben definita: divertimento e coinvolgimento. “Buon appetito a tutti“: saluta così il frontman Tomi Fooler, mentre incita una folla che, rispecchiando le numeriche del giorno precedente, fa già registrare una capienza importante.
Seguendo la filosofia godereccia e mattacchiona della nerd-voluzione, è il pezzo ‘techno-metal’ “2204” a far saltare la gente: “fate finta di essere ad un concerto di Gigi D’Ag” scherza lo stesso Fooler. Un settaggio di volumi già buono premia la performance del gruppo il quale riesce nell’immediato a creare il giusto mood, nonostante l’orario d’esibizione sicuramente non ordinario.
Giornata power da cima a fondo: un concetto ripetuto più volte dal cantante, ringraziando poi tutte le band che avrebbero suonato dopo di loro “dalle quali abbiamo rubato ad ognuna un membro che ci ha permesso di registrare i nostri album“.
Scatta quindi il tributo a “Ritorno al Futuro” con la carismatica “We Don’t Need Roads (The Great Scott Madness)” seguita a ruota da “The Truffle Shuffle Army: Bizardly Bizarre” per la quale, parole di Tomi, “avremmo voluto un ospite qui con noi, in quanto le donne lo vogliono e gli uomini vogliono essere lui“; ogni riferimento ad Alessandro Conti (cantante dei Twilight Force) è stato del tutto casuale.
A chiudere la prima mezz’ora del Metalitalia.com Festival parte II, ci pensa infine la titletrack dell’album “Nemesis”, certificando l’ottima prova degli SkeleToon, ormai marchio di fabbrica quando si è alla ricerca del genuino divertimento. (Andrea Intacchi).

Il secondo gruppo di giornata sono i MOONLIGHT HAZE, che da pochi mesi hanno dato alle stampe il loro quarto album “Beyond”. Lo spettacolo parte in modo suggestivo, con la sola Chiara Tricarico ad intonare l’intro dell’ultimo disco, prima che tutta la band salga sul palco per scaldare il pubblico con la rocciosa “Tame The Storm”, e prosegue in modo altrettanto convincente, grazie all’alternanza tra brani arrembanti ed altri più atmosferici.
Gli accenti folk di “Awakening”, uno degli episodi più efficaci della produzione recente, si contrappongono all’energia positiva di pezzi anthemici quali “D.N.A (Do Not Apologize)” o ripescaggi dal passato come “Till The End”, in una scaletta che non lascia un attimo di respiro: la risposta è calorosa, grazie ai ritornelli contagiosi cantati all’unisono, alla compattezza del gruppo, ad una proposta solida e variegata ed alla capacità della cantante di interagire con il già numeroso pubblico, come nel simpatico siparietto che precede “The Rabbit Of The Moon”.
“We’ll Be Free”, dal penultimo “Animus”, è la chiusura perfetta per quaranta minuti di musica suadente e trascinante al tempo stesso: gli applausi finali, tra laser e palloncini, sono decisamente meritati per il quintetto del Nordest, da diversi anni una delle realtà più interessanti del panorama symphonic/power metal europeo. (Alessandro Elli)

Moonlight Haze – Metalitalia Festival – Live Club – 28 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

Anche in questa seconda giornata di festival, nonostante siamo solo agli inizi, un Live Club che comincia già ad essere strapieno esulta quando sul palco salgono gli ANCIENT BARDS, per il loro ritorno sulle scene.
Gli antichi bardi, con una line-up ormai storicamente fissa – salvo la novità dell’assenza di Martino Garattoni al basso (entrato nel 2018 nei Ne Obliviscaris) – scatenano le orde partendo subito con “Through My Veins”, da “Souless Child”, dimostrando subito una grinta che farà ballare e pogare il Live Club per tutta la durata del loro show; non si può infatti rimanere indifferenti quando una band tira fuori una prestazione di questo livello con una Sara Squadrani in formissima e pronta ad agitare le folle con i pezzi della scaletta.
C’è sicuramente tempo per suonare almeno un paio di pezzi dall’ultimo “Artifex”, come “Souldbound Symphony” , mentre per il resto si fa avanti e indietro nell’ottima discografia variegata del combo emiliano. Un vero e proprio assalto power metal, un pezzo dietro l’altro, sostenuti come sempre dalle tastiere di Daniele Mazza, mastermind della formazione.
L’apoteosi si ha ovviamente sui classici come “Across This Life”, mentre la chiusura dello show è affidata a “Unending”, sempre dall’ultima prova in studio: un live che dimostra come il power metal italico abbia ancora parecchio da dire e da fare, con una band perfettamente in armonia che torna sulle scene per spaccare! (Dario Onofrio)

L’hype cresce e le atmosfere si tingono di rosso. E’ questo il colore che accoglie on stage gli ELVENKING, sinonimo di power/folk ma soprattutto di garanzia e solidità.
Guidato da un euforico Davide ‘Damnagoras’ Moras, il sestetto pordenonese ha aperto i battenti con “Throes of Atonement” tratta dall’ottimo “Reader Of The Runes – Luna”, ultima release pubblicata dalla band friulana. Accoglienza calorosa da parte del pubblico, ulteriormente galvanizzato dalla successiva “Pagan Revolution”, uno dei brani più iconici degli Elvenking i quali non badano molto alle parole quanto alla sostanza, cercando di sfruttare al meglio il tempo a disposizione con le migliori cartucce da sparare.
La più ritmata “Silverseal”, il cui incedere a mo’ di marcetta ‘mette in riga’ gli astanti, anticipa “Moonbeam Stone Circle”, non così performante a dire il vero, con lo stesso Moras leggermente in difficoltà con le note più alte del pezzo. Poco male, ci pensa una superba “The Ghosting” a rimettere in bolla la situazione, confermando il buon tiro già ascoltato in studio anche in sede live.
La seconda parte dello show è dedicata ai brani storici: è la vecchia “Neverending Nights” ad aprire le file, calcando ancor di più la mano alla voce ‘carisma’, mettendo nuovamente in mostra l’ottimo connubio chitarre-violino, da sempre un must per la band italiana. Il crescendo emozionale è affidato a “The Divided Heart” e ovviamente a “Elvenlegions” contornata dall’intero pit intento a cantare con tanto di braccia alzate. Che gli Elvenking siano ormai una garanzia in sede live è assodato: il loro concerto al Metalitalia.com Festival non ha fatto altro che certificarlo. (Andrea Intacchi)

Elvenking – Metalitalia Festival – Live Club – 28 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

C’è moltissima attesa per il ritorno dei VISION DIVINE con Michele Luppi alla voce e Oleg Smirnoff alle tastiere: probabilmente una delle reunion più interessanti di quest’anno, grazie anche all’apporto di Matt Peruzzi, già nei Labyrinth, alla batteria.
Lasciamo da parte le note polemiche dell’ultimo anno e concentriamoci sullo show che è stato assolutamente devastante e dritto al punto, complice anche qualche problemino tecnico che ha visto la band tagliare un paio di pezzi, come ammesso dallo stesso Luppi.
Bando alle ciance: si comincia subito con “The Perfect Machine”, dall’omonimo album del 2006, che ci mostra una band in formissima e pronta a non fare prigionieri in un Live Club ormai pienissimo e vicino al sold-out.
È un tuffo nel passato per chiunque sia cresciuta o cresciuto ascoltando il power progressivo italiano: si passa subito a “Colours Of My World” e ad “Alpha & Omega”, facendoci capire che la scaletta sarà tutta incentrata su “The 25th Hour” e “Stream Of Consciousness”, oltre all’album omonimo della prima traccia suonata. Qualcuno azzarda anche un pogo qua e là: d’altronde, come si può stare fermi quando partono pezzi come “The Secret Of Life”?
Ineccepibili, come sempre, anche le performance del mastermind Olaf Thörsen e di Federico Puleri alle chitarre, così come quella di Andrea ‘Tower’ Torricini al basso: il sestetto si mostra determinato e compatto fino alla fine dello show, che non può che terminare con il classicone “La Vita Fugge”, capace di mandare in visibilio tutti gli appassionati di prog-power presenti.
Un concerto davvero eccellente, che ci proietta direttamente nel punto caldo della serata, con una band che sembra ancora quella che mosse i primi passi a inizio duemila. (Dario Onofrio)

Si possono dire tante cose dei TWILIGHT FORCE, fra i maggiori esponenti del power metal ‘da fiera del fumetto’, ma non si può negare che la formazione internazionale con Alessandro Conti alla voce sia in grado di sprigionare allegria e divertimento da tutti i pori, con il loro power sinfonico ultrapompato.
Guidati dalla voce narrante di Blackwald, dietro alle tastiere, gli svedesi condiscono uno show fra draghi gonfiabili e pizze sacre con una sana base di sinfonia, riff, assoli neoclassici e tanto umorismo.
Si comincia con la tamarrissima “Dawn Of The Dragonstar”, e non si scende mai di tono con le voci sdoppiate di Conti e Krysthara, che più volte si prende la scena in duetti o intere parti di brani. Scrivevamo appunto di draghi gonfiabili: ci viene richiesto, durante “Flight Of The Sapphire Dragon”, di far volare più in alto possibile un salvagente con la foggia della mitica bestia, mentre Bramley Underhall, la star di Youtube, dimostra tutta la sua maestria dietro alla chitarra, senza voler mai strafare ma lasciando ampio margine anche agli altri membri della band per prendersi la scena.
Questa nuova line-up dei Twilight Force dimostra insomma di saper tenere il pubblico in palmo di mano e farlo ballare anche nei momenti più buffi, come quando Conti deve mangiare i ‘sacri tarallini’ per riprendere fiato fra “Valley Of The Vale” e “To The Stars”, anche se il pubblico esplode quando partono le finali “Battle Of Arcane Might” e “The Power Of The Ancient Force”, quest’ultima dal debut della formazione.
Insomma: forse la band non sarà quella che salverà il power metal, ma sicuramente salverà i personaggi delle loro saghe fantasy e il divertimento smisurato grazie a una batteria martellante e a un combo di chitarre dalla potenza inarrivabile. Alla prossima quest! (Dario Onofrio)

Twilight Force – Metalitalia Festival – Live Club – 28 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

Fa un po’ impressione pensare che siano già passati venticinque anni dalla pubblicazione di “Dawn Of Victory”, il terzo eccellente album in studio dei Rhapsody. Da allora, come è noto, la band ha affrontato momenti turbolenti, che hanno portato prima ad una scissione e poi ad una completa rinascita, come RHAPSODY OF FIRE, grazie alla guida del leader e tastierista Alex Staropoli e alla solidità di un manipolo di musicisti di alto livello che hanno saputo portare avanti con coerenza il percorso della band. Questo difficile percorso di ricostruzione, però, è stato così efficace e di successo anche grazie all’arrivo di un fuoriclasse come Giacomo Voli, un cantante ed un frontman che ha saputo davvero dare la propria impronta personale alla band.
Tutto ciò appare subito evidente assistendo all’eccezionale concerto cha la band ha messo in piedi per celebrare lo storico album del 2000: sebbene sul palco fosse presente una formazione molto diversa da quella originale, nessuno dei presenti ha avuto mai la sensazione di avere a che fare con una fredda riproposizione del lavoro di altri; merito, evidentemente, di un percorso artistico coerente, che riesce a bilanciare il passato ed il presente della band con naturalezza.
Così la scaletta del concerto, pur concentrandosi – soprattutto sul finale – sui classici di “Dawn Of Victory”, concede anche molto spazio alla discografia più recente della band, con brani come “Challenge The Wind” o “Chains Of Destiny”, che vedono comunque una partecipazione entusiasta da parte del pubblico.
Giacomo si conferma un trascinatore, dialoga col pubblico, ringrazia a più riprese e si concede anche un bagno di folla, scendendo a cantare direttamente al centro del parterre, dopo aver allestito un circle pit da manuale.
“The Magic Of The Wizard’s Dream” è l’occasione per ricordare e celebrare il compianto Christopher Lee, mentre “Lux Triumphans” segna l’inizio dell’apoteosi con i migliori episodi di “Dawn Of Victory”, dalla title-track ad “Holy Thunderforce”, passando la trascinante “The Village Of Dwarves” o il recupero inaspettato di “Dargor, Shadowlord Of The Black Mountain”.
Al termine dello show, tanto il pubblico quanto la band stessa sembrano davvero felici, consapevoli di aver celebrato nel miglior modo possibile un capitolo importante della storia dei Rhapsody Of Fire. Giacomo, nel salutare la platea, ha già anticipato che ci saranno presto novità importanti per la band e altre occasioni per festeggiare insieme. Sicuramente non mancheremo. (Carlo Paleari)

Rhapsody Of Fire – Metalitalia.com Festival 2025 – 28 settembre 2025 – foto Benedetta Gaiani

Non poteva esserci chiusura migliore per il nostro festival, con gli STRATOVARIUS che si rendono protagonisti di un concerto eccellente sotto ogni punto di vista. L’allestimento del palco è molto semplice, senza maxischermi o visual, ma solo con un telo bianco drappeggiato, davanti al quale viene appeso il simbolo a stella della band.
Il concerto si apre alla grandissima con una potentissima “Forever Free”, seguita a ruota da “Eagleheart” e la cadenzata “The Kiss Of Judas”. Basta già questo trittico per rendersi conto del taglio scelto dagli Stratovarius per questo concerto, che vedrà la band sbilanciarsi molto più del solito verso il suo materiale classico, quello dell’’era Tolkki’ per intenderci.
La band, che – come ci racconta lo stesso Timo Kotipelto – è arrivata in Italia dopo una nottata di vicissitudini aeroportuali che hanno impedito loro di dormire, non si arrende alla stanchezza e, anzi, si lancia in uno show energico, potentissimo da un punto di vista strumentale e con una resa vocale di Kotipelto anche superiore a quello che abbiamo ascoltato in altre occasioni. Sentire il cantante affrontare materiale difficilissimo con questa efficacia (ed esperienza), alla bellezza di cinquantasei anni, è una cosa tutt’altro che scontata.
Il concerto prosegue in maniera eccellente, alternando episodi più recenti (“World On Fire”), classici senza tempo (come “Paradise” e “Black Diamond”), e qualche gradito ritorno, come lo strumentale “Holy Light”, con il chitarrista Matias Kupiainen sugli scudi, o l’epica “Eternity”, da quel capolavoro di “Episode”.
Il culmine della serata, però, arriva sul finale del set principale, con la riproposizione della lunga “Destiny”, una suite maestosa che rappresenta un po’ la chicca di questo tour e che ha mandato in visibilio i fan storici della band. Anche in questo caso la resa è ottimale, anche se nei passaggi più arditi abbiamo visto Kotipelto un po’ in difficoltà, cosa più che comprensibile vista la difficoltà delle parti vocali del brano.
La chiusura del concerto, con l’eccezione di “Unbreakable”, è un’altra carrellata di classici, dall’acustica “Forever”, cantata a squarciagola da tutti i presenti come da tradizione, passando per la devastante “Speed Of Light”, fino ad arrivare a quella “Hunting High And Low” che è diventata uno dei pezzi simbolo della band.
Con le luci del Live Club che si accendono sui volti soddisfatti del pubblico, raccogliamo solo entusiasmo e apprezzamenti nei commenti a caldo, segno di come gli Stratovarius stiano vivendo una fase particolarmente felice della loro carriera.
Da parte nostra, come dicevamo in apertura, non potevamo davvero chiedere di meglio e, mentre il sipario cala sulla dodicesima edizione del Metalitalia.com Festival, già non vediamo l’ora di rivedervi tutte e tutti il prossimo anno. (Carlo Paleari)

Stratovarius – Metalitalia Festival – Live Club – 28 settembre 2025 – foto Pamela Mastrototaro

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