Edoardo Marangon fotografo

«In Ucraina la guerra continua. Anche se i riflettori si sono spenti, le bombe e i droni continuano a uccidere», dice Edoardo Marangon, fotografo che da due anni fa avanti e indietro per documentare il procedere di una guerra che dura da 1322 giorni.

Ventisei anni, originario di Arsago Seprio vicino all’aeroporto di Malpensa, Marangon ha un’esperienza professionale come fotografo che è partita dai campi profughi e che poi, passando dal confine tra Polonia (al seguito di una missione umanitaria per rifugiati ucraini) è arrivata fino alla linea del fronte, in vari settori e al seguito di diversi reparti ucraini.
«Seguo il conflitto in Ucraina fin dai primi giorni. In questi anni ho costruito relazioni, maturato esperienza sul campo, affrontato ostacoli e corso rischi per garantire un racconto onesto e umano».

Il rumore delle esplosioni e il ronzio ossessivo e assassino dei droni li conosce bene: nel corso della missione dei mesi scorsi è ad esempio intervenuto a seguito di un bombardamento e insieme ai soccorritori è finito “braccato” per ore dai droni russi che si muovevano sopra gli edifici, secondo la tremenda tattica del “double tap”, regolarmente attuata dai russi (così come dagli israeliani a Gaza) per colpire operatori sanitari, giornalisti e vigili del fuoco e massimizzare i danni.

Chasiv Yar Edoardo Marangon Laboratorio artigianale di bombe per droni, retrovie del fronte di Chasiv Yarm estate 2024

Per Varesenews, insieme a giovani colleghi giornalisti, ha curato nell’estate 2024 una serie di reportage (qui la raccolta) che hanno raccontato la vita al fronte ma anche il trasformarsi della vita dei civili ucraini a seguito della guerra e della grande emigrazione che negli ultimi tre anni ha inciso pesantemente su una società già alle prese prima del conflitto con uno squilibrio demografico, anche di genere. Ha collaborato con ilPost e Atlante delle guerre e ha vinto il premio Eyeshot Open Call 2023.

natalità Ucraina Maternità dell’ospedale di Valky, dintorni di Kiev. Lo scatto fa parte di un articolo sugli squilibri demografici e la vita delle donne ucraine (qui)

Marangon ha trascorso molti mesi del 2025 in Ucraina, a febbraio e poi da aprile a Kharkiv («sono rientrato in Italia per pochi giorni a giugno»). Se la vita al fronte al seguito delle truppe è relativamente economica, non altrettanto lo è la vita nelle città a ridosso della prima linea. E a questo si aggiungono altre spese vive, alcune – letteralmente – vitali.

Per questo Marangon ha lanciato una raccolta fondi (la trovate qui) per proseguire il suo lavoro, per pagarsi  «carburante per spostarmi da una città all’altra, spesso in condizioni difficili e instabili», materiale tecnico e «un drone detector professionale, indispensabile per individuare droni in arrivo e mettermi al riparo».

«Il mio obiettivo è uno solo: raccontare la realtà, senza filtri. Dare voce a chi resiste, a chi sopravvive, a chi troppo spesso viene ignorato».