di
Valentina Baldisserri

Dietro la tragica vicenda del pensionato 71enne che si è tolto la vita durante lo sfratto c’è anche il dramma di chi, per lavoro, si trova a gestire situazioni estreme: «Per noi è una sofferenza avere di fronte persone che non sanno dove andranno. C’è chi urla, qualche collega è stato picchiato»

«Quando si parla di noi è quasi sempre in senso negativo. Come se il nostro lavoro fosse facile e noi degli esecutori cinici e senza cuore di provvedimenti di sfratto, ma non è così». Chi parla è un ufficiale giudiziario che di casi come quelli di Sesto San Giovanni (dove avrebbe dovuto eseguirsi uno sfratto a un uomo di 71 anni) ne vive a decine ogni giorno. «Ed è sempre un dramma, credetemi. In nessun caso si è felici di recarsi a casa di persone in difficiltà alle quali devi intimare di uscire immediatamente da quelle quattro mura. Anche per noi è una grande sofferenza trovarsi di fronte persone fragili, bambini, gente disperata che non sa dove andrà».

 A Sesto San Giovanni è finita male, l’uomo di 71 anni che doveva essere sfrattato, ha deciso di lanciarsi dalla finestra. «Non ce la faccio più» avrebbe scritto su un biglietto. Il pensionato, che per tutta la vita era stato portiere di un complesso industrale di Sesto,  era in difficoltà economiche da tempo, l’esecuzione di sfratto era già stata tentata e rimandata ben 6 volte. Una storia di grande solitudine. Il fratello e la sorella  chiamati dai carabinieri e arrivati sul luogo avrebbero affermato di non sapere nulla della condizione del loro familiare.



















































I  legali dei proprietari dell’abitazione e l’ufficiale giudiziario che seguivano i caso avevano cercato nei mesi scorsi di dare più tempo all’uomo per trovare una soluzione. Ma, alla fine, lo sfratto non poteva più essere rinviato e così la mattina del l’8 ottobre tutte le parti coinvolte sono arrivate al civico del 71enne, insieme anche a uomini delle forze dell’ordine (è una procedura normale) e sono saliti al sesto piano. Quando sono entrati la tragedia era già compiuta. L’uomo era morto. Ed è stato uno choc per tutti. «Il mio collega ha subito un contraccolpo emotivo notevole. Nella stessa giornata avrebbe dovuto eseguire altri sfratti, ma ovviamente non è stato più in grado di proseguire».  

Che quello dell’ufficiale giudiziario sia un lavoro davvero difficile, non ci sono dubbi. Perlopiù ti trovi davanti persone con situazioni debitorie cui notifichi non solo sfratti ma anche pignoramenti, decreti ingiuntivi, fallimenti. «È un lavoro anche pericoloso, perché non sai mai la reazione della persone  che avrai di fronte. Quando va bene ci urlano contro di tutto, ci insultano, se la prendono anche con noi per la loro situazione. Ma ci sono stati colleghi che sono stati picchiati, che se la sono vista brutta. Ecco, quando poi sentiamo certi programmi tv parlare di noi come dei nullafacenti che rinviano gli sfratti perché non hanno voglia di far nulla quando non siamo certo noi a decidere, ecco allora lì sale una rabbia...».  Tanto perché si sappia, per fare l’ufficiale giudiziario devi avere una laurea in giurispruendenza. Lo stipendio base d’ingresso? Dai 20 ai 30 mila euro l’anno. 


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8 ottobre 2025