Nell’epoca del selfie, quanti di noi amano andare nei luoghi d’arte e mettersi in posa accanto ad un dipinto famoso, ad un’opera iconica come si usa dire oggi. Ebbene: l’artista statunitense Jeff Koons – provocatorio, controverso e super quotato – gioca con quest’habitus e inserisce una bolla deformante in cui specchiarsi, dentro a dipinti che sono talmente riconoscibili da essere diventati pop nel senso di popolari (detto senza snobismo).
E’ il ciclo delle Gazing Balls, con le riproduzioni dell’Olimpia e della Colazione sull’erba di Manet, già all’epoca fonte di scandalo, o di opere di Gauguin e Rubens, o del Tradimento di Giuda di Giotto. I cerchi blu riflettenti sono un omaggio all’osservatore o una critica all’egocentrismo? Caratteristica dell’arte contemporanea è quella di suscitare domande e certamente le opere di Koons ne sono feconde. «Ormai il soggetto dell’arte è la persona che visita la mostra», ebbe a dire Koons una volta. Domande, meraviglia e stupore, li regala la sua personale allestita dal 4 ottobre a Fiorenzuola: “Ballons&Wonders”. Esposte anche opere di un’altra collezione dissacrante: “Antiquity”, dove l’arte classica è contaminata da elementi pop.
Koons, in pieno stile post–moderno, mescola sculture dell’arte greca e romana, riprodotte ad olio su una superficie piana, con disegni in lamina metallica dissacranti: ci sono tratti grafici che richiamano gli archetipi della nascita, del viaggio della vita, e de «L’origine del mondo», per citare l’omonima opera di Courbet conservata al Museo d’Orsay di Parigi. Sono inserimenti talora irriverenti, come la catena di popcorn che diventa il festone di un tempio greco. Nella serie, anche una scultura nata come prodotto in serie: una ballerina scovata in una fabbrica dismessa di ceramica russa che, inserita in una teca, si trasforma in opera ‘classica’ divenendo una musa del tempo presente.
La meraviglia in questa mostra è che le opere sono esposte in sale affrescate nel ‘700 da Bartolomeo Rusca con scene classiche, tratte da Le Metamorfosi di Ovidio. I tanti riferimenti dell’opera in sé si moltiplicano quindi grazie al dialogo con lo spazio espositivo, unico nel suo genere. L’esperienza della pop art è replicabile, ma è unica e irripetibile l’immersione in questa specifica personale dell’artista, che non a caso l’ha anche segnalata sul proprio sito ufficiale. E’ una mostra di un artista tra i più quotati al mondo, che il pubblico del territorio ha invece la possibilità di vedere in una città di medie dimensioni come Fiorenzuola.
«E’ un’operazione romantica, la mia, visto che io sono originario di questa città»: dice il curatore della mostra Luca Bravo, art consultant, nel giorno del vernissage, di fronte al folto pubblico e alle autorità intervenute. L’ultima sala è dedicata ai Ballons Animals, la serie più conosciuta di Koons: sono sculture di animali dai colori sgargianti in porcellana smaltata, che riprendono le forme dei palloncini. «I palloncini sono di per sé oggetti momentanei, qui resi dall’artista reliquie eterne», osserva Bravo. Il Rabbit, il famoso Ballon Dog posto al centro dell’ultima sala al centro di una suggestiva installazione, e lo Swan (il cigno) sono realizzati in superfici specchianti. Un ulteriore invito alla ‘riflessione’.