Riprendiamo una riflessione interessante e che fa discutere da Outer Line e la proponiamo ai lettori di Cyclinside. Riguarda il dominio del Campione del Mondo (ieri ancora vittorioso alla Tre Valli Varesine) che punta direttamente al Lombardia di sabato prossimo. Paragonarlo a Merckx, ormai, non sempre più un’esagerazione (e ha ancora parecchia storia da scrivere).

Tadej Pogacar continua a scrivere la storia del ciclismo, ma la sua supremazia solleva anche nuove domande sul futuro dello sport. La vittoria agli Europei su strada, ottenuta con un’altra lunga fuga solitaria, ha confermato la distanza che oggi separa il campione sloveno dal resto del gruppo. Remco Evenepoel è arrivato secondo, Jonas Vingegaard si è arreso a cento chilometri dal traguardo. Nemmeno le tattiche di squadra riescono più a contenerlo: anche quando viene isolato, Pogacar ribalta le situazioni a suo favore, imponendo il proprio ritmo fino a distruggerli.

tadej pogacarIl suo dominio, paragonato ormai a quello di Eddy Merckx, rappresenta una combinazione di forza, lucidità e capacità tattica mai vista da decenni. Ma questo potere assoluto sta iniziando a generare un effetto collaterale inatteso: un certo fastidio tra i tifosi. Durante l’ultimo weekend, Pogacar è stato fischiato e persino insultato. Secondo alcuni osservatori, nel pubblico si starebbe insinuando una forma di stanchezza verso la sua invincibilità.

Lui stesso avrebbe mostrato segnali di fatica psicologica, anche se i risultati non lo dimostrano. È il grande favorito per il Lombardia, che potrebbe regalargli la quinta vittoria consecutiva. Eppure, la domanda resta: uno sport dominato da un solo uomo può mantenere viva la passione?

All’orizzonte, intanto, spuntano nuovi nomi. Paul Seixas, 19 anni, e Isaac Del Toro, 21, hanno impressionato nelle ultime settimane con risultati che a quell’età superano persino quelli dello stesso Pogačar. Il loro talento precoce suggerisce che un cambio generazionale è in arrivo, anche se per ora il ciclismo resta saldamente sotto il controllo dello sloveno.

In definitiva, il ciclismo vive un paradosso: la sua stella più luminosa rischia di offuscare tutto il resto. Ma allo stesso tempo, nuove generazioni e nuovi modelli sportivi stanno tracciando una via d’uscita, verso un futuro più equilibrato e sostenibile.