Bologna, 29 luglio 2025 – Aleggia il silenzio, alla fine di via Francesco del Cossa, il giorno dopo il tentato femminicidio. Le tapparelle alle finestre dei palazzi sono quasi tutte abbassate e in pochi entrano o escono dai civici di fianco a quello della feroce aggressione. Dall’ingresso di casa della donna, invece, non proviene alcun suono o rumore. La quiete, dopo le grida strazianti. Dopo la paura e gli attimi di terrore che, domenica pomeriggio, hanno dipinto la piccola e stretta strada che si trova a una manciata di metri da via Battindarno, nel quartiere Santa Viola.

In mattinata, qualche vicino fa capolino dal portone e guarda le tracce di sangue che ancora macchiano l’asfalto, sia all’interno dello stabile sia all’esterno dell’edificio: scuote la testa, abbassa lo sguardo e si avvicina ad altri condomini. Che, a turno, fanno la stessa cosa. E tra di loro, come tra quei pochi che hanno il coraggio di parlare e di ripercorrere, con la mente e memoria, l’arrivo del 44enne, le botte e le coltellate inferte sulla ex, balena solo un unico pensiero: “Come sta?”, si chiedono, ripensando a quella donna che ora lotta tra la vita e la morte.

La maggior parte del vicinato la conosce solo di vista o di nome: “Siamo sconvolti”, racconta un residente con la voce rotta e le mani dietro la schiena: “Noi non la conosciamo molto bene – continua –, ma ora siamo tutti apprensivi come se la conoscessimo bene: ciò che è successo ci ha segnato tutti e siamo in ansia per le sue condizioni”.

Chi ha chiamato i soccorsi non pensa ad altro: “Abbiamo sentito le urla e lo strazio che la donna ha vissuto – confessa un vicino –. Ho chiamato i soccorsi e sono rimasto in casa. Non me la sento di parlarne”. Come lui, tanti altri si chiudono nel loro silenzio ripensando all’accaduto.

E sull’aggressore, alcuni residenti sono confusi: “Non sappiamo se fossero una coppia o si frequentassero e basta – dicono –. Ciò che è certo è che l’auto di lui è spesso parcheggiata qui. Ma non lo abbiamo mai incrociato, forse solo una volta. Di vista, ecco”. Quindi “è difficile anche per noi farci un’idea dei motivi della lite e soprattutto di così tanta rabbia”. Altri, invece, hanno visto il 44enne solo domenica. Quando i carabinieri lo hanno portato via: “Continuava a gridare che l’aveva ammazzata – ricorda una donna –. Non ha smesso di ripeterlo fin quando non lo hanno condotto in auto”.

A guardarlosembra anche una persona normale – continua la signora –. Ma tanto, alla fine, sono sempre i più insospettabili a compiere questi gesti. L’ha massacrata, non ci sono altre parole per definire ciò che le ha fatto”. L’ennesima notizia “in cui un uomo picchia e accoltella una donna – commenta un’altra residente –. Una persona legge le notizie, ma non pensa mai che la tragedia possa accadere nel civico di fianco a quello in cui abiti tu. Che un tentato femminicidio possa concretizzarsi sotto i tuoi occhi”.

Invece è successo e chi non era in casa in quel momento ha vissuto l’incubo dai racconti di chi era lì in quel momento e si è riversato per strada nella speranza di capire cosa stesse succedendo. “La stradina si è riempita di gente in un secondo e, allo stesso tempo, sono intervenuti i carabinieri – afferma un altro vicino –. Che sono stati velocissimi e non hanno perso tempo. Almeno l’uomo è stato preso”.

Nell’attesa di avere novità sulle condizioni della 50enne, ricoverata in fin di vita al Maggiore, tutti sperano nel miracolo: “Vorremmo poter riavvolgere il nastro e tornare indietro nel tempo – conclude un condomino in maniera sbrigativa –. Speriamo che torni a casa”. E per non dover registrare l’ennesimo femminicidio, è ciò che speriamo tutti.