In un presente dove a un programma AI per la recitazione viene data la forma di un’immaginaria giovane attrice aspirante diva, con tanto di nome, Tilly Norwood e profili sui social, torna nei cinema, con il terzo capitolo uno dei franchise action/fantascientifici/fantasy che ha iniziato a giocare conla realtà virtuale oltre 40 anni fa. A reimmergerci nel grid (il mondo parallelo dove vivono le creazioni di intelligenza artificiale, e non solo, dei protagonisti) che stavolta straborda più che mai nel mondo reale, è Tron: Ares di Joachim Ronning, con Jared Leto, Greta Lee, Evan Peters, Jodie Turner-Smith, Gillian Anderson e Jeff Bridges e una straordinaria colonna sonora realizzata dai Nine Inch Nails, (che già di candida agli Oscar), nelle sale dal 9 ottobre con Disney. La saga, nata con Tron di da Steven Lisberger. nel 1982, intorno al personaggio del visionario e geniale programmatore Kevin Flynn (Bridges, che continua a essere presente in un modo da scoprire), e poi ripartita con Tron: Legacy (2010), continua sul filone di figli, nipoti ed eredi degli originari protagonisti. Al centro stavolta c’è Ares (Leto),super programma di sicurezza in IA al quale è stata data la forma di un super soldato 100% sacrificabile, alla guida di una speciale squadra di suoi simili, fra i quali la luogotenente Athena (Turner-Smith, che crea un personaggio carismatico quanto implacabile). A firmare la creazione dei guerrieri artificiali è il brillante e fin troppo ambizioso Julian Dillinger (Peters), nipote del defunto Edward Dillinger (villain originale di Tron), nuovo ceo della società del nonno, e figlio dell’ex ceo Elisabeth (Anderson) .
Il sogno di lasciare un segno eterno con la sue creazioni, è però minato da una vulnerabilità: i suoi soldati si ‘disfano’ e spariscono dal mondo reale dopo 29 minuti. L’unica maniera per superare il’ difetto’ è trovare il mitico codice ‘permanence’ inventato e nascosto da Kevin Flynn, che permette alle creazioni in IA di esistere senza limiti nella realtà. A trovare però il ‘santo Graal digitale’ è la principale avversaria di Dillinger, Eve Kim (Greta Lee), alla guida della Encom creata da Flynn. Eve, che porta avanti il suo compito con fini ben più nobili di Dillinger e in omaggio alla sorella scomparsa prematuramente diventa il nuovo bersaglio della caccia, portata avanti, fra inseguimenti mozzafiato, colori fluo, led e e light cycle (le moto iconiche della saga) nel mondo reale da Ares e i suoi compagni. Un percorso che porta però il super soldato a confrontarsi col desiderio di diventare sempre più umano. Il norvegese, di casa anche a Hollywood, Ronning, già regista fra gli altri di Kon-tiki e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar. prova a unire, con risultati alterni, ai capisaldi del franchise una riflessione, più o meno marcata, sul lutto e il rapporto tra padri e figli e cosa ci renda umani. “Anche se la storia parla di un programma di IA che si ribella – ha spiegato il cineasta – non mi interessa particolarmente l’aspetto dell’IA all’interno della storia. Per me, ciò che conta è il viaggio di Ares e scoprire cosa significhi essere umani e cosa serva per esserlo. È questo il punto centrale, cercare di rispondere a queste domande”. Leto, da sempre grande fan della saga ha sottolineato che “Ares è sempre stato un personaggio difficile da affrontare. È fondamentalmente un’intelligenza artificiale. E la cosa davvero interessante è che molte delle idee e delle cose a cui abbiamo pensato negli ultimi nove anni si sono realizzate prima di quanto pensassimo. Il film è piuttosto attuale in questo senso. Esplora il futuro della tecnologia. È stato davvero interessante da vedere”.
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