Sabato l’iridato cerca un’altra impresa: “Evenepoel è fortissimo, ma non sarà un testa a testa: sarebbe riduttivo e poco rispettoso verso gli altri corridori. A 27 anni sento l’arrivo delle nuove generazioni: il nostro sport si sta evolvendo, sarà uno spettacolo”
Giornalista
9 ottobre – 08:57 – MILANO
Un’altra fatica, l’ultima per questa stagione, e poi sarà tempo di vacanze. Perché sempre di fatica si tratta, anche se Tadej Pogacar ha il super-potere di far sembrare facili cose tremendamente difficili. “Sono ancora motivato – rassicura -. Mi sento bene, e non vedo l’ora di correre sabato il Lombardia”, la sintesi del pensiero del campione del Mondo e d’Europa: proprio sul traguardo di Bergamo vinse per la prima volta il Monumento che chiude idealmente la stagione del grande ciclismo. Succedeva quattro anni fa: Tadej era già Pogacar – a quel punto aveva già conquistato due Tour de France vinti e la Liegi, solo per citare le gemme più preziose – ma allora non si poteva immaginare che avrebbe dominato il ciclismo nel modo in cui ha poi fatto, soprattutto nelle ultime due annate. E che promette di fare ancora per un po’…
Pogacar, torniamo però per un attimo alla Tre Valli Varesine: l’aveva pensata proprio così, per andare ottenere il suo successo numero 107?
“In realtà, no. Il nostro piano era di aspettare il giro finale e fare un buon ritmo prima, ma la Tudor di Julian Alaphilippe ha deciso di rendere dura la corsa molto presto. Del Toro e io, a quel punto, siamo partiti in salita ed è andata bene. Per noi era una ottima situazione, anche se sapevamo che nessuno avrebbe collaborato troppo con noi”.
Com’è nata poi quell’azione in discesa? Per lei era un po’ una novità…
“Appena ho visto che ero riuscito a prendere qualche metro di vantaggio, ho spinto a tutta. Sapevo che, anche se mi fossi spremuto e mi avessero ripreso, ci sarebbe poi stato Isaac (Del Toro, ndr) dietro per vincere, in una volata ristretta oppure da solo. Abbiamo colto l’attimo ed è andata bene”.
Una promessa mantenuta quella di tornare a Varese, dopo l’annullamento della scorsa edizione?
“Quanto è successo nel 2024 a causa del maltempo, per fortuna, capita molto raramente. Questa è una bella corsa, mi piace in tutti i suoi aspetti, e ci stava di inserirla tra il campionato europeo e il Lombardia come ultimo test agonistico prima di sabato. Ricordo che la prima volta che la disputai, quattro anni fa, mi ero divertito molto: provai ad andare in fuga a oltre 100 chilometri dall’arrivo (120; ndr) e arrivai sul podio, terzo (vinse De Marchi in volata su Formolo; ndr)”.
Per due volte di fila si è trovato durante le premiazioni con due ragazzi di 19 anni, nati nel 2006: il francese Paul Seixas terzo all’Europeo, il danese Albert Withen Philipsen secondo alla Tre Valli Varesine. Lei di anni ne ha 27: nel guardarli comincia a sentirsi vecchio?
Sorride. “Ehm, un po’ sì. È proprio quello che ho detto ad Alaphilippe nella zona dietro al podio. E chissà come si doveva sentire lui, che di anni ne ha 33, rispetto a noi…”.
Le nuove generazioni stanno arrivando?
“Sì, decisamente. Ed è naturale che accada. Seixas è andato forte tutto l’anno, è arrivato ottavo nella classifica finale del Delfinato dove c’era un altissimo livello di partecipanti. Whiten Philipsen aveva concluso decimo al Giro dell’Emilia. E ce ne sono diversi altri: il nostro sport si sta evolvendo. Credo che negli ultimi anni si stia vedendo parecchio spettacolo e sarà così anche in futuro”.
Una motivazione in più?
“Sì. Trovare e cercare di battere avversari nuovi è stimolante. Sono sicuro che in futuro mi daranno filo da torcere e dovrò cercare di essere sempre all’altezza della situazione. È un bene che sia così”.
Torniamo all’attualità: si sente pronto per il Lombardia?
“Sono pronto, sì. È vero che questa stagione è stata lunga e impegnativa, ma penso di essermi gestito al meglio e ormai è rimasto solamente un ultimo appuntamento. Il Lombardia è un grande obiettivo e sono molto motivato per fare bene. È una classica Monumento, una delle corse più importanti del calendario internazionale, sono fiducioso che le gambe saranno ancora buone”.
Chi pensa che possa impensierirla?
“Ritroverò innanzitutto Remco Evenepoel, che tra Mondiali ed Europei ha mostrato un livello altissimo. Ma non parto mai in una gara pensando che si tratterà di una sfida a due, è riduttivo e non sarebbe rispettoso nei confronti di tanti altri corridori”.
A proposito di stimoli-extra: vincere il quinto Lombardia di fila, come nessuno mai, lo è?
“Come sapete bene, io non sono troppo appassionato di numeri e di primati. Penso che già averne conquistati quattro consecutivamente sia qualcosa di grande, però sarò al via con la speranza e la voglia di ripetermi ancora una volta. Con la certezza di poter contare su una grande squadra attorno a me, e questo è già un ottimo punto di partenza”.
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