Credits Ciamillo-Castoria

Dopo la deludente seconda parte della passata stagione, conclusa con una gara 5 sottotono contro una Cantù che ha poi centrato il ritorno in LBA, la Fortitudo Bologna ha portato una vera e propria rivoluzione nel roster. Del gruppo della passata annata è rimasto soltanto il capitano Matteo Fantinelli, mentre sono arrivati giocatori di esperienza e solidità come Lee Moore, Paulius Sorokas, Riccardo Mazzola e Alvise Sarto, oltre a elementi chiamati a garantire profondità come Benvenuti, Della Rosa e Moretti. L’idea di Attilio Caja è chiara: costruire una squadra aggressiva, fondata su difesa, rimbalzi e applicazione tattica. In attesa di due importanti sfide in pochi giorni, prima a Milano contro l’Urania e poi quella attesissima al PalaDozza contro una VL Pesaro in crescita, le prime tre uscite di campionato hanno fotografato bene la fase di costruzione in cui si trova la Fortitudo.

Il debutto di Roseto ha messo subito in evidenza il rovescio della medaglia di un gruppo ancora poco rodato. La Effe è andata sotto di 17 punti nel primo quarto, mostrando scarsa concentrazione difensiva e concedendo troppo al tiro agli abruzzesi. Nonostante la buona reazione guidata da Moore (che ha mostrato grandi capacità di realizzare punti dal palleggio) e Mazzola (decisivo con la sua esperienza nel pitturato), la rimonta non si è completata: nel finale Roseto ha mantenuto lucidità, lasciando alla squadra di Caja più rimpianti che certezze.

La prima casalinga contro Scafati, però, ha raccontato un’altra storia. Dopo un primo tempo equilibrato, la Fortitudo ha alzato i giri del motore nella ripresa, dominando il terzo quarto (27-13) e chiudendo con un eloquente +30. La difesa ha finalmente dettato il ritmo, i rimbalzi hanno generato seconde opportunità e l’attacco ha trovato più protagonisti, con Sorokas in particolare che ha mostrato tutto il suo potenziale realizzativo ed il suo dominio sotto canestro. Un segnale incoraggiante per l’ambiente, che al PalaDozza ha ritrovato entusiasmo.

Contro la giovane e rampante Cividale invece è arrivata una vittoria figlia di una capacità di soffrire nei momenti critici unita a una spinta offensiva ben calibrata, soprattutto dall’arco. Non è stata una partita dominante in assoluto, ma una prestazione “agonistica”, dove contavano le scelte tattiche, la gestione emotiva e la precisione nei momenti chiave. Nonostante il vantaggio in doppia cifra accumulato dalla Effe (fino a +14 ad inizio terzo quarto) grazie alla mano calda di un Alvise Sarto in serata di grazia (30 punti con 7/10 totale dal campo), la Ueb si è riportata sotto, sapendo contrattaccare con triple e cambi ritmo e trovando nel Ferrari che non ti aspetti (Alessandro) l’arma decisiva. Nel finale punto a punto, è stata la tripla di tabella di Moore, per tre quarti della partita molto in ombra, a consegnare la vittoria ai padroni di casa facendo esplodere il Madison di Piazza Azzarita.

Dalle prime tre gare emerge l’identità che Caja vuole costruire: intensità difensiva, rotazioni corte ma affidabili, contributi distribuiti tra più giocatori. La capacità di reagire ai momenti difficili, vista anche nella sconfitta di Roseto, rappresenta una base importante per crescere. Restano però evidenti alcuni limiti: partenze lente, poca fluidità offensiva nei primi quarti, e qualche blackout di concentrazione nei finali punto a punto. Inoltre, dalla panchina ci si aspetta un impatto maggiore, soprattutto in termini di energia e presenza difensiva.

Quali sono dunque le prospettive stagionali di questa Fortitudo? Difficile dirlo adesso, ma sicuramente il progetto punta in alto. Con una stagione lunga e logorante, l’obiettivo minimo è un piazzamento playoff solido, ma la società e il pubblico sognano apertamente la promozione. Per riuscirci servirà continuità, crescita nella chimica di squadra e la capacità di non dipendere troppo dai singoli. Fantinelli resta il faro della regia, ma saranno probabilmente i già citati Moore, Sorokas e Mazzola a determinare le reali ambizioni del gruppo.
Per ora, la Fortitudo 2025-26 si presenta come una squadra a due facce: fragile quando abbassa la guardia, solida quando riesce a imporre la propria identità difensiva. Caja lo sa bene: la stagione è appena cominciata, ma il percorso verso i piani alti passa dalla capacità di trasformare le fiammate in continuità.