di
Monica Ricci Sargentini
Il cessate il fuoco, poi il ritiro delle truppe israeliane e uno scambio dei rapiti il 7 ottobre con quasi 2000 detenuti palestinesi
Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo nella notte tra mercoledì e giovedì sulla prima fase del piano di Trump per riportare la pace a Gaza dopo due anni di guerra. Questa fase include un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri palestinesi con ostaggi israeliani detenuti dal movimento islamista, il cui attacco a Israele il 7 ottobre 2023 ha scatenato la guerra.
Il piano in 20 punti presentato dal presidente degli Stati Uniti il 29 settembre prevede il disarmo finale di Hamas e il ritiro israeliano dal territorio.
Ecco cosa sappiamo finora sull’accordo, che dovrebbe essere formalmente firmato giovedì mattina in Egitto, dove lunedì sono iniziati i colloqui indiretti, mediati da quel paese, dagli Stati Uniti e dal Qatar.
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La prima fase
L’accordo tra le due parti in conflitto, annunciato per la prima volta da un «orgoglioso» Donald Trump, copre, secondo il Qatar, tutte le «disposizioni e i meccanismi per l’attuazione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, che porterà alla fine della guerra, al rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi e all’ingresso degli aiuti umanitari». Anche Hamas ha accettato questo accordo, che, a suo dire, «prevede la fine della guerra a Gaza». Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha indicato che avrebbe convocato il suo governo giovedì per approvare l’intesa.
Gli ostaggi
Le armi dovranno tacere alla firma dell’accordo. L’esercito israeliano ha dichiarato giovedì di prepararsi a ricevere gli ostaggi, ma anche ad affrontare «tutti gli scenari». Hamas rilascerà immediatamente tutti i 20 ostaggi vivi (dei 48 ancora a Gaza). Saranno scambiati con quasi 2.000 detenuti palestinesi: 250 che stanno scontando l’ergastolo e altri 1.700 detenuti dall’inizio della guerra. L’accordo prevede che lo scambio avverrà entro 72 ore dalla firma. Trump ha affermato di credere che tutti gli ostaggi, vivi e morti, saranno «tornati entro lunedì». «Con l’aiuto di Dio, li riporteremo tutti a casa», ha dichiarato Benjamin Netanyahu.
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Gli aiuti umanitari
Almeno 400 camion di aiuti umanitari entreranno nella Striscia di Gaza ogni giorno durante i primi cinque giorni del cessate il fuoco, e questo numero aumenterà nei giorni successivi. L’accordo prevede anche «il ritorno immediato degli sfollati dalla Striscia di Gaza meridionale a Gaza City e nel nord», ha aggiunto. L’esercito israeliano ha esortato la popolazione a non tentare di tornare in queste aree in questa fase. –
Ritiro delle truppe israeliane
Secondo Donald Trump, l’accordo raggiunto prevede che Israele «ritiri le sue truppe secondo la linea concordata» all’interno dell’enclave. Secondo un alto funzionario di Hamas, sono previsti «ritiri programmati» delle truppe israeliane. L’esercito israeliano ha annunciato l’avvio delle operazioni per dare attuazione all’intesa raggiunta.
«Seguendo le direttive del livello politico e in base alla valutazione della situazione, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno avviato i preparativi operativi in vista dell’attuazione dell’accordo – recita la nota diffusa dall’Idf – nell’ambito di questo processo, sono in corso i preparativi e un protocollo di combattimento per la prossima transizione verso linee di schieramento modificate. Le Idf continuano a essere schierate nell’area e pronte a qualsiasi sviluppo operativo».
In una dichiarazione, Hamas ha invitato «il presidente Trump (e) i paesi garanti dell’accordo (…) a costringere (Israele) a rispettare pienamente le scadenze e a non permettergli di sottrarsi o procrastinare nell’attuazione di quanto concordato». Gli Stati Uniti saranno «coinvolti» nel «mantenimento della pace» a Gaza, ha promesso Donald Trump a Fox News.
La seconda fase e i rischi
Non è ancora chiaro come verrà attuato il disarmo di Hamas, uno dei punti chiave del piano presentato da Trump a Washington. Un funzionario di Hamas ha affermato che i negoziati per la seconda fase del cessate il fuoco inizieranno «immediatamente» dopo la firma della prima fase dell’accordo.
Israele non ha rilasciato dichiarazioni in merito. Sarà anche da vedere come si attuerà il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e se sarà completo. L’accordo invece non prevede il rilascio dei detenuti palestinesi coinvolti nelle stragi del 7 ottobre né dei prigionieri più importanti di cui Hamas aveva chiesto il rilascio, come Marwan Barghouti, uno dei leader palestinesi più popolari. Israele considera Barghouti e gli altri come menti terroristiche che hanno assassinato civili israeliani e si è rifiutato di rilasciarli in precedenti scambi.
Molti palestinesi considerano le migliaia di prigionieri detenuti da Israele come prigionieri politici o combattenti per la libertà che resistono a decenni di occupazione militare. Israele teme che la storia si ripeta dopo aver rilasciato il leader di Hamas Yahya Sinwar in uno scambio del 2011. Il prigioniero, in carcere da lungo tempo, è stato uno dei principali artefici dell’attacco del 7 ottobre e ha guidato il gruppo militante prima di essere ucciso dalle forze israeliane a Gaza l’anno scorso.
9 ottobre 2025 ( modifica il 9 ottobre 2025 | 11:26)
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