di
Daniele Sparisci
Goggia racconta la svolta personale nella serie Red Bull «I’m coming home» pensando a Milano-Cortina. «Gli infortuni mi hanno reso molto più calma e matura»
«La volontà di essere un’atleta vincente, sempre al top, mi aveva portato a curare tutti i dettagli della performance sportiva ma mi ero dimenticata di Sofia, della ragazza, della giovane donna che ero ancora prima di essere atleta». Sofia Goggia racconta la svolta più intima, il mutamento avvenuto dopo il terribile infortunio del febbraio 2024 «quando ho rischiato di smettere per sempre con gli sci».
«Da ragazzina pensavano fossi arrogante»
La campionessa di discesa lo fa nel primo episodio della serie Red Bull «I’m Coming Home» (su canale Eurosport di YouTube), riferimento alle Olimpiadi in casa di Milano-Cortina. Altri protagonisti come Dominik Paris e Dorothea Wierer seguiranno nelle prossime puntate, Sofia è stata l’apripista. E lo ha fatto alla sua maniera, mai banale nel riavvolgere il filo dei 32 anni. Partendo da quando era bambina e sognava di «diventare campionessa olimpica». «Qualcuno pensava che fossi arrogante, ma era determinazione. Poi lo hanno capito quel fuoco che mi spronava a dare tutta me stessa. Ho vinto il triplo di quello che mi aspettassi, ma ho avuto anche una carriera difficile, segnata da tanti infortuni che ti forgiano il carattere».
«Mia mamma diceva: meglio che studi invece di sciare»
È andata avanti con i sacrifici ma anche con la voglia di dimostrare di poter emergere nello sport, lei figlia di un ingegnere e di un’insegnante di lettere: «Mia mamma insisteva sull’aspetto della cultura. Senza non si va da nessuna parte, diceva, quindi è meglio che studi e non scii. Forse anche la contrapposizione, il fatto di volerle dimostrare che si sbagliava, perché ciò che mi rendeva felice era proprio sciare, mi ha spronata a dare ancora di più di quello che probabilmente avevo».
«Prima non vedevo i limiti».
Anni di sfide alla ricerca del limite, a volte anche oltre, «Only the brave» come slogan: «Ha pagato molto in quegli anni, ma adesso che sono più matura mi rendo con ho pagato quella spregiudicatezza quel prendermi dei rischi che io non vedevo nemmeno. E invece adesso sono in una fase dove sono più calma, sono più matura, tecnicamente scio meglio rispetto ai primi anni, però sono più pacata anche sotto l’aspetto emotivo, che è un aspetto su cui ho lavorato moltissimo con la mia psicoterapeuta. L’aspetto che fa la differenza è la calma emotiva che ha il cancelletto di partenza, il sentirsi giusto indipendentemente dal risultato che otterrai».
La laurea vicina
È un processo che Sofia ha elaborato nei mesi più, nel recupero dello scorso anno: «Mesi a pensare perché era capitato proprio a me quel tremendo infortunio, senza risposte. Ma poi ho capito che non serviva farsi domande, e mi sono concentrata sul ritrovare la grazia. Che sembra assurdo, ma in realtà mi ha liberato dai dubbi che mi torturavano. Oltre ad aver dato nove esami universitari, una roba allucinante: per la primavera prossima punto a fare la tesi (in scienze politiche alla Luiss a Roma ndr)».
Il futuro: «Ancora 2-3 anni»
Per quanto ancora Sofia continuerà a sciare? «Due o tre anni e poi vedremo cosa mi proporrà la vita. Ho molta fiducia sul mio futuro che sicuramente non sarà legato al mondo dello sci. Non mi vedo come allenatrice, sono una pessima insegnante. Però magari qualche ruolo all’interno del mondo dello sport vedremo, vedremo…». Prima però c’è Milano-Cortina, «I’m Coming Home».
9 ottobre 2025 ( modifica il 9 ottobre 2025 | 14:12)
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