Quanto è piacevole imbattersi in un film che parla di noi, dei rapporti umani e di come a volte i momenti più difficili possano trasformarsi in occasioni di crescita. Guardare questo drammatico su Netflix significa lasciarsi trasportare in un racconto che mescola emozione, malinconia e ironia.
Le interpretazioni di Paul Giamatti (“Le idi di Marzo”) e Da’Vine Joy Randolph (“Dolemite is my name”) sono talmente potenti da dare spessore a personaggi fragili e complessi, capaci di restare impressi a lungo nella memoria. L’attrice statunitense si è infatti aggiudicata anche Golden Globe e Oscar per la sua straordinaria interpretazione.
L’ambientazione anni ’70, poi, ricreata con cura in ogni dettaglio, aggiunge fascino e autenticità, mentre la trama tocca corde universali: la solitudine, il dolore, ma anche la possibilità di rinascere grazie a legami inattesi.
Si intitola “The Holdovers – Lezioni di vita”, una pellicola del 2023 diretta da Alexander Payne (e co-prodotta da Miramax), che torna al cinema con un’opera intima e malinconica, ambientata in un college nel New England. Questa opera segna la seconda collaborazione tra Payne e Giamatti, dopo “Sideways” (2004), considerato uno dei cult della filmografia del cineasta.
Il significato del titolo è presto detto: “Holdover” è il termine usato nei college americani per indicare gli studenti che rimangono a scuola durante le festività perché non hanno una famiglia che li ospiti o non possono tornare a casa. Infatti la narrazione prende l’avvio proprio con l’inizio delle vacanze natalizie.
Un professore di storia antica, uno studente ribelle e la cuoca della scuola, segnata dal lutto per il figlio caduto in Vietnam, restano forzatamente insieme nella struttura che intanto si è sfollata per il rientro a casa di tutti gli altri. Da questa convivenza forzata nasce un delicato racconto di solitudine, dolore e legami inattesi.
Storie di disperazione e di solitudine che si intrecciano in cerca di speranza. Un film, che trovi in streaming su Netflix, che ha conquistato il cuore del pubblico e i consensi della critica.
Valutazione positiva su Google dell’89%, su Rotten Tomatoes del 97% e su IMDb valutato con un punteggio di 7,9/10; “una commedia gentile, matura…una lezione magistrale di rivelazione graduale dei personaggi” e “un’ode malinconica al potere della connessione umana” tra le parole espresse dal The Guardian.
Paul Giamatti offre qui una delle sue interpretazioni più memorabili: cinico e sarcastico, ma capace di sorprendere con fragilità e ironia. Accanto a lui Da’Vine Joy Randolph, che dà voce al dolore di una madre con commovente autenticità, e il giovane Dominic Sessa, al suo debutto cinematografico (scoperto per caso nei casting organizzati direttamente nelle scuole della zona).
Dal punto di vista visivo, Payne ricrea con precisione l’atmosfera anni ’70: fotografia in 35 mm, scenografie e colonna sonora trasportano lo spettatore in un’epoca sospesa, lontana ma familiare. Non a caso le riprese si sono svolte nel tra antichi college e campus autentici, per restituire il senso di isolamento e il rigore invernale tipico del New England.
Lo stile registico resta sobrio, attento ai silenzi e alle sfumature emotive, senza mai scivolare nel sentimentalismo facile. La forza di questo drammatico su Netflix non sta nei colpi di scena, bensì nella profondità dei personaggi e nella capacità di restituire il senso di un tempo sospeso, fatto di piccole rivelazioni.
“The Holdovers” è un film che parla di umanità e imperfezione, capace di toccare corde universali. Un’opera che decisamente conferma Payne tra i grandi autori del cinema contemporaneo, che riesce a raccontare i rapporti umani con estrema delicatezza e intensità.