Duro e pericoloso essere cicloamatore in terra d’Abruzzo. Strade spesso sconnesse che ti costringono a pericolosi slalom improvvisi e fulminei tra le asperità per non cadere, segnaletica orizzontale spesso inesistente per i ciclisti, automobilisti che ti strombazzano e ti urlano epiteti ingiuriosi anche se tieni la destra, per non parlare delle rotatorie, attraversarle sono vere e proprie scommesse con la morte. Ti sembra di essere spesso invisibile di fronte alla indifferenza cafonesca e preconcetta di molti automobilisti che ti stringono verso il ciglio della strada in fase di sorpasso, alla faccia del metro e mezzo di distanza prevista dal codice della strada. Insomma, pedalare spesso ti pesa come una sventura, una colpa da espiare senza un perché, una sfida pericolosa alla sopravvivenza, a ogni uscita ti fai il segno di croce. Ti senti spesso un incomodo, un intralcio, un peso inutile per i tanti che si credono dei a quattro ruote e ti chiedi ogni volta il perché. Non voglio credere davvero che in questa terra «forte e gentile» manchi il rispetto, la comprensione, l’attenzione e un pizzico di senso civico nei confronti di chi pedala su un mezzo fragile e non protetto, in silenzio e senza inquinare, sventurato da strada non per sua colpa. Posso avere la speranza di sbagliarmi e di aver vissuto semplicemente un incubo sognando di uscire a fare un giro sulla mia bicicletta?Antonio Taraborrelli



















































9 ottobre 2025