Più regia pubblica, concorsi di progettazione, recupero degli edifici o appartamenti in disuso già “pronti” ma da sistemare e che il Comune avrebbe voluto vendere. Sono le correzioni in corsa al piano straordinario per la casa, quello approntato dall’ex assessore “tecnico” Guido Bardelli circa un anno fa per dare a Milano 10mila alloggi in 10 anni a canone calmierato (massimo 80 euro al mq all’anno, cioè circa 400 euro al mese per un alloggio da 60 mq). Correzioni necessarie perché i primi due avvisi per trovare operatori su 8 aree non hanno portato a risultati positivi: appena una risposta pienamente soddisfacente su 24.
Una sola risposta soddisfacente (su 24)
Il Comune, dopo avere individuato tutte le aree su cui si sarebbe agito, ha avviato due avvisi pubblici (uno per San Romanello, Palasharp, Demostene e Porto di Mare, uno per Bovisasca, Pitagora, Pompeo Leoni e Medici del Vascello) per testare la risposta del mercato. L’arrivo di 24 proposte era stato salutato con soddisfazione dall’assessore Emmanuel Conte (che ha ereditato la delega al piano casa), ma poi una sola di esse ha superato totalmente la fase dell’istruttoria, rispondendo a tutte le richieste del Comune.
Il primo bando: via Demostene
Intanto si procede dunque con un bando per via Demostene 10, zona Adriano, area per la quale è pervenuta l’unica risposta pienamente soddisfacente per il Comune. L’ha avanzata Teikos. Giovedì la giunta ha deliberato il bando, che sarà pronto entro fine ottobre per arrivare, presumibilmente, a maggio del 2026 con la stipula della convenzione. Il bando mira a individuare eventuali offerte migliorative rispetto a quella di Teikos sui due pilastri essenziali (80 euro al mq all’anno e 65% di quota calmierata) e/o su altre dotazioni, come il verde pubblico a disposizione della città alla fine dell’operazione.
La proposta di Teikos prevede 33 alloggi oltre a un’area verde pubblica di 1.500 mq e commercio e servizi di vicinato per 1.200 mq. L’area di via Demostene è già parzialmente edificata con uno “scheletro” di quello che avrebbe dovuto diventare uno studentato per l’Università della Bicocca da 141 posti letto. A un certo punto, l’ateneo ha rinunciato agli attesi fondi del Pnrr e lo scheletro è rimasto tale.
Palasharp: il concorso di progettazione
Per tutto il resto si procederà con alcuni correttivi, illustrati dall’assessore al bilancio Emmanuel Conte, che ha “ereditato” la delega sul piano casa. La seconda area su cui si agirà sarà quella dell’ex Palasharp a Lampugnano, lanciando anzitutto un concorso internazionale di progettazione (che verrà poi replicato per tutte le altre aree) per il disegno urbanistico, non solo delle case ma anche del quartiere, affinché sia inclusivo e vivibile. Gli operatori che parteciperanno al successivo bando per la realizzazione degli alloggi avranno a disposizione un piano economico-finanziario (comprensivo, stavolta, dei costi di bonifica, che il Comune avrà stabilito a priori) e un disegno urbano. Entrambi costituiranno la regia pubblica dell’operazione.
Il recupero dei “vuoti”: via Trivulzio
In parallelo, il Comune ha avviato un percorso per trovare i “vuoti” da riempire. Si tratta di valorizzare il patrimonio pubblico di proprietà del Comune (case popolari e non, senza distinzioni) già inserito nel Piano delle alienazioni. Edifici o alloggi che Palazzo Marino avrebbe venduto e che, invece, saranno destinati al piano casa. Si comincia con via Trivulzio 18, zona De Angeli. Chi ha buona memoria ricorderà che si trattava di una delle contropartite che Palazzo Marino, nel 2015, aveva offerto ai Cabassi in cambio della (ormai ex) sede del Leoncavallo in via Watteau, con l’obiettivo di “regolarizzare” il centro sociale. Sarà il primo immobile a essere tolto dal Piano delle vendite: verranno recuperati 12 appartamenti da destinare al piano casa e si potrà fare presto, da novembre o dicembre.
Alcune aree destinate a verde
Il recupero dei “vuoti” è una delle chiavi delle correzioni al piano casa. Oltre a rigenerare fette di territorio già “consumate”, il Comune potrà fare più in fratta perché non si tratta di costruire ex novo. In altre parole, pur nell’arco dei 10 anni, un certo stock di alloggi sarà a disposizione prima del previsto. Inoltre, il recupero dei “vuoti” consente anche di togliere dal piano casa cinque aree inizialmente previste, che saranno invece destinate a verde pubblico. Si tratta di via Betti/Cechov al Gallaratese, via Trevi a Dergano, piazzale Martesana a Gorla, via De Notaris a Ponte Nuovo (via Padova) e via Esterle (via Padova).
L’acquisto di abitazioni
Infine il Comune è intenzionato ad acquistare immobili di proprietà di altri enti pubblici in modo da destinarli a edilizia sociale, riattivando così un patrimonio residenziale oggi non utilizzato. Il primo avviso esplorativo, rivolto agli enti pubblici, sarà pubblicato entro fine anno. Palazzo Marino intende stanziare circa 20 milioni di euro per questa operazione.
L’operazione inizia con gli enti pubblici, tradizionalmente proprietari di un certo stock di case, ma potenzialmente potrebbe ampliarsi a tutti gli alloggi vuoti e non utilizzati in città, che si stima siano circa 100mila. Si tratta, anche in questo caso, di un cambio di paradigma: il Comune diventa acquirente di alloggi anziché venderli, come aveva fatto e cercato di fare finora.
Giustizia urbana
“Riafferimamo la forte regia pubblica del Comune sulle politiche abitative: non deleghiamo, ma guidiamo”, commenta Emmanuel Conte: “Milano ha bisogno di una strategia che orienti gli investimenti e costruisca valore sociale. Offrire alloggi in locazione a canone accessibile è una scelta di giustizia urbana: vogliamo dare stabilità a lavoratrici e lavoratori che contribuiscono ogni giorno alla vita della città”.
“Questo piano non riguarda solo la costruzione di case, ma una città più vivibile, inclusiva e sostenibile, fatta di spazi pubblici, verde e servizi di prossimità”, aggiunge l’assessore: “Vogliamo rigenerare quartieri e comunità, creare luoghi dove le persone possano riconoscersi, vivere relazioni, trovare opportunità. In una fase segnata da crisi e trasformazioni, investire nell’abitare sostenibile significa investire nella coesione sociale e nel futuro di Milano”.
Case popolari e accordo con tre Comuni
Non è finita, perché nella strategia per l’abitare accessibile ci sono anche altre due novità: la sempre maggiore valorizzazione delle case popolari (edilizia residenziale pubblica) con 6 milioni già destinati da MM a cui si aggiungono 21 milioni stanziati con la variazione di bilancio di luglio 2025 per recuperare 800 alloggi nel 2026 e altri 50 milioni per ristrutturare ulteriori 1.200 alloggi entro il 2027, portando a 2.500 il numero di alloggi popolari che saranno riqualificati nel triennio 2025/2027.
E da ultimo, il Comune di Milano ha avviato un progetto con i Comuni di Cologno Monzese, Gorgonzola e Gessate, sull’asse della Martesana, per recuperare aree dismesse da anni, in un’ottica di “area metropolitana”.