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Negli anni Cinquanta, a quasi trent’anni dall’uscita del romanzo datato 1925, Richard Brooks, che aveva già alle spalle titoli notevoli come Il seme della violenza e La gatta sul tetto che scotta, acquista i diritti e adatta Elmer Gantry di Sinclair Lewis, premio Nobel per la Letteratura nel 1930 ma personaggio complesso, critico contro il sistema capitalistico e contro il sistema in generale, tanto da rifiutare anche un premio Pulitzer. Vita complicata, che si chiuse a Roma negli anni Cinquanta tra i fumi dell’alcol. Comunque, Brooks acchiappò i diritti e ne fece un gran film, profetico e ricchissimo di sfumature, anche flanneryane, il che mi obbliga a vederlo e rivederlo e consigliarlo.
Siamo nel profondo Sud degli Stati Uniti negli anni Venti. Elmer Gantry, interpretato da un Burt Lancaster con un ciuffo a cui manca solo il dono della parola, esibisce un’abbronzatura perfetta e una gran dentatura bianchissima. È un gran cialtrone Elmer: di mestiere fa il venditore di aspirapolveri m…

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