di
Cesare Giuzzi e Alfio Sciacca

Garlasco, gli altri appunti trovati in casa

L’appunto è stato trovato sull’agenda dove i genitori di Sempio avrebbero annotato le cifre della (presunta) corruzione all’allora procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Quel «Venditti Gip archivia x 20. 30. €» sul quale il procuratore di Brescia Francesco Prete e la collega Claudia Moregola nei giorni scorsi hanno fondato il decreto di perquisizione nei confronti di Venditti, di due carabinieri e dei familiari di Sempio. Ma per gli investigatori che indagano sulla possibile combine delle indagini del 2017 su Garlasco, in quei fogli c’è un altro passaggio interessante. Quando, nella seconda pagina, si parla del Dna. In testa al manoscritto c’è una data: «4 febbraio 2016». Per gli inquirenti però è errata e sarebbe in realtà riferita al 2017, visto che nella primavera del 2016 non c’era alcuna indagine su Sempio. 

Il testo prosegue letterale (errori compresi): «Gip (Venditti) procuratore di Pavia. Se archivia l’indaggine dovrebbe mettere il nome del soggetto sulla archiviazione (Sempio Andrea) così non può essere indagato x lo stesso motivo il Dna». Per gli investigatori questo passaggio è particolarmente significativo perché appare come una «garanzia di blindatura» futura rispetto ad un accordo. Elementi al vaglio dei magistrati bresciani, degli investigatori della Gdf e dei carabinieri di Milano, che stanno analizzando tutto il materiale sequestrato due settimane fa.



















































Sotto la lente anche il comportamento dei due carabinieri (non indagati) sia per le intercettazioni non trascritte sia per la durata dell’incontro con Sempio al momento della notifica dell’avviso di interrogatorio. In un’annotazione degli inquirenti viene riportata come anomalia un’intercettazione in cui uno degli ex legali di Sempio parla con uno dei militari e gli chiede «che aria tira?». 

Per gli investigatori l’atto di notifica quel pomeriggio viene redatto «dopo più di un’ora dal termine della conversazione citata». Sarebbe «interessante» — scrivono — «comprendere» quali siano state «le “alcune domande”» di cui «il maresciallo» parlava in un’altra chiamata. Al centro dell’indagine anche la caccia agli atti di cui sarebbero entrati in possesso i difensori di Sempio nel 2017 e in quel momento coperti da segreto. L’istrionico avvocato Massimo Lovati, difensore del nuovo indagato, esperto di sogni, premonizioni e allusioni, ha detto in tv di aver ricevuto la relazione che indicava il Dna di Sempio da un giornalista, nel frattempo scomparso. Tesi che non convince gli inquirenti. Ma chi potrebbe aver dato ai legali di un indagato per omicidio atti in quel momento coperti dal segreto, rischiando un’accusa per favoreggiamento? Mistero. Lo storico legale della famiglia Poggi, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, era stato tirato in ballo dalla madre di Sempio in un’intervista andata in onda alle Iene. Nel servizio Daniela Ferrari ha parlato di documenti ricevuti da Tizzoni («Non so se gratis o a pagamento»). 

Il legale però ha querelato l’autore e nei giorni scorsi ha sentito la donna a indagini difensive a supporto del suo «non coinvolgimento» nella vicenda. Alle tante questioni aperte si aggiunge il futuro dell’avvocato Lovati. Dopo le parole in libertà dette a Fabrizio Corona dove ha implicitamente ammesso che una corruzione nel 2017 c’è stata. «Ero ubriaco», s’è giustificato il giorno dopo il legale. Ma ora Lovati teme che la famiglia Sempio possa revocargli il mandato. «Io non voglio lasciare, vedremo cosa faranno». 

10 ottobre 2025